Il nuovo Valpolicella Superiore della Collina dei Ciliegi
Si chiama Peratara – pietraia in dialetto veneto – il Valpolicella Superiore dell’annata 2019 che la Collina dei Ciliegi ha da poco immesso sul mercato. Un’etichetta inedita, per un vino prodotto con le uve provenienti dall’omonimo vigneto, in una tiratura limitata di poco più di 9000 bottiglie. Siamo in Valpantena, a Erbin, poco sopra Romagnano, un luogo dal grande fascino, forse non ancora così conosciuto come dovrebbe. Qui Massimo Gianolli importante imprenditore nel mondo della finanza, sui terreni di famiglia acquistati dal papà Armando, crea nel 2010 la Collina dei Ciliegi, che oggi conta 58 ettari complessivi a corpo unico tra i 450 e i 700 metri sul livello del mare, di cui 33 vitati in conversione biologica.
L’altitudine della vigna Peratara, tra i 550 e i 570m sul livello del mare, il suo microclima unico e il terreno marno–calcareo ricco di scheletro di origine cretacica (risalente a 65 milioni di anni fa) marcano in modo così inconfondibile le uve Corvina, Corvinone e Rondinella – dal cui blend nasce il Valpolicella Superiore – che hanno convinto il patron Massimo Gianolli a usare le uve provenienti da questo Cru per trarne un vino, il Peratara, che si distinguesse per struttura, eleganza, finezza e freschezza. E così l’enologo Paolo Posenato, interpretando al meglio un’annata che sarà ricordata come grande, la 2019, tardiva, di ridotte quantità, ma dalle uve di eccezionale qualità, ha tirato fuori dal cilindro un vero capolavoro. Le uve vengono vendemmiate a mano e dopo l’iniziale diraspatura e pigiatura soffice segue una fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura costante e controllata tra i 22 e i 24° a cui si sono aggiunti dieci giorni di macerazione con délestage e rimontaggi giornalieri. Un primo affinamento della durata di due anni è avvenuto tra botte grande, tonneaux, barriqueCon "barrique" si intende una piccola botte di legno adatta all’affinamento di vino dalla capacità compresa tra i 225 e i 228 litri.... Leggi e anfora, seguito da un ulteriore anno di affinamento in bottiglia. Ne è emerso un rosso elegante, strutturato e di grande personalità che nel bicchiere riporta le caratteristiche della vigna da cui proviene.
Ma veniamo alla degustazione. Il vino ha un colore rosso rubino carico con riflessi granati. Al naso si colgono caratteristici profumi di ciliegia e frutti di bosco, ricordi floreali di violetta e balsamici di erbe aromatiche insieme a una piacevole tenue nota di pepe bianco. Ma è all’assaggio che questo vino ammalia. In bocca il vino è avvolgente e ricco ma allo stesso tempo il sorso risulta scorrevole grazie a tannini vellutati controbilanciati grande freschezza e una vena sapida che assicura allungo e verticalità. Grande persistenza aromatica in un finale in cui ritornano sentori fruttati. Il Peratara si sposa bene con primi piatti dai sughi corposi, arrosti e carni bianche; interessante anche l’abbinamento con i piatti speziati tipici della cucina orientale o con i bolliti della tradizione veronese. Un vino già molto buono che non deluderà chi decidesse di tenerlo in po’ di anni in cantina.
L’annata 2019 del nuovo Valpolicella Superiore è frutto di una stagione climatica iniziata con una primavera fresca e piovosa, che ha ritardato il germogliamento delle viti ma al tempo stesso ha favorito le riserve idriche dei terreni; in estate c’è stato un incremento repentino delle temperature però mitigato dall’altitudine. La media termica dei mesi di giugno, luglio e agosto è stata di venticinque gradi, condizione ideale per la vegetazione delle piante. Con l’avanzamento della stagione il caldo si è intensificato ma l’allegagione dei grappoli è avvenuta senza alcuna criticità grazie alle riserve idriche accumulate e alla mancanza di stress abiotici. Infine, il clima mite e l’assenza di pioggia nei mesi di settembre e ottobre hanno portato le uve in cantina sane e ben mature. Al naso sono immediatamente evidenti eleganza e freschezza, con ciliegia e frutti di bosco e una bellissima tenue nota di pepe bianco. All’assaggio si ritrovano una deliziosa, morbida suadenza e quell’acidità che promette una lunga vita felice. Grande versatilità in abbinamento.
La Valpantena è un luogo dal grande fascino, non ancora così conosciuto come dovrebbe. È a Erbin, poco sopra Romagnano, che Armando Gianolli, memore di un’infanzia trascorsa tra queste stupende colline, acquista i terreni che diventeranno quelli de La Collina dei Ciliegi. Il figlio Massimo, importante imprenditore nel mondo della finanza, crea questa bella realtà nel 2010; oggi, a 13 anni da allora, si parla di 58 ettari complessivi a corpo unico tra i 450 e i 700 metri sul livello del mare, di cui 33 vitati in conversione biologica. La produzione è di 100.000 bottiglie distribuite tra 11 etichette comprese in 3 diverse collezioni.
E ancora Ca’ del Moro Wine Retreat, un elegante resort dove soggiornare e gustare un’ottima cucina. L’ultima nata tra le etichette svela un Valpolicella Superiore di grande classe come il Peratara, prodotto dalla vendemmia 2019 in poco più di 9000 bottiglie dall’omonimo vigneto, che nel dialetto locale significa pietraia. Il terreno è marno calcareo, ricco di scheletro di origine cretacica. Le uve, Corvina, Corvinone e Rondinella sono vendemmiate manualmente. Un piccolo capolavoro, quello dell’enologo Paolo Posenato, che ha riposato per due anni tra botte grande, tonneauIl Tonneau è una botte adatta all’affinamento del vino, dalla capacità di 900 litri.... Leggi, barrique e anfora e poi ancora uno in bottiglia. Al naso sono immediatamente evidenti eleganza e freschezza, con ciliegia e frutti di bosco e una bellissima tenue nota di pepe bianco. All’assaggio si ritrovano una deliziosa, morbida suadenza e quell’acidità che promette una lunga vita felice. Grande versatilità in abbinamento. Un rosso elegante e strutturato che interpreta l’essenza del terroir nel bicchiere. È la personalità del Peratara, il nuovo Valpolicella Superiore DOC 2019 de La Collina dei Ciliegi, l’azienda vitivinicola della Valpantena (zona Doc Valpolicella), che ha debuttato ieri sul mercato. L’inedita etichetta, prodotta in una tiratura limitata di poco più di 9mila bottiglie, deve il suo nome all’omonimo vigneto Peratara, pietraia in dialetto veneto, situato tra i 550 e i 570m sul livello del mare e caratterizzato da un terreno marno–calcareo ricco di scheletro di origine Cretacica (risalente a 65 milioni di anni fa) nel quale la vendemmia dei grappoli avviene solo manualmente.
Prodotto da uve Corvina, Corvinone e Rondinella (titolo alcolometrico 13,5% vol.), il Peratara, firmato dall’enologo Paolo Posenato, colpisce dal punto di vista organolettico per la struttura tannica, vellutata e in perfetto equilibro con la mineralità del terreno calcareo, arricchita da sentori di ciliegie, violetta e frutti di bosco con un finale che si rivela fresco e preciso. Sul fronte della vinificazione, dopo l’iniziale diraspatura e pigiatura soffice delle uve è seguita una fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura costante e controllata tra i 22 e i 24° a cui si sono aggiunti dieci giorni di macerazione con delestage e rimontaggi giornalieri. Un primo affinamento della durata di due anni è avvenuto tra botte grande, tonneaux, barrique e anfora, seguito da un ulteriore anno di affinamento in bottiglia. Di colore granato brillante con sfumature rubino, il Peratara si sposa bene con primi piatti dai sughi corposi, arrosti e carni bianche oltre che con formaggi di media stagionatura; interessante anche l’abbinamento con i piatti speziati tipici della cucina orientale o con i bolliti della tradizione veronese.