Siamo a pochi passi dalle Langhe e dalle sue meraviglie, in quel Roero in cui il vino simbolo è l’Arneis, un bianco piemontese nella terra dei rossi per antonomasia. E nel cuore di Priocca, in questo piccolo paese di poche anime, il “centro” è proprio questo ristorante storico, di nome e di fatto.
E’ infatti da molti decenni che la famiglia Cordero lo conduce, da quando rilevò la preesistente osteria nel 1956 con Pietro e Rita, a cui sono succeduti il figlio Enrico con la moglie Elide.
Il Centro è famoso per essere un’oasi sicura alla scoperta di un’ottima cucina tradizionale al giusto prezzo, basata sui migliori prodotti del territorio, garantendo golose sinergie costruite nel tempo grazie ai rapporti con alcuni artigiani locali e potendo così portare sempre in tavola grandi materie prime, diverse a seconda della stagione.
Le sale che compongono il ristorante portano la mente agli anni ‘70, a un’eleganza sobria e priva di ostentazione. Apparentemente sembra che qui il tempo si sia fermato, ma non è certamente così per la cucina di Elide Mollo, più viva e attuale che mai.
Cotture millimetriche, maniacale attenzione ai particolari come, per esempio, i commoventi “tajarin”, per i quali il numero di tuorli d’uovo per chilo di farina (sempre dai 30 ai 32) viene deciso di giorno in giorno a seconda del tempo e dell’umidità dell’aria, con una sfoglia tirata a mano a regola d’arte. Alla fine vengono tagliati sottilissimi a coltello e fatti asciugare per un giorno e mezzo prima di essere cotti: queste e mille altre piccole grandi attenzioni segnano la differenza tra una grande tavola di cucina tradizionale e uno dei tanti, troppi, locali mediocri che affollano la penisola.
Quello che forse colpisce ancora di più qui al Centro è proprio la piacevolezza dell’insieme, quel riuscito mix fra grande cucina di tradizione e incomparabile capacità di trasmettere la passione del proprio lavoro, a cominciare dalla comanda a voce (che per molti è un difetto, ma un menù scritto ha comunque fatto la sua comparsa) che viene qui vissuta come un momento di condivisione, un modo meno freddo di proporre quello che è stato preparato per l’occasione, e che piace molto ai clienti locali, restando uno dei vezzi più tipici di questo locale.
Dall’arrivo della stella e dalla sempre maggior influenza del figlio Giampiero, le presentazioni dei piatti sono state svecchiate e sensibilmente migliorate, alcune preparazioni alleggerite e attualizzate, sempre però con coerenza e lasciando immutata quella sensazione di “famiglia” che ha segnato il Centro e la sua lunga storia.
L’unico neo di questa splendida tavola sono i dolci, non ancora all’altezza, come capita in molti ristoranti italiani, della parte salata del menù.
Bella e fruibile la carta dei vini, con tutto il meglio del Piemonte e un’ottima rappresentanza anche del resto d’Italia.
Merita poi una visita la bellissima cantina, nella quale è possibile fare degustazioni e cene per un massimo di dieci persone e dove sono conservate a perfetta temperatura naturale tutte le perle che poi ritroviamo nella lista.
Insomma è difficile, per chi ama il Piemonte, non passare da queste parti per provare una delle massime espressioni del territorio offerta a prezzi da trattoria. Una solida certezza, un rifugio del gusto, da oltre cinquant’anni.
Il pane.
Il benvenuto della cucina: polenta taragna e toma.
Ottimo il trancio di baccalà con mousse alle castagne e valeriana.
I “capunet”: involtini di verza ripieni di carne di maiale accompagnati da purea di zucca.
Millefoglie di topinambour e salsa leggera di acciughe.
Tajarin al ragù semplicemente perfetti.
Pasta e fagioli con maltagliati fatti in casa.
Una grande finanziera.
Agnello, cavolo e mela.
Panna cotta al caffè.
Torta alle castagne e cachi.
La piccola pasticceria.
Un buon Barbaresco a tutto pasto.
2 Comments
Non ditemi che le cose sopra siano state mangiate da una persona sola…
No si tratta di un menù degustazione per due persone, i tre antipasti sono scelti dalla cucina per entrambi mentre primo, secondo e dolce sono liberamente scelti dalla carta