La Pineta, Marina di Bibbona (LI) di Giovanni Gagliardi


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Recensione ristorante.
Un locale di grande fascino quello gestito da Luciano Zazzeri, che abbiamo avuto il piacere di visitare a pranzo in una ventosa giornata di dicembre. Fascino che aumenta esponenzialmente per chi, come noi, adora il mare d’inverno.
Uno spettacolo davvero emozionante quello di cui è possibile godere dagli ampi finestroni de La Pineta. Qui non si mangia semplicemente vicino al mare, ma si ha l’impressione di mangiare dentro il mare.

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Il locale, che potremmo definire per rendere l’idea una capanna-chic in riva al mare è contiguo ad uno stabilimento balneare sulla costa livornese, in località Marina di Bibbona. Nella sala, arredata in modo impeccabile ed in cui predominano il bianco e l’azzurro, dal lato opposto del mare si apre la bella cucina a vista da cui vedremo entrare ed uscire, in febbrile attività, il cuoco e anima del locale, Luciano Zazzeri.

Fascinosa barba bianca, eloquio gentile ed un passato fatto di barche e reti. Una vita trascorsa a mare, per il mare.
Una capanna-chic dicevamo. Servizio caldamente informale (che bravi i gemelli Vanni, Giovanni e Roberto!), patron che è facile vedere girare tra i tavoli per mostrare “da vicino” il pescato del giorno, ma anche profumo di Tuber Magnatum nell’aria per una clientela che è dettata anche dalla estrema vicinanza a Bolgheri. E quindi non sarà difficile qui incontrare i personaggi del vino italiano che “conta” con i loro ospiti italiani e stranieri.

Clientela per lo più abituale, quindi. Noi non lo eravamo, ma non ha fatto alcuna differenza. Qui tutti sono trattati allo stesso modo. Come in tutti i ristoranti sempre dovrebbe essere ma troppo spesso non è.

A tavola, è addirittura pleonastico sottolinearlo, il pesce impera. Fresco, anzi freschissimo e cucinato in maniera semplice e rispettosa. Cotture brevi, pochi ingredienti, buoni risultati.

Discreto il bocconcino offertoci con alice, pomodoro e cipolla rossa che però scontava un po’ l’eccessiva aggressività della cipolla per un inizio pasto.

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Quindi, un classico del locale, Straccetti di pasta fresca alle triglie, piatto indubbiamente ben eseguito, equilibrato, assai rustico nell’insieme.

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Buono anche il Riso ai frutti di mare, preparazione straclassica ma notoriamente di non facile realizzazione, qui in una delle migliori esecuzioni da noi provate per freschezza degli ingredienti, cottura del riso e amalgama complessivo.

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Davvero ottime le Bavette con calamaretti, su cui non abbiamo resistito e ci siamo fatti grattugiare un po’ di tartufo bianco che, non sembri strano, ha arricchito e completato la quadratura aromatica già notevole del piatto.

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Abbiamo proseguito con un altro classico e cioè il Cacciucco Pineta i cui ingredienti variano, ci ha confidato il Patron, secondo il mercato. A noi è toccato in sorte tra gli ingredienti anche il Pesce Spada che, onestamente, preferiamo mangiare ad altre latitudini ed in diverse preparazioni. Nulla da dire, comunque, sulla qualità della materia prima.

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Tra i dessert, interessante il semifreddo al croccante di pistacchio, più ordinario il Flan di cioccolato.

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In conclusione, una location assai fascinosa, un locale in cui si sta bene, e si gusta una buona cucina di pesce molto rispettosa della materia prima – assolutamente freschissima – e priva di errori di esecuzione.
Una sosta sicuramente da consigliare.

il pregio : …sembra davvero di mangiare in mezzo al mare.

il difetto : A locale pieno i tempi di attesa lievitano un pò.

La Pineta
Marina di Bibbona (LI)
Via dei Cavalleggeri Nord, 27
Tel. ( +39 ) 0586/600016
Chiusura settimanale : lunedì e martedì a pranzo
Prezzi: 70 euro v.e.

Visitato nel mese di Dicembre 2009

Visualizzazione ingrandita della mappa

Ad majora.
Giovanni Gagliardi

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17 Comments

  1. lamax61° ha detto:

    Mi convince poco la trifola(bianca poi!) sulle bavette con i calamaretti. Sarà!
    Saluti
    LAMAX61°

  2. Il Guardiano del Faro ha detto:

    Pesce e tartufo bianco è un abbinamento poco consueto in Italia, questo è vero, diversamente dalle abitudine francesi, che lo propongono con capesante, rombo, triglie ecc…
    Credo che la differenza la faccia l’utilizzo di una base cremosa, calda e grassa, che possa rialzare il profumo e dare un senso ad un piatto che diventerà sicuramente molto complesso.
    Un po’ come si diceva sulla rece dell’Ambroisie per il piatto proposto da Vizzari a Pacaud.

    • lamax61° ha detto:

      Personalmente sono più orientato ad assaporare in senso univoco: il tartufo/ i calamaretti. Mi sembra una forzatura “uccidere” la freschezza del calamaretto con la fragranza agliacea della regal trifola. Poi, se piace, uno può fare i blend che preferisce. Come giustamente dici tu Roberto, ci vuole una base cremosa-formaggiosa-pannosa-fondutosa calda per sprigionare tutto l’aromatico “bio-gas” e permetterne l’inalazione che è il modo migliore(haime effimero!) per gustare la trifola bianca.
      Trovo veramente orribile l’accostamento. IMHO
      Saluti
      LAMAX61°

  3. giovanni gagliardi ha detto:

    La freschezza del calamaretto non è stata assolutamente uccisa dal tuber che, come si vede chiaramente in foto è stato grattugiato in dose moderata. A mio giudizio ha arricchito il piatto – che resta “marino” – di un retrogusto assai interessante.
    E’ ovvio, ma non penso sia neanche il caso di sottolinearlo, che non sia questo il modo migliore per gustare il Magnatum. Ma non avevamo questa pretesa, nè io nè chi me lo ha offerto.

    Ad Majora

    • Antonio Scuteri ha detto:

      Ciao Giovanni.
      Innanzitutto condivido le tue valutazioni sulla Pineta (come spesso mi capita per le tue recensioni).

      Detto questo, per una bizzarra conicidenza di iperlink, leggo oggi un tuo giudizio negativo di più di un anno fa sugli spaghetti al quinto quarto d’astice e mozzarella di bufala proposti da Palazzo Petrucci

      A me invece quel piatto piace molto, e sai perché? Perché la mozzarella “a mio giudizio ha arricchito il piatto – che resta “marino” – di un retrogusto assai interessante”. 😀

      Un abbraccio

    • giovanni gagliardi ha detto:

      Caro Antonio, nella mia unica esperienza a Palazzo Petrucci tra le cose che non mi hanno convinto c’è proprio qualche abbinamento tra mozzarella di bufala e pesce (in più versioni).
      Sono un purista, non mi convince questo uso della mozzarella che in queste preparazioni (non potendo grondare latte e freschezza) gioca un ruolo da comprimario che proprio non le si addice.
      A me la mozzarella di bufala piace mangiarla solo assoluta, senza nulla (neanche pepe o olio). Trovo che abbia una tale pienezza di gusto, rotondità e grassezza che debba reggere la scena da sola. Sempre. Soprattutto a Napoli. Proporla come da Palazzo Petrucci mi sembra una inutile forzatura dettata dalla necessità di utilizzare elementi del territorio. In cucina sempre meglio il Fior di latte di Agerola o di Vico Equense. Ma vuoi mettere l’appeal (sui turisti soprattutto) della bufala?

      Ad Majora

  4. Presidente ha detto:

    Conosciamo e rispettiamo l’integralismo culinario di Max.

    • lamax61° ha detto:

      chiarissimo! Non è vero che disdegno completamente l’abbinamento. Mi sono appena fatto (sabato) una bel trancetto di cernia, con leggera purea di patate e porri e relativa piallatina di trifola (ultimo tartufino rimastomi)salsa al prosecco. Il mio integralismo scatta in presenza di materia prima freschissima, se di pregio e che non capita di mangiare (almeno al sottoscritto) tutti i giorni, come i calamaretti.
      Saluti
      LAMAX61°

  5. Giovanni Lagnese ha detto:

    Peccato però che la spiaggia sia brutta! 😉

    A proposito però dell’abbinamento di spiagge e “attrattive” gastronomiche, vorrei lanciare il seguente quesito…

    Quali sono i luoghi nel mondo che possono vantare, allo stesso tempo, spiagge da sogno – stile Maldive, Polinesia, ecc. – e locali di cucina di livello?
    Riguardo alla cucina di livello, intendo più precisamente la presenza di un mix gastronomicamente attrattivo dato dalla copresenza di due o più “rappresentati” delle seguenti categorie: 1) cucine da 16/20 in su; 2) cucine da 15/20 che abbiano un buon rapporto q/p; 3) trattorie da “tre cipolle”/”tre gamberi”; 4) locali di street food di altissima qualità (à la Gabriele Bonci, o tipo pizzeria La Fucina di Roma, ecc.).

    Giovanni

  6. fulvia legnazzi ha detto:

    Non l’ho assaggiato, ovviamente……. ma a me quel risotto così in piedi…mi fa un po’ venire la pelle d’oca……

  7. Lucien ha detto:

    Difatti non è un risotto, è riso..

    • giovanni gagliardi ha detto:

      Sembra banale ma è proprio così. E’ riso non risotto (come nel 99% dei risi alla pescatora).
      Comunque concordo l’aspetto lascia a desiderare. Il gusto però era di buon pesce. Assolutamente di buon pesce.

      Ad Majora

  8. giancarlo maffi ha detto:

    ci vado spesso da zazzeri. un’ oretta di viaggio dalla versilia e voilà. trovo il voto un po’ bassino. è anche vero che i piatti qui recensiti sono altri rispetto alle meravigliose SEPPIE NERE CON FILETTI DI TRIGLIE ALLA LIVORNESE e IL BOLLITO MISTO DI PESCE ,CROSTACEI E CALAMARI, con maionese casalinga e salsine varie.
    non so il tartufo di gagliardi, quello proposto a me due settimane fa è proprio quello della pineta dietro , cosa piuttosto strabiliante. un po’ salino mal non ci stà con i piatti di mare….
    sul riso son d’accordo , anche se nella carta sta scritto risotto. per me da 16/20 pieno.

  9. fulvia legnazzi ha detto:

    …Non volevo metterne in dubbio la bontà di quel riso….effettivamente anche una paella non si serve all’onda……

  10. angiolino ha detto:

    ogni tanto si cambia per provare qualcosa di diverso, ma l´unico ristorante nella zona che mi soddisfa in pieno dalla A all Z ed é proprio l´unico che riesco a consigliare con cuore perché non é il solo mangiar bene ma é sentirsi come a casa propria dove si passa una giornata o serata indimenticabile é “La Pineta” o meglio detto da LUCIANO.
    A me piace anche osservare e dalui ho trovato queste sensazioni: Cucina – Luciano cucina con amore e rispetto del prodotto, per me la sua particolaritá é l´eleganza nel combinare i sapori e mantenere ognuno al suo originale senza modificare gusto o confonderlo, usa prodotti di prima scelta che elabora con delicatezza. Il servizio – o sei un cliente conosciuto o nuovo non ffa differenza e questo l´apprezzo perché non é solo un segno di professionalitá ma anche il piacere di stare al publico (cosa che non si trova da pertutto). Se bevi una bottiglia di voino o di acqua é indifferente ti fanno sentire a tuo agio perché per loro sei un´ospite indipendentemente da cosa consumi, hai sempre l´impressione di essere qualcuno particolare.
    Forse il mio giudizio non é il piú importante, ma avere mandato amici o colleghi di lavoro anche dall´estero e tutti mi hanno detto la stessa cosa senza che io li abbia citati: siamo stati bene, abbiamo mangiato benissimo, ambiente caldo e non ti dispiace affatto aver speso quei soldi anzi appena capita l´occasione di essere nei paraggi é un dovere ritornarci per fare del bene a me stesso.

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