Valutazione
Pregi
- La location, sicuramente d’atmosfera.
- Una cucina che non sbalordisce ma convince.
- Una carta dei vini degna di nota.
Difetti
- Il dessert non all’altezza del resto.
- Un servizio puntuale ma eccessivamente affettato nei modi.
Ragusa Ibla è un concentrato d’arte: barocca nelle vie, culinaria in tavola.
Passeggiando tra gli edifici, i monumenti e le chiese di gusto tardo barocco che l’hanno portata ad essere inserita dall’Unesco nella sua World Heritage List, ci si può imbattere in alcuni dei ristoranti più apprezzati e premiati dell’Isola.
Fra questi, senza dubbio, la Locanda Don Serafino.
Ricavato negli antichi magazzini adiacenti la Chiesa dei Miracoli, il ristorante dei fratelli La Rosa si presenta ricco di charme sia che si opti per le sale interne, scavate nella roccia, sia che, nel periodo estivo, si scelga la bella terrazza esterna.
L’accoglienza è garbata pur nel suo formalismo. La brigata di sala accompagna l’esperienza gastronomica con un servizio forse un po’ affettato ma comunque curato e puntuale.
La cucina è da oltre dieci anni nelle capaci mani di Vincenzo Candiano.
Chef autoctono, riservato, schivo, ad un tempo umile e fiero, non vanta particolari esperienze negli atelier dell’haute cuisine internazionale ma ha un curriculum fatto di impegno e dedizione assoluta.
Impegno e dedizione che gli hanno consentito di crescere, anno dopo anno, fino a diventare uno dei cuochi più apprezzati della regione e, di pari passo, di portare in alto il nome e la reputazione del ristorante, premiato con la prima stella nel 2008 e con la seconda nel 2013.
Il susseguirsi delle proposte racconta di una cucina con i piedi ben piantati in Trinacria: protagonisti gli ingredienti, gli aromi ed i profumi dell’Isola ed in particolare dell’altopiano ibleo. Un protagonismo che viene abilmente mediato dalla buona tecnica con la quale lo chef dona ai piatti quella modernità che li rende efficacemente sospesi tra tradizione ed innovazione.
E’ una cucina convincente quella di Candiano. Poche le concessioni ad inutili leziosità stilistiche e, sebbene non si raggiunga forse in nessuno dei passaggi una vera e propria estasi palatale, diversi sono i piatti ben concepiti e ben eseguiti.
Accattivanti, ad esempio, nella loro diversità, sia gli spaghetti neri con ricci, ricotta e seppia, sia i tortelli di pollo ruspante e fegatini, mentre le crudità di mare ed il tonno alalunga sono i testimoni più emblematici della grande attenzione riservata alla qualità degli ingredienti.
Il dessert presta invece il fianco a qualche riserva, restando un filo al di sotto della media, pur non compromettendo il risultato di un’esperienza che resta in ogni caso soddisfacente.
Interessante la cantina affidata alla supervisione del sommelier Antonio Currò, suggestiva sia per il cospicuo numero di etichette (oltre mille), sia per la pittoresca location che le ospita (e che merita una visita). Ricarichi in linea con il livello del ristorante.
Chi conosce ed ama questa affascinante parte della Sicilia, i suoi paesaggi, i suoi colori ed i suoi profumi, potrà facilmente riscontrare nei piatti della Locanda il forte legame dello chef con la sua terra d’origine. Chi ancora non la conosce farebbe bene a mettere in programma una visita quanto prima. Ne gioveranno lo spirito ed il palato.
In estate le affascinanti sale con le pareti in pietra lasciano il posto alla bella terrazza.
L’amuse-bouche è una sarda a beccafico con salsa di sedano: delicata ed equilibrata.
Crudità di mare: cannolicchio con uova di salmone e riccio di mare, sandwich di cernia, pancetta croccante e melone cantalupo, ricciola di fondale. Un inizio fresco e gradevole.
TartareLa bistecca alla tartara (conosciuta anche come carne alla tartara, steak tartare o più comunemente tartare) è un piatto a base di carne bovina o equina macinata o finemente tritata e consumata cruda. La ricetta prevede che dopo essere stata triturata la carne deve o marinare nel vino o in altri alcolici oppure viene aggiunto del succo di limone e... Leggi di asino con zabaione alla birra, crescioni e chips di carote e patate. Un buon passaggio.
Passatina leggera di fagioli “cosaruciari”, cozze affumicate e capesante: gusto delle capesante non pervenuto, prevaricante la nota fumé delle cozze mentre la passatina, a dispetto del nome, tanto leggera non sembra.
Spaghetti freschi neri con ricci, ricotta e seppia: un piatto incentrato sui contrasti. Di colori, di consistenze e di sapori. Strutturato ed equilibrato con la nota dolce/iodata dei ricci che resta persistente sul palato.
Tortelli di pollo ruspante biologico con sugo di fegatini al marsala e aria di limone: molto buona la pasta, tirata a dovere. Un piatto interessante con i fegatini protagonisti.
Tagliata di alalunga con soffice di melanzane alla brace, pesto di menta e semi di canapa con pomodori infornati: tonno tenero e saporito, interessante l’accostamento alla mousse di melanzana.
Quaglia farcita dei sapori dell’altopiano ibleo: tenera, dal gusto equilibrato. Centrata la cottura, ben calibrata la panatura alle erbe, gustosa la ratatouilleLa Ratatouille è un piatto tradizionale provenzale a base di verdura stufata. Il nome completo della pietanza, originaria di Nizza, è ratatouille niçoise. La parola ratatouille viene dall'occitano "ratatolha", simile al francese "touiller" che significa "rimestare". La ratatouille era originariamente un piatto per contadini poveri, preparato in estate con verdure fresche. L'originale ratatouille niçoise non conteneva le melanzane non essendo... Leggi di contorno.
Come predessert un Pesca Bellini: gioco di consistenze tra pesche fresche, mousse di pesche e gelo di pesche con biscotti alla lavanda.
Crème brûléeLa crème brûlée è un dessert a base di crema inglese (in questo caso tuorli, panna liquida e non latte, vaniglia e zucchero) cotta sormontata da una sfoglia croccante di caramello. Differisce dalla crema catalana per l'utilizzo in quest'ultima di latte intero e non di panna, ma anche per la tipologia di cottura: in forno a bagnomaria per la brûlée... Leggi alla carruba e semifreddo al pistacchio con gelato al caffè e salsa di yogurt di bufala. Un buon dessert che però non si fa ricordare.
La selezione di vini proposta in abbinamento:
Almerita BrutCon il termine "brut" si intende l'indicazione enologica che rivela la concentrazione zuccherina all’interno di un vino spumante. Nello specifico se contiene meno di 15 g/l di zucchero.... Leggi 2010 Tasca d’Almerita
Zahara 2013 Casa di Grazia
Grand Cru 2012 Tenuta Rapitalà
Amarone della Valpolicella 2004 Speri
Cielo d’Alcamo 2012 Tenuta Rapitalà
mi piacerebbe capire se 15/20 è poco per un 2 stelle Michelin oppure se 2 stelle Michelin sono troppe per un 15/20.
Domanda da porre al direttore della Michelin, non a noi. Nel nostro caso abbiamo trovato una buona cucina, corretta, che rispecchia la valutazione espressa