Sine by Di Pinto
Valutazione
Pregi
- Una divertente cucina che rievoca tradizioni e passioni dello chef.
- Parcheggio convenzionato in Viale Piceno, 11.
Difetti
- In alcuni piatti l'estetica prevale sul gusto.
La cucina ludico-rievocativa di Roberto Di Pinto
Roberto Di Pinto è un cuoco “anema e core“. Veste la sua cucina con i ricordi d’infanzia mettendo ingenti dosi di sincerità e generosità in ogni piatto. Con occhio ludico reinterpreta i sapori della tradizione campana rimodulandone il gusto con l’innesto di sfumature, a volte dolci, altre volte acide, in ogni caso contrastanti, a mitigare le sferzate sapide tipiche della cucina partenopea. Frutto, questo, di un bagaglio tecnico acquisito in Francia e in Italia che, con intelligenza e senza strafare, ostenta per dotare di maggiore complessità preparazioni contraddistinte da immediatezza gustativa. Elemento, questo, col quale Di Pinto si è guadagnato stima e affetto dal nutrito pubblico che gremisce i tavoli del suo Sine.
Un ristorante poliedrico con piatti dall’estetica curata
Un luogo certamente poliedrico in cui il cuoco anfitrione si prende qualche volta la briga di azzardare, sebbene emerga sempre, prepotentemente, l’urgenza di equilibrio che contraddistingue tutta la degustazione. Ci viene in mente il Carpaccio di pezzata rossa, burrata, gelato ai ricci di mare e olio al dragoncello in cui l’utilizzo barocco degli ingredienti, che fa temere al peggio, rivela il sorprendente equilibrio che accompagna ogni assaggio. Un piatto complesso e riuscito come il Risotto al latte di mandorla, caviale e caffè di verdure, giocato su note affumicate e acide in contrasto alla principale componente grassa, e il Cuore con Rosa di Gorizia le cui nuances dolciastre dello yuzuLo Yuzu è un albero da frutto distribuito nell'Asia orientale del genere Citrus. Si pensa che sia un ibrido tra il mandarino e il papeda. Il frutto è molto aromatico, il diametro è solitamente compreso tra 5,5 e 7,5 centimetri, ma possono arrivare anche a 10 centimetri.... Leggi sono tenute a bada da contrappunti amaricanti della pastinaca.
Nei passaggi più teatrali l’estetica a tratti prevale sul gusto come nel caso del Raviolo pizza margherita che all’olfatto rievoca il sentore del forno a legna ma al palato è più simile ad una pappa al pomodoroLa pappa al pomodoro è una tipica zuppa contadina a base di pane, pomodoro e olio extravergine, caratteristica della regione Toscana.... Leggi o come nella Scarpetta d’Oro, omaggio a Maradona, in cui non convincono a pieno le consistenze degli elementi che compongono il piatto. Oltre a due menù degustazione, a 90 e 110 euro (vini esclusi), c’è la possibilità di cenare allo Chef’s Table con un menu tailor made da concordare in base a un questionario inviato al commensale il giorno precedente alla visita. Un cadre di livello, suggellato da un servizio di sala professionale, una carta dei vini ben costruita che si focalizza sulla Campania e su etichette biodinamiche che si alternano a bottiglie importanti e arcinote, italiane e francesi.
IL PIATTO MIGLIORE: Carpaccio di Pezzata Rossa, cacao, burrata, olio al dragoncello e gelato ai ricci di mare.
La Galleria Fotografica:
Amuse bouche. Pagnotta, servita con grissini stirati a mano e trilogia di burri aromatizzati (pomodro, pesto e latte di bufala). Il “Passardiano” uovo al pesto. Calamaro alla Carbonara: tagliolini di calamaro, sferificazione di carbonara e Lapsang Souchong. Carpaccio di Pezzata Rossa, cacao, burrata e gelato ai ricci di mare. Raviolo pizza. Risotto al latte di mandorla, Caviale e caffè di verdure. Quaglia ripiena di salsiccia di Bra e tartufo nero, spugnole, patate ed emulsione di Aglianico. Cuore, Yuzu e Rosa di Gorizia. La Scarpetta d’oro. Servizio in accompagnamento. Tie’- amuleto napoletano: semifreddo alla pastiera, canditi e pasta frolla. Eruzione di limone. Uno dei tavolini.