Passione Gourmet Sine by Di Pinto - Passione Gourmet

Sine by Di Pinto

Ristorante
viale Umbria 126, Milano
Chef Roberto Di Pinto
Recensito da Leonardo Casaleno

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Una divertente cucina che rievoca tradizioni e passioni dello chef.
  • Parcheggio convenzionato in Viale Piceno, 11.

Difetti

  • In alcuni piatti l'estetica prevale sul gusto.
Visitato il 02-2023

La cucina ludico-rievocativa di Roberto Di Pinto

Roberto Di Pinto è un cuoco “anema e core“. Veste la sua cucina con i ricordi d’infanzia mettendo ingenti dosi di sincerità e generosità in ogni piatto. Con occhio ludico reinterpreta i sapori della tradizione campana rimodulandone il gusto con l’innesto di sfumature, a volte dolci, altre volte acide, in ogni caso contrastanti, a mitigare le sferzate sapide tipiche della cucina partenopea. Frutto, questo, di un bagaglio tecnico acquisito in Francia e in Italia che, con intelligenza e senza strafare, ostenta per dotare di maggiore complessità preparazioni contraddistinte da immediatezza gustativa. Elemento, questo, col quale Di Pinto si è guadagnato stima e affetto dal nutrito pubblico che gremisce i tavoli del suo Sine.

Un ristorante poliedrico con piatti dall’estetica curata

Un luogo certamente poliedrico in cui il cuoco anfitrione si prende qualche volta la briga di azzardare, sebbene emerga sempre, prepotentemente, l’urgenza di equilibrio che contraddistingue tutta la degustazione. Ci viene in mente il Carpaccio di pezzata rossa, burrata, gelato ai ricci di mare e olio al dragoncello in cui l’utilizzo barocco degli ingredienti, che fa temere al peggio, rivela il sorprendente equilibrio che accompagna ogni assaggio. Un piatto complesso e riuscito come il Risotto al latte di mandorla, caviale e caffè di verdure, giocato su note affumicate e acide in  contrasto alla principale componente grassa, e il Cuore con Rosa di Gorizia le cui nuances dolciastre dello yuzu sono tenute a bada da contrappunti amaricanti della pastinaca.

Nei passaggi più teatrali l’estetica a tratti prevale sul gusto come nel caso del Raviolo pizza margherita che all’olfatto rievoca il sentore del forno a legna ma al palato è più simile ad una pappa al pomodoro o come nella Scarpetta d’Oro, omaggio a Maradona, in cui non convincono a pieno le consistenze degli elementi che compongono il piatto. Oltre a due menù degustazione, a 90 e 110 euro (vini esclusi), c’è la possibilità di cenare allo Chef’s Table con un menu tailor made da concordare in base a un questionario inviato al commensale il giorno precedente alla visita. Un cadre di livello, suggellato da un servizio di sala professionale, una carta dei vini ben costruita che si focalizza sulla Campania e su etichette biodinamiche che si alternano a bottiglie importanti e arcinote, italiane e francesi.

IL PIATTO MIGLIORE: Carpaccio di Pezzata Rossa, cacao, burrata, olio al dragoncello e gelato ai ricci di mare.

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