L’Etna di Palmento Costanzo

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Ode al nero

Nella pratica fotografica lo scatto in bianco e nero spesso sottende al voler astrarre dal reale una sorta di significazione, l’essenza. È il gioco di contrasti tra luce e ombra a dare profondità all’immagine, scevra della “distrazione” del colore. Immaginando il territorio dell’Etna come una fotografia: sono il nero della terra lavica e la luce che la assola i fautori della caratterizzazione di vini dalle infinite sfumature. Un terroir che si fonda sul contrasto tra mare, terra, cielo e montagna, dove l’uomo è votato ad una terra emblematica e forte, come i vini che ne derivano.

È l’essenza del vulcano stesso, nel suo nero profondo, la base su cui nasce il progetto di Palmento Costanzo. Una base non solo ideologica ma fondante e alle fondamenta del Palmento, appunto, sorto su una colata lavica del 1879. Un legame quello della famiglia Costanzo con la terra e con la tradizione del fare vino che passa per l’acquisto di alcuni ettari in Contrada Santo Spirito, a Passopisciaro, in provincia di Catania, nel cuore del Parco Naturale dell’Etna, e per il restauro conservativo di un antico Palmento annesso. Questa struttura di storica e intrinseca fattura siciliana, costruita in pietra lavica, trova nuova linfa nella ristrutturazione secondo i principi della bioarchitettura e coniugando il sapere antico di vinificazione “a caduta” alle più moderne tecnologie come vasche termoregolate in acciaio inox, le Ovum, botti in rovere francese a forma ovoidale che sfruttano i moti convettivi per favorire il bâtonnage naturale, le botti Stockinger e le anfore. Il progetto, nato nel 2010, vede il fare artigiano unito al rispetto di un territorio dalla grande biodiversità, che ha il cuore nero d’Etna.

18 sono gli ettari di proprietà, 12 dei quali in Contrada Santo Spirito, che vantano viti che superano i 130 anni di età – il cru d’elezione della cantina -, mentre i restanti sono a Santa Maria di Licodia, a Sud Ovest dell’Etna. L’essenza dunque del bianco e nero fotografico si articola in vigneti coltivati ad alberello, tra i 600 e gli 800 m di altitudine, sostenuti da pali in castagno e che poggiano su terreni compositi di sabbie vulcaniche e roccia effusiva, ricchi di scheletro e microelementi, dal tipico colore scuro. Qui, la viticoltura, condotta interamente a mano, è eroica e a regime biologico, dove i terrazzamenti in pietra a secco ne sono il caposaldo. Le varietà sono esclusivamente autoctone: per i rossi troviamo il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio, mentre per i bianchi, il Carricante e il Catarratto.

I vini prodotti sono figli di una terra dunque estrema, netta, a contrasto, e si articolano in tre linee produttive: oltre all’Etna Doc Rosso Prefillossera e ai Metodo Classico a Nerello Mescalese: i freschi ed espressivi “Mofete” (bianco, rosso e rosato), “Di Sei” (bianco e rosso) espressione dell’Etna nel loro essere intensi e minerali, sino al progetto “Contrade” che articola vini di grande qualità e profondità, immagine delle sfumature del terroir e della parcellizzazione in Contrada Cavaliere e Contrada Santo Spirito.

* I vini dell’Azienda Palmento Costanzo sono distribuiti da Sagna Spa.

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Irene Pinardi

Dalla sua formazione all’Accademia di Belle Arti, ricerca sempre e in ogni contesto la Bellezza, nell’arte, nella fotografia e infine nella cucina e nel vino. Con pianta fissa a Bologna, non disdegna il viaggio, l’andare “errando”, per oltrepassare concetti già afferrati e afferrabili, l’indagare tutto ciò che non si conosce e apra alla bellezza dell’incompiuto, come occasione di narrazione di ciò che non è ancora svelato. Redattrice e social media manager di Passione Gourmet, scrive per altre riviste del settore.

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