Valutazione
Pregi
- La bellissima vista sulle colline circostanti.
- La possibilità di soggiornare nel Relais.
Difetti
- Qualche piatto non all'altezza della bravura dello chef.
La Langa ha un fascino tutto particolare in ogni stagione, ma forse mai come in uno scorcio d’autunno, quando le giornate sono fredde e i profumi della vendemmia lasciano il posto a quelli della legna che arde nei camini scoppiettanti e le prime nevi imbiancano le colline rendendole uniche ed emozionanti. Il tratto che da Alba porta a Benevello tra curve e saliscendi, regala sensazioni che solo qui si possono vivere e l’attesa per arrivare alla meta non può che essere un momento importante dell’esperienza.
Il Relais Villa D’Amelia, ricavato nell’ottocentesca cascina Bonelli Bianchi, è un’antica residenza magistralmente ristrutturata, posta sul crinale di una collina tra boschi e noccioleti, con una magnifica vista che spazia dalla leggendaria Barolo fino al Monviso.
Questo luogo rappresenta un ottimo punto di partenza per scoprire un territorio magico, ricco di sapori e tradizione.
L’attento lavoro di restauro ha donato nuova vita alla costruzione originaria, mantenendone il fascino e lo stile, mentre gli arredi moderni ed eleganti fanno da contrappunto alla classicità tradizionale dell’edificio.
Il ristorante dal 2006 è affidato al pugliese Damiano Nigro.
Lo Chef ha cominciato la sua avventura culinaria tra i fornelli di Gualtiero Marchesi, prima alle Terrazze di Milano e poi all’Albereta a Erbusco.
In seguito ha lavorato per Michel RouxIl roux è una preparazione a base di burro e di farina, utilizzata per legare le grandi salse; viene cotta per uno o più minuti, a seconda che la si voglia bianca, bionda o bruna.... Leggi, Marco Pierre White, Alain Ducasse e sopratutto Enrico Crippa al Piazza Duomo, dove ha ricoperto la mansione di sous-chef, esperienza decisiva per il suo stile.
La sua cucina attinge alla tradizione culinaria piemontese, interpretandone i classici con uno spunto di creatività e grande attenzione alla ricerca delle materie prime, reperite personalmente presso piccoli produttori del territorio. Trae però anche ispirazione dai profumi e i sapori salmastri della vicina Liguria così come dalla sua terra d’origine, la Puglia.
Nella nostra visita abbiamo riscontrato due anime ben distinte e contrapposte, ma ugualmente armoniche: la prima, la più riuscita, è quella creativa, dove si nota la voglia di esprimersi dello chef, di liberarsi delle catene imposte da un territorio invadente, sulla falsariga già seguita, con risultati stratosferici da Enrico Crippa, confrontandosi con i suoi maestri, ma nello stesso tempo allontanandosi da essi, seguendo un percorso tutto suo con piatti concettualmente ben ideati e spesso magistralmente realizzati.
Fulgido esempio di tutto ciò il risotto, ben concepito e ancor meglio realizzato, il piccione cotto e contrappuntato alla perfezione, i divertenti dessert.
Questo lato della sua cucina ludico e modernista si scontra però con il dovere di interpretare la Langa, passaggio necessario e indispensabile quando si officia in un albergo di charme con una clientela cosmopolita, e qui lo chef sembra non possedere ancora del tutto quella spinta necessaria per trasformare piatti solo apparentemente semplici in piccoli capolavori di gusto.
Qualche problema l’abbiamo riscontrato nella classica battuta al coltello, tagliata troppo fine, tanto da farle perdere la necessaria texture e nei “tajarin” troppo asciutti e poco croccanti rispetto alle versioni migliori che si possono assaggiare nel circondario.
Giovane e ben motivata la brigata di sala che riesce, senza apparente fatica, nel non semplice compito di gestire il servizio sia del ristorante gourmet sia di quello “easy”, senza mai far mancare acqua, vino e pane in tavola e, ancor di maggior rilevanza, senza mai tralasciare la spiegazione di un piatto né tantomeno un sorriso.
Carta dei vini piuttosto ampia anche se non particolarmente profonda, con poche etichette frutto di scelta e ricerca personale e per lo più improntata al gusto e ai desiderata della clientela internazionale.
Il pane.
Il benvenuto della cucina: tortello ripieno di gamberi.
Battuta di “ FassonaIl Fassone è una razza bovina piemontese, molto pregiata. In Piemonte il fassone era profondamente legato alla vita e alle tradizioni contadine di molte comunità piemontesi grazie alla triplice attitudine della razza, in grado di fornire latte, carne e forza lavoro. La carne di questa razza di bovino è tenera e magra, certamente rinomata.... Leggi” piemontese con “sarset” e scaglie di Parmigiano e generosa grattata di tartufo.
Prosciutto cotto fatto in casa con peperoni in agrodolce.
Riso “Acquerello” mantecato con blu del Moncenisio, riduzione di Barolo, guancetta di maiale e bietoline: il miglior piatto della serata, cottura perfetta, idem la mantecatura, di alta scuola la riduzione al barolo ad apportare la necessaria spinta acida .
Tajarin burro e tartufo.
Piccione di “Greppi” arrosto con cavolo rosso e foie-gras: cottura millimetrica e golosissima la salsa al foie.
Agnello della Bisalta “Martini”, crocchette di patate e tartufo nero, gallinacci saltati in padella e bagna caudaLa bagna cauda è una preparazione tipica piemontese a base di acciughe e aglio. Una "salsa calda" che si tradizionalmente si serve accompagnata da verdure fresche e cotte. La Delegazione di Asti dell’Accademia Italiana della Cucina, in data 7 febbraio 2005, ha registrato una ricetta “da ritenersi la più affidabile e tramandabile”. Depositata a Costigliole d’Asti, per 12 persone contempla 12 teste di... Leggi: una buona versione con una cottura veramente “strong”.
Pre dessert.
Gnocchi di patata americana, gelatina di lime, croccantino allo zucchero Moscovado e semifreddo alla liquirizia: divertente e ben riuscito, dolce, acido, amaro, caldo freddo non manca davvero niente.
Meringa morbida al cioccolato del Venezuela, gelato alla zucca caramellata, tapiocaLa manioca (Manihot esculenta Crantz), anche nota come tapioca, cassava o yuca (da non confondere con la yucca, pianta succulenta dell'America centrale), è una pianta della famiglia delle Euphorbiaceae originaria del Sudamerica. Ha una radice tuberizzata commestibile, molto ricca in amido. La specie è coltivata in gran parte delle regioni tropicali e subtropicali del mondo. La radice viene preparata e... Leggi speziata e panna cotta al Rhum: più tradizionale, ma non meno riuscito questo omaggio all’autunno.
La piccola pasticceria.
Il buon Barolo di Flavio Roddolo da Monforte.