Recensione ristorante.
La tour Eiffeil e il Louvre, San Marco e il ponte dei Sospiri, San Pietro e il Colosseo, La Bodeguita del Medio ed El Floridita, chissà se Ernest Hemingway avrebbe immaginato che una sua frase potesse far diventare due locali le mete turistiche più visitate di Cuba.
el mi mojito…
Sì perché non si può lasciare L’Avana senza averci fatto visita, astemi o no anche i tour operator hanno fissato quali tappe obbligate i due famosi locali.
La quantità di turisti è impressionante e il conto per 2 Daiquiri equivale allo stipendio medio mensile di un Cubano.
Bisogna dire che la hierba buena rende il mojito un prodotto di terroir, più di quanto non lo sia il daiquiri, comunque ottimo.
L’avvento di Fidel Castro 51 anni or sono, spazzato via l’imperialismo di Batista e gli americani, con la sua politica socialista ha fermato il tempo, andare a Cuba è come tornare indietro di mezzo secolo.
Anche nei ristoranti: l’arredamento, le luci, la musica, il fumo dei sigari fanno vivere in un’epoca diversa dalla nostra.
Tra le cene ed i pranzi fatti a L’Avana non ci aspettavamo nulla di veramente interessante e così è stato, però abbiamo trovato una piccola soddisfazione in un posto certamente più frequentato dai turisti, che dai cubani.
Il ristorante prende il nome dall’uccello simbolo di Cuba ed è situato nel quartiere Vedado, placida distesa di villette costruite dagli statunitensi negli anni ruggenti precedenti la rivoluzione.. L’arredamento è in legno scuro ed i pavimenti riprendono decori dei primi del ’900, un elegante salottino all’ingresso accoglie il cliente per introdurlo all’atmosfera soffusa generata da pochi lampadari art-deco accesi tra le decine che fanno bella mostra di sè appesi al soffitto, tutti diversi uno dall’altro. Nelle vetrine si scorgono salsiere e pezzi di argenteria, candelabri ed altri cristalli Baccarat d’epoca, il piano a coda e la violinista ci riportano grazie a pezzi classici e di Frank Sinatra nelle atmosfere assaporate dai frequentatori abituali del tempo che fu.
Nella cantinetta scorgiamo qualche bottiglia di Champagne di grandi maison, sulla rastrelliera dei vini rossi oltre ai soliti cileni ed argentini, qualche spagnolo ed il nostro Tignanello conferma una selezione più attenta e varia della media.
Anche la proposta gastronomica criolla ha una sua identità seppur lieve che la distingue dalle altre esperienze habanere, ciò non toglie che la presentazione dei piatti a Cuba sia standardizzata su un livello decisamente basso.
Cominciamo con un cocktail pre-dinner Havana special ed una normale insalata mista da condire a piacere per rinfrescare il palato.
Seguono abbondanti piatti unici: discreto il maiale con cipolle, risultato forse il migliore mangiato sull’isola, accompagnato da riso pilaf e patatine fritte.
I cubani, stranamente mangiano preferibilmente carne che pesce e quindi decidiamo di prendere anche il pollo con salsa agli champignon, decisamente migliore rispetto al maiale e con una salsa inaspettatamente buona.
Per finire un tranquillo gelato alla fragola, caramello e biscottino che per i cubani è una vera leccornia.
Nel nostro tour abbiamo anche provato, senza soddisfazione, il ristorante gourmet dell’hotel sito a Cayo Ensenachos, l’unico a pagamento tra i 5 dell’albergo.
Certo la cucina non è fra le principali attrattive dell’isola, ma se per una sera volete sentirvi dentro un noir anni ’40, fate come i gangster italoamericani: caricate la vostra pupa su di una sfavillante Cadillac, una cena leggera a El Tocororo e concludete la serata fra le luci ed i costumi sfavillanti del Cabaret Tropicana o Parisien, l’effetto macchina del tempo sarà assicurato.
Salotto del Tocororo.
Pollo.
Insalata.
Maiale.
Dessert.
il pregio : Ambiente ed atmosfera.
il difetto : Cotture prolungate.
El Tocororo
Calle 18, esquina Avenida 3a.
Miramar,La Habana
Cuba
Prezzo medio: 15/20 euro
Visitato nel mese di Gennaio 2010
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Monica e Fabrizio Nobili
Hasta la recension ! Siempre!
23 Comments
A Cuba con la moglie? Massima trasgressione. Siete strani tanto qui dentro…
in effetti…senza coca e senza trans…
Che simpaticone questo Lapo..,
hai fatto un corso o sei proprio così?
Visto che sei in un sito che parla di cucina, perchè non ci dici la tua in merito?
I “piatti” fotografati fanno veramente ribrezzo.
Io avrei fatto assoluto digiuno per tutto il viaggio.
Giovanni
in effetti la mia morosa è tornata dimagrita di 2 kg in una settimana da Cuba..ho sempre pensato fosse dovuto ad un eccesso di attività fisica ma ora che vedo il cibo locale ci credo!!!
Io penso che per capire certe cose bisogna calarsi nella realtà locale e usare un pò d’ intelligenza , se no stiamocene a casa a farci delle pere di azoto . Viva Cuba che resiste !!!
Che coraggio ragazzi!
A cuba preferiscono la carne allevata all’aria aperta rispetto al pesce non allevato all’aria aperta.
Lagnese, aspettiamo una tua recensione con foto, poi giudichiamo noi.
Que viva Cuba siempre. Un drink alla Bodeguita me lo farei adesso. : )
a quelli che ci piace tanto Cuba (Franco il trattore, Nicola ecc..
dico: andate a viverci poi ne riparliamo (voglio vedere se lì stappate i gran cru’..)
C’ è di meglio nella vita , una birra lì per esempio
bbboni… state bboni ragazzi! 🙂
ho fatto fatica a riconoscere il pollo all’inizio (per rimanere IT) pareva la parte anteriore di un cochinillo di non più di tre kg…
trovo simpatico pubblicare anche ‘sti locali alternativi!!!
cmq Cuba con mogli o fidanzate è come andare da mc donalds e portarsi la schiscetta da casa… (Monica scherzoooooooo)
IO NON SON MAI STATO A CUBA, MA QUESTO E’ VERAMENTE IL MASSIMO CHE PUO’ OFFRIRE IN RISTORAZIONE?
CMQ SIA IN EFFETTI NON HO MAI SENTITO CHE QUALCUNO VADA A CUBA PER ….MANGIAR BENE.
Giorgio, non credo che nessuno vada a Cuba per mangiare bene, a Cuba mangiano per sopravvivere.
Noto invece che tra i lettori non ci sia un filo di ironia, questo mi sembra che vada a discapito della vs vita.
Se però volete una recensione cubana di un ristorante gourmet di un albergo a *****L con chef spagnolo la potrei mettere giù, le foto sono state fatte. Vi posso anticipare il voto che darei 9/20 (nove non diciannove).
Hasta la recensione, siempre!
Io non volevo farne una questione politica , almeno qui mi pare fuori luogo , ma intendevo che non si può prescindere il locale da quello che c’è fuori dalla porta e dalla storia del luogo , giustamente chi cerca u tre stelle non và a cuba , almeno per adesso , ma nella sua semplicità la cucina locale ha i suoi pregi . I polli sanno di pollo , la carne sarà dura ma sà di carne , le aragoste di contrabbando sono speciali . Il manico lascia a desiderare ma ormai tutti vogliono fare ducasse , anche nel Caribe
Non è questione di ironia.
Sono riflessioni.
Spesso non ci rendiamo conto che è solo grazie al tanto vituperato capitalismo che qui in Italia – come anche negli USA, ecc. – ci possiamo permettere di fare gli anticapitalisti radical chic che amano la cucina rivoluzionaria, sovversiva, antiborghese dei grandi chef avanguardisti.
Giovanni Lagnese
Caro Giovanni, penso francamente che a molti “grandi” cuochi avanguardisti o pseudoavanguardisti farebbe assai bene un prolungato soggiorno tra le amorevoli braccia di Fidel. E anche a parecchi “grandi” – o supposti tali – cuochi classici.
Fidel Castro pensa che la cucina sia un’arte, dà un’importanza enorme alla cucina e si reputa un grande e geniale cuoco. E guai, ovviamente, a contraddirlo.
Forse la cucina migliore a Cuba non si trova nei locali aperti al pubblico, ma nelle dimore dei pochi che comandano.
Tra le “amorevoli braccia di Fidel” – ossia “_nella_ cerchia” – probabilmente si vive bene. Il problema è se si è fuori dalla cerchia.
Io penso che la cucina come arte, al pari di tutto ciò che è nuovo e non ha finalità strettamente pratiche, possa svilupparsi solo in una società opulenta.
Se ci pensi bene, la cucina d’arte è una pratica ancora più sublime e “pura” della letteratura e della musica, giacché queste ultime soddisfano spesso esigenze… “un po’ pratiche”: esigenze psicologiche – qualcuno le chiama “spirituali” – dell’uomo. Ho sempre sostenuto che la letteratura sia roba da femminelle adolescenti in crisi sessuale! 😀 L’uomo che legge romanzi è tendenzialmente un insoddisfatto della realtà materiale. Se c’è una cosa che mi fa schifo è la narratività nell’arte.
Più si va avanti, per fortuna, più l’arte si allontana dai bisogni “terra terra” (l’esorcizzare, il confortare…). La cucina d’arte è forse la manifestazione più estrema e sublime di questa tendenza.
Giovanni Lagnese
Pardon:
non
“bisogni “terra terra””,
ma
“funzioni “terra terra””.
Giovanni
Non voglio fare troppo il difensore del capitalismo, però.
C’è anche il discorso sulla poundiana “usura”.
Diciamo che oggi le cose migliori si hanno proprio quando, in un contesto capitalista, si riesce ad andare al di là delle logiche strettamente capitalistiche.
Giovanni
Ho tanta fiducia nella realtà, nell’evoluzione, nelle leggi della materia: se ci hanno portato fin qui, possono portarci anche oltre. Verso traguardi più sublimi. Smentendo chi non crede nel Progresso.
Il prezzo è – così come è sempre stato – il dolore e la morte per i mediocri e le loro idee.
Non c’è nulla di più sublime della scena di una scimmia stupida che viene sbranata per via del suo insufficiente ingegno; mentre un’altra, più acuta, sopravvive.
Giovanni Lagnese
Ti amo, Realtà!
Giovanni
Io non parlavo di Cuba, politicamente parlando. Parlavo di un paese che reputo bellissimo e in alcuni dei suoi aspetti straordinario. La questione politica cubana è altro e non ho le competenze per discuterne ne qui ne altrove. Con uno che si firma Benito men che meno.
Concordo con le affermazioni del Cavallaro, lasciamo perdere le questioni politiche, non è il luogo adatto.
Noi ci ritorneremmo volentieri, il fascino di Cuba non ha eguali.
casomai però portatevi un paio di decine di piani di morbidezza. 🙂