Pipero

VALUTAZIONE

Cucina Moderna

16,5/20

PREGI
Sala tra le più ospitali (e scherzose) d’Italia.
DIFETTI
Guardando verso l’esterno con le tende aperte, l’eleganza e l’atmosfera degli interni potrebbero apparire decontestualizzate.

L’ineccepibile fusione tra sala e cucina

Quando si parla di Pipero, imperdibile meta dell’alta cucina romana, è opportuno porre dapprima l’accento sulla sala. Elegante nel suo minimalismo, istintiva ed empatica ma anche misurata e personale, in una concezione tailor made. Connotazioni concertate dal suo anfitrione oltre che quintessenza della romanità, Alessandro Pipero. Sarà impossibile, sia per il gourmand più navigato che per il palato più giovane in avvicinamento a cucine più evolute, non (ri)tornare per (ri)vivere “l’esperienzatout court, intendendo cioè la fusione tra l’elemento di cui in premessa e la cucina, firmata Ciro Scamardella. Matura, tecnica ed equilibrata, per un viaggio coeso, ritmato tra influenze internazionali, giochi cromatici e frizzantezze campane. Ma quindi cos’è oggi Pipero dopo i sette anni trascorsi nella nuova sede? Una evoluta interpretazione della cucina contemporanea e libera, protesa verso uno stile se vogliamo più d’avanguardia, volto a valorizzare la materia prima, senza perdere di vista la fluidità, la bellezza e la leggerezza delle portate.

Un viaggio contemporaneo “a mano libera”

Presenti solo percorsi degustazione (quattro), che racchiudono l’intento univoco dello chef Scamardella: agire apertamente, ascrivendosi “carta bianca”. Sin dall’apertura, giocata su punte di acidità, atte a preparare il palato al tecnico Ceviche in absentia di pesce, realizzato con melone invernale presente in tre forme e consistenze: sferica al naturale, nel leche de tigre ottenuto da un’estrazione di melone bianco e in parte cremosa. Ritornello di acidità, dolcezza e sapidità. Che sia un omaggio di Scamardella a un mentore quale Roy Caceres? Ciò detto, non sfuggono all’acclarata italianità centripeta sulla materia, la Zolla di manzo, la cui affumicatura in legno di faggio conferisce lunghezza, ricordando carne alla brace, esaltata da sentori terrosi ed erbacei dell’acetosa e della mandorla. Piatto più di pancia la Patata con salsiccia di Bra e caviale, arricchito con formaggio caprino e differente consistenza (a vapore) del tubero. In successione, oltre che intelligente, il Risotto burro e alici (sotto sale – crude e come maionese) è, a nostro avviso, anche una memoria di Bacoli, terra natia dello chef Scamardella; preparazione più complessa ma al palato delicata, caratterizzata da una piacevole sapidità molto ben bilanciata e da un profilo aromatico arricchito da note ancora affumicate del burro salato e dal whisky torbato, utilizzato in fase di lavorazione, un bel gioco di profumi affini ma non identici. E perché non addentrarsi in una tempura a regola d’arte? Profilo fusion nel Filetto di ricciola, con glassa sud-orientale e zenzero, in un solco immaginario che va dalla Campania al Giappone, per giungere ad una consistenza deliziosa.

Tornando idealmente in Italia, l’elevata succulenza del Filetto di manzo accompagnato con cavolo, aglio nero e alloro mantiene molto alta la qualità e l’equilibrio del percorso, completato, nella parte dessert, da una portata esteticamente elegante, divertente e da un gusto giocato su consistenze e temperature forse solo un po’ troppo blande in termini di dolcezza: Cialda al miele, spuma alla vaniglia, gel al limone, sorbetto alla melissa e boccioli sabbiati alla camomilla, “i piperelli”, divertenti e solleticanti sul finire in bocca, buenas noches.

Dalla sala siamo partiti e con la sala chiudiamo. Supervisionata anche da Achille Sardiello, insostituibile dispensatore di aneddoti, curatore di una intelligente carta vini, fatta di interessanti spunti, un altro tassello di quella che è una squadra lasciata saggiamente libera di esprimersi al meglio e a completamento di un piacevole viaggio fatto di raffinatezza, distinte punte d’intensità dei sapori e…divertimento assicurato!

IL PIATTO MIGLIORE: Risotto burro e alici.

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Andrea Mucci

Dall’inizio del terzo millennio lavora in ambito finanziario ma la tavola, qualsiasi sia la sua declinazione, ne occupa da sempre i ritagli del tempo libero, alimentandone la ricerca del gusto, della piacevolezza e del senso estetico. Sommelier AIS per passione, si innamora dello champagne, che berrebbe anche a colazione e degusta con immancabile sottofondo jazz. Nel piatto ricerca l’essenza della materia prima, tra forma e soprattutto sostanza, con la curiosità di sapere cosa avrà da dire al palato.

2 Comments

  1. Erika ha detto:

    Perfetta sintesi di uno dei luoghi più buoni di Roma, e non solo…a mio avviso l’unica pecca è un po’ di presunzione del proprietario ma magari è solo una mia idea

  2. Francesca ha detto:

    Al netto di ciò, si sta assai bene! Confermo la bella narrazione che rispecchia la nostra cena di fine maggio

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VALUTAZIONE

Cucina Moderna

16,5/20

PREGI
Sala tra le più ospitali (e scherzose) d’Italia.
DIFETTI
Guardando verso l’esterno con le tende aperte, l’eleganza e l’atmosfera degli interni potrebbero apparire decontestualizzate.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menù degustazione a 100€, a 150€, a 170 e a 200€

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