Čechov e i vini illegittimi
Cronologia vivente (1885) è un raccontino satirico folgorante di Anton Pavlovič Čechov scritto quando il grande drammaturgo russo aveva 25 anni.
“Il salotto del consigliere di stato Sharamykin è avvolto in una piacevole penombra. Una grande lampada di bronzo dal paralume verde colora di toni a La Notte Ucraina le pareti, i mobili, i volti. Di tanto in tanto nel camino che si sta spegnendo s’infiamma un ceppo che prima ardeva debolmente e per un attimo inonda i volti di un bagliore di incendio, ma questo non sciupa la generale armonia delle luci…”
Fantasia checoviana
Fin dalle prime parole siamo introdotti in una calorosa atmosfera casalinga davanti al camino. Sharamykin assieme ad un caro amico se la spassa a elencare orgoglioso lo splendore dei tempi andati in confronto alla miseria del presente. Quando nella loro cittadina di provincia succedevano tante cose eccitanti (teatro musica eventi), interpellando di tanto in tanto da un’altra stanza la moglie trentenne presidentessa del comitato locale delle signore Anna Pavlovna, per ricordare le date dei vari eventi eccezionali: il passaggio in città del famoso attore, del grande cantante, dell’ufficiale turco. La Pavlovna è “una damina vivace tutto pepe dai vispi occhietti neri.” Il rendiconto di queste “venute” nell’arco del tempo corrisponde esattamente all’età dei loro 4 figli, Nina (10 anni), Nadechka (13 anni), Kolia (7 anni), Vanja (5 anni).
Čechov, ancora così giovane ma già raffinatissimo nella sua arte dell’allusione amara e del sottinteso incisivo che tutto dice senza esplicitare nulla, rivela al lettore che ognuno dei figli è il frutto degli amplessi della moglie del povero Sharamykin con l’attore famoso, con il grande cantante, con l’ufficiale turco e infine con quel suo amico con cui l’ignaro e cornutissimo consigliere di stato sta condividendo questa piacevole chiacchierata serale accanto al fuoco.
Passano i secoli eppure questa condizione di “cornuto felice” possiamo ancora adesso ritrovarla intatta attorno a noi proprio come ce la descrive Čechov con tutta la sua carica di amarezza comica, di vivace forza grottesca. Se penso all’orgoglio inopportuno di molti produttori di vino o vignaioli improvvisati nei confronti dei loro presunti figli cioè delle proprie bottiglie di vino, mi pare che non si esca dalla situazione del consigliere di stato Sharamykin.
Che sia Maremma, Chianti, Montalcino, Langhe, Etna, Liguria, Bordeaux, Borgogna, Loira, Champagne, Alsazia, Mosella, Wachau, Napa, Stellenbosch, Valle del Douro… non riesco a non vedere che una folla pittoresca di viticoltori cornutoni e mazziati a tradimento. Produttori di vino inconsapevoli e forse proprio per questo autocompiaciuti dei propri vini seppure figli illegittimi, figli semmai dell’enologo di turno, magari sempre lo stesso mandrillo che semina all’impazzata figli – le bottiglie di vino appunto – in giro per gli areali vitivinicoli d’Europa e del mondo.