Locanda de Banchieri

VALUTAZIONE

Cucina Classica

15/20

PREGI
L’attenzione ai vegetali che provengono dalla tenuta.
La carta dei vini, ricca di referenze locali.
DIFETTI
Il servizio non sempre puntuale.
I dolci davvero troppo semplici.

La nuova vita di una storica dimora

Una dimora nobiliare del 1600, immersa nel verde sulle colline della Lunigiana, fa da location alla Locanda de Banchieri: una manciata di camere per gli ospiti e, al primo piano, due salette con poco meno di trenta coperti apparecchiati con gusto e originalità. Se la stagione lo permette si mangia del dehors che affaccia sull’orto e guarda il mare, che sono i protagonisti di quello che si assaggerà nei piatti. Lo Chef Giacomo Devoto, infatti, ama abbinare la materia ittica alle verdure e alle erbe che provengono quasi esclusivamente dai campi della tenuta che circondano la struttura. Originario di questi luoghi, dopo una lunga parentesi valdostana, lo Chef ha deciso di ritornare nella sua terra aprendo dapprima una pizzeria (da cui provengono anche gli ottimi lievitati) e, successivamente, questa struttura dove propone una cucina curata e divertente, che guarda alla tradizione senza perdere di vista la stagionalità dei prodotti.

La Lunigiana raccontanta nei piatti

Ci sono solo tre percorsi degustazione alla Locanda de Banchieri che raccontano un territorio non molto vasto ma parecchio vario che va da Alpi Apuane fino al Mar Tirreno. Una delle portate che ci hanno maggiormente impressionato è stata la Tartare di vacca Pontremolese con ostrica spezzina, dal sapore intenso “addomesticato” con una salsa al beurre blanc eseguita a regola d’arte; a completare il piatto la panizza, che crea un divertente gioco di consistenze. Interessanti anche i Bottoni emiliani ripieni di zuppa di cannocchie e conditi con salsa di mare e burro aromatizzato al cipresso. Meno centrata nei sapori la Ballotaine di coniglio in salsa royale e foie gras, perfetta dal punto di vista tecnico, meno sul piano gustativo, dove la delicata carne da cortile scompare al palato sovrastata dalla salsa.

Senza dubbio ci troviamo di fronte a una tavola in cui i sapori sono spesso smussati e accomodanti, dove si cerca volutamente la nota morbida per attenuare i contrasti. Eppure sarebbe interessante, a nostro avviso, anche qualche passaggio più diretto, soprattutto dal momento che siamo calati all’interno di un percorso di degustazione. A questo proposito i dolci sono corretti ma fin troppo semplici nella concezione per poter competere coi piatti salati: un esempio? La Crema catalana all’erba cedrina con biscotto al cardamomo che è sì buona, ma anche essenziale.

Un plauso merita la cantina con numerose etichette, non solo italiane, una profonda ricerca fatta sul territorio e con ricarichi in alcuni casi davvero contenuti. Il servizio è volenteroso e disponibile, ed è bravo a farsi perdonare alcune piccole sbavature.

IL PIATTO MIGLIORE: La Tartare di carne di vacca Pontremolese, panizza, salsa al beurre blanc e ostrica spezzina.

La Galleria Fotografica:

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Antonio Sgobba

Uomo del sud con animo contadino prestato alla finanza. Giunto a Milano, diventa gourmet per necessità, spinto dalla curiosità per la ricerca di nuovi sapori. Resta comunque un amante delle cotture tradizionali: cucinerebbe di tutto sulla brace del suo camino. Nel tempo libero si dedica alla pesca in apnea, oltre che rincorrere le avanguardie culinarie.

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VALUTAZIONE

Cucina Classica

15/20

PREGI
L’attenzione ai vegetali che provengono dalla tenuta.
La carta dei vini, ricca di referenze locali.
DIFETTI
Il servizio non sempre puntuale.
I dolci davvero troppo semplici.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menù degustazione a 75€, a 90€ e a 120€

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