La miglior esperienza gastronomica del 2024
Siamo giunti all’ultimo appuntamento dell’anno, ormai consolidatosi nel tempo, al quale Passione Gourmet non può sottrarsi, per la gioia degli appassionati di classifiche e dei trionfatori che si apprestano a salutare l’anno che volge al termine.
Una classifica che rappresenta il culmine delle nostre esperienze più significative, frutto di un instancabile peregrinare nel mondo della gastronomia. Troverete cucina italiana, tavole europee e mondiali, volti noti e proposte innovative, cucine confortanti, avanguardistiche e puriste. Inoltre, abbiamo incluso alcuni ristoranti che, sebbene non ancora recensiti su questi schermi, hanno saputo conquistarci anche sul finale di questo 2024. Ecco quindi le nostre migliori esperienze gastronomiche dell’anno.
Orazio Vagnozzi
Cocina Hermanos Torres, Barcellona
Tra le tante eccellenti esperienze gastronomiche dell’anno spicca una cena a Cocina Hermanos Torres di Barcellona: un enorme open space con tre Chef’s table al centro, il personale di sala e quello di cucina che lavorano uniti e in armonia fornendo una sensazione non di disordine ma di un’organizzazione complessa, tipo quella di un’orchestra. Qui ciascuno suona il suo strumento su uno spartito ben costruito dai gemelli Torres, generando una melodia che si concretizza in piatti di grande effetto visivo e gustativo, come questo “Prima raccolta“: piselli del Maresme con salsa al prosciutto e pane raffermo “al pastor”.
Leonardo Casaleno
Sushi Meino, Tokyo
Prima di imbattermi in Mei Kogo, non avrei mai immaginato che un sushi di qualità suprema potesse essere preparato da una giovane donna, in un Paese intriso di inquietanti tabù. Mi piace riassumere l’intera esperienza con una parola: “grazia”. È l’emanazione di un’armonia interiore che avvolge e pervade l’animo del commensale ad ogni assaggio, frutto delle mani e del gesto di questa “shokunin”, tanto raffinata quanto innovativa nella sua arte. Mei ha saputo superare i pregiudizi di un settore tradizionalmente dominato dagli uomini, dimostrando tangibilmente che il talento, in qualunque ambito, trascende ogni genere.
Antonio Sgobba
Sacha, Madrid
Sacha, storica bottiglieria situata nella periferia nord di Madrid, quasi nascosta tra palazzoni costruiti nel dopoguerra, dove si fatica a trovare un tavolo se non ci si attrezza con molto anticipo. Seduti ai tavoli apparecchiati con candide tovaglie di lino, sarà Sacha, il proprietario stesso, a prendere tutte le ordinazioni e proporvi il meglio dei prodotti del mercato, siano essi di pesce o carne tutti ricercati con maniacalità. Memorabile il salpicon realizzato con l’astice cotto sulla brace.
Claudio Persichella
Kjolle, Lima
È sempre difficile selezionare la migliore esperienza fatta in un intero anno solare. L’assoluto è un concetto spesso difficile da identificare e tantomeno descrivere. Più facile individuare quello che è risultato più significativo in termini di emozioni che derivano da scoperta e conoscenza. Ecco, se il termine cultura all’interno della gastronomia ha pieno diritto di cittadinanza è anche per esperienze come il Kjolle di Pia Leon che attraverso il gusto, e che gusto, permettono di ampliare i propri orizzonti spaziando sull’enorme biodiversità di cui un paese come il Perù abbonda in modo sorprendente.
Giovanni Gagliardi
D’O, Cornaredo (MI)
Un luogo nel quale si respira aria buona, un clima sereno, e non è scontato che sia così soprattutto a certi livelli. Un grande menù, che è un ragionato crescendo, in cui si raggiunge il corretto equilibrio dei contrasti: dolce e salato, caldo e freddo, acido e grasso, morbido e croccante. Una cucina, quella del D’O, che guarda all’essenziale, in cui non c’è spazio per il superfluo o per “aggiunte decorative”. Il Regno di una classicità davvero modernissima.
Andrea Mucci
Bros’, Lecce
Un avamposto italiano intriso di tanta avanguardia (senza dimenticare le radici) e grande divertimento. Questa in estrema sintesi Bros’ e il mondo che lo circonda. La migliore esperienza di quest’anno, una conferma, ove ce ne fosse bisogno, un moto perpetuo, alimentato dal pensiero innovativo di Floriano Pellegrino e Isabella Potì, capaci di tradurre in bellezza e massima concentrazione di gusto, la materia prima del bel territorio salentino. Di gran livello.
Andrea Solari
La Rei Natura, Serralunga d’Alba
Impressionante la crescita di Michelangelo Mammoliti. Ciò che ancora mancava alla Madernassa, una certa mancanza di coraggio nella delineazione dei gusti, ha ora trovato a La Rei Natura una maturità, con risultati da questo punto di vista encomiabili. Un grande pranzo, che lascia addirittura intravedere del potenziale ancora inespresso.
Alessandra Vittoria Pegrassi
Sensorium, Milano
Entrare da Sensorium per l’esperienza che trae ispirazione dal rito cerimoniale dell’Ayahuasca – ovviamente senza nessun uso di sostanze psichedeliche – messa in scena dal fantasioso, poliedrico Chef-Patron Federico Rottigni, è stata non solo la mia migliore esperienza gastronomica del 2024, ma anche degli ultimi anni, per un crescendo di emozioni mozzafiato che hanno trovato il loro climax nel delizioso e super rassicurante Risolatte allestito con vaniglia Madagascar, kumquat, miele di castagno.
Carlo Nicolò
Glam, Venezia
La cucina di Ascani Donato al Glam è riflesso del suo background in continuo divenire. Piatti che a uno sguardo superficiale potrebbero apparire “crippiani” per l’uso magistrale del vegetale ma che, invece, presentano interessanti spunti di novità sia per le sue origini laziali che gli permettono di valorizzare il quinto quarto, non solo di carne, sia per l’aver innestato sapori più forti di quelli che ci si aspetterebbe in un ristorante di hotel normalmente votato a una maggiore rotondità. Un cuoco in gran forma, che gravita intorno all’universo di Bartolini col quale nei piatti ha ben poco in comune ma con il quale condivide la peculiare capacità di rendere intelligibile e comprensibile il fine dining… prerogativa di pochi talenti.
Claudio Marin
Arpège, Parigi
La miglior esperienza gastronomica di quest’anno è stata un pranzo all’Arpège, in cui Alain Passard ha dimostrato, una volta ancora, come i gesti e la sensibilità di un cuoco possano condurre a creazioni eterne, momenti di autentica poesia. Il secondo servizio della chimera pollo-anatra, servita con salsa al melone e cipolla al forno resterà indelebile nella memoria.
Danilo Giaffreda
Bros’, Lecce
Quel centro tavola con cui, alla fine, farai necking. Quelle pareti in tufo, scenografia scabra di liturgie laiche. Quella sala metronomo di braccia, gambe, mani e parole. Quei piatti indimenticabili: i cannolicchi miracolosamente ripieni; la bruschetta memoria bruciante di estati salentine; la boccata serica di “vongola e core de tonnu”; il vortice barocco di “timballu, piccione e mieru spuntu” (nella foto); il raviolo tromp l’oeil “de zuccaru e ananas”. Quella tavola magicamente sospesa tra invenzione e dannata realtà.
Davide Bertellini
Table Bruno Verjus, Parigi
Il ristorante di Bruno Verjus a Parigi è sicuramente una delle tavole più divertenti nel panorama del fine dining mondiale. Grande atmosfera, clima rilassato in un ambiente che invita a socializzare fra commensali. Cucina a vista lungo tutto il bancone con lo Chef direttore di orchestra. Grandi piatti realizzati con ingredienti davvero straordinari, come questo in foto: Cioccolato, capperi e caviale. Un’esperienza ultra luxury indimenticabile.
Eugenio Marini
Pascucci al Porticciolo, Fiumicino
La straordinarietà della coppia Melis-Pascucci sta nell’andare al di là di qualsiasi sovrastruttura o impronta stilistica. Due anime genuine che rispettano le “regole del gioco” senza farsi imbrigliare da uno spartito: alla tipica formalità del servizio si conferiscono quindi ‘toni’ più caldi, mentre alla cucina raffinata di mare un’essenza quasi ecumenica, di golosa immediatezza. In una domenica soleggiata di maggio, il pranzo dei pranzi è stato qui a Fiumicino, da Pascucci al Porticciolo, dove si incarna il puro senso della ristorazione: far star bene.
Fiorello Bianchi
Dina, Gussago
L’esperienza più spiazzante e intrigante è stata quella fatta con Alberto Gipponi, da Dina, con il percorso intitolato Cucina “Ragionale”: una cucina ragion-ata sui sughi, region-ale e relazion-ale, dove il sugo si erge a massimo protagonista, in totale assenza di pasta o di pane. Un menù monografico, molto profondo, che parte spingendo sul gusto, gioca volutamente sugli errori, coglie e esplode l’essenza della tradizione, costruisce linee armoniche che poi distrugge con sprazzi lancinanti, assoli dissonanti, sul rancido, amaro, dolcezza, piccantezza e sapidità estrema (come nella sua versione della Gricia, qui sotto).
Giampiero Prozzo
Piazzetta Milù, Castellammare di Stabia
Nel mondo dell’omologazione trovare nuovi percorsi, questo fa Maicol Izzo da Piazzetta Milù, con un menù degustazione unico. Un lungo percorso che percorre tempo e spazio. Suggestioni amplificate da forme, colori, impiattamenti che si rincorrono in apparenti illusioni ma che infine si risolvono nel gusto. Vette come le Caldarroste o i Tagliolini al tartufo quale assoluto di fungo. Il Peperone travestito da speck (in foto), la Zucca che contiene i suoi semi di riso e i dessert che spaziano tra zucchero e amaro. E poi si beve tanto bene.
Giacomo Bullo
Trattoria Peposo, Pietrasanta
È la famiglia Di Gregorio a scrivere una pagina fulgida tra i nostri assaggi del 2024. Il Peposo è riuscito a posizionarsi tra i locali del cuore, in poco, pochissimo tempo. Un desinar toscano ritrovato e consapevole all’ombra dei picchi delle Apuane, è quello sublimato dal cuoco Manuel di Gregorio. La curiosità che qui alberga stupisce ancor prima del cliente il cuoco stesso, su ciò che la materia nella sua diversità quotidiana è in grado di restituire. Il classico crostino con i fegatini diventa fegato di coniglio, una parte alla brace per raccontare millimetrico la verve arrostita della frattaglia, dall’altra fritta per preservarne l’imprescindibile morbidezza protetta dalla panatura. Il coup de theatre arriva nel condimento dell’insalata su cui poggia il quinto quarto. Di fatto con capperi e acciughe richiamando la preparazione di base per il paté. La risultanza è un distillato di golosità nella duplice cottura del fegato, abbinata all’elettrica croccantezza dell’insalata nel suo condimento. Giammai un crostino di fegatini ci regalò cotanta soddisfazione!
Gianpietro Miolato
Famiglia Rana, Oppeano
La mano di Francesco Sodano aumenta la diversificazione e i giochi palatali non banali su note acide e iodate, a tratti addirittura fermentate, proprie dell’estrazione natale dello stesso e della sua esperienza lavorativa, non dimenticando il punto di partenza del passato culinario veneto di Famiglia Rana, e onorando una tradizione pluridecennale che non scade, però, in immobilismi anacronistici.
Gianluca Montinaro
L’Ambroisie, Parigi
Varcare la soglia di L’Ambroisie, a Parigi, in Place des Vosges, significa entrare nella storia della più alta cucina francese. Ai fornelli, tutti i giorni, lo schivo Bernard Pacaud (tre stelle Michelin dal 1988), uno dei più grandi chef di Francia, forse il più grande, sublima gli insegnamenti dei suoi due maestri: la Mère Brazier e Claude Peyrot. Due nomi che sono mito. Mito che oggi lui stesso incarna, e che esprime in piatti senza tempo, come le regali Scaloppine di spigola su carciofi a lamelle e fondo ridotto al caviale Kristal o la superba Tourte au canard (in foto) eseguita secondo la ricetta di Fernand Point.
Gherardo Averoldi
Aponiente, El Puerto de Santa Maria
Una delle esperienze gastronomiche imprescindibili oggi presenti in Europa, quella di Aponiente. Ricerca e studio delle profondità marine senza compromessi ad opera di un cuoco che sta portando, con la forza delle proprie idee e il talento di una squadra perfetta in cucina come in sala, la cucina di mare verso un oltre ancora inesplorato.
Valerio de Cristofaro
Relais le Jardin, Roma
Al Relais Le Jardin di Roma, grazie all’ottimo Massimo Viglietti ed a tutto il personale di sala. La competenza della sala ed il suo savoir-faire ormai, purtroppo, d’altri tempi, di concerto con l’estro micidiale dello Chef ci hanno regalato una serata fuori dal comune. L’esperienza ha trovato la sua sublimazione nel gambero crudo, accompagnato dalla spuma di brie e da un piacevolissimo consommé.
Gianni Revello
Il Portico, Appiano Gentile
Dopo tanti anni e tanti ristoranti si capisce che l’arte, la verità della cucina, non la si trova saltabeccando dall’uno all’altro in cerca d’immaginarie novità (in realtà sempre lo stesso schema), la si trova nei cuochi di grande anima e grande tecnica esecutivo-espressiva. Pochi, e non seguono le mode (al massimo le anticipano). Presso Il Portico, Paolo Lopriore a cena fa un menù a 45 euro di tre portate (molto varie, articolate) di commovente impatto al pensiero.
Luca Turner
Burro Salato, Matera
Siamo a Matera. Luogo a dir poco unico nel suo centro vitale fatto non solo di Sassi ma della vita che nei secoli si è svolta lì intorno. Burro Salato è a pochi metri dal centro storico tout court e incarna il perfetto luogo per stare bene a tavola. Agostino ed Isabella ti accolgono e ti avvolgono. Tanto studio, tanta scuola, dovizia di particolari nel piatto e non solo. Una certa Francia, quella immediata e spontanea di crêpes e galettes che incontra l’ingrediente lucano dalla Salsiccia pezzente al peperone crusco. Non ci sono stelle non ci sono cappelli ma il palato ed i sensi più prossimi saranno appagati.
Leila Salimbeni
Ogata, Parigi
Un’esperienza che potrebbe sembrare a tratti frugale, se non fosse per la maniacale attenzione a ogni dettaglio a cominciare dalla materia che, qui, non è solo quella edibile. Quasi sempre nudi, i materiali parlano di estetica, intesa in senso filosofico: quella dell’architetto e designer d’interni Shinichiro Ogata e della sua sensibilità d’animo, che si riflette in un intero modus vivendi che abbraccia tè, cucina, artigianato e ospitalità. E tutto è coerente con questa estetica, a cominciare dai semplici gesti della brigata di cucina, per cui ogni piatto ha la dignità del grande piatto ivi compreso un monastico Udon servito con dashi fredda, in estate, da condire a proprio piacimento.
Appunto in agenda Bros' che mi sembra di vedere sia molto meritevole e poi Lecce mi stimola, sono invece stato al Peposo e la Rey Natura posso confermare anche se il secondo piuttosto caretto. Vi seguo con interesse. Buon anno 2025