Il Ciliegio, l’Amarone della Collina dei Ciliegi e i vini di Advini Italia
Verticale dell’Amarone e degustazione di alcuni vini di Borgogna durante la 54° edizione di Vinitaly
Nello stand della Collina dei Ciliegi durante Vinitaly 2022, la 54° edizione, ho condotto una degustazione verticale delle annate 2017, 2016 e 2015 dell’Amarone il Ciliegio e delle annate 2018 e 2017 di due vini di Borgogna della Maison Champy, un Pinot Nero, il Pernand-Vergeless 1er Cru Les Vergelesses e uno Chardonnay, il Pernand-Vergeless 1er Cru En Caradeux. Entrambi i vini sono distribuiti da Advini Italia, una Joint venture tra la Collina dei Ciliegi e il prestigioso gruppo francese Advini.
L’Amarone il Ciliegio rappresenta oggi il vino di punta della Collina dei Ciliegi, azienda di 53 ettari di vigneti, ciliegeti, prati e boschi che il patron Massimo Gianolli, imprenditore della finanza con solide radici in Valpantena, ha trasformato in vitivinicola con la produzione del primo Amarone nel 2005. 32 sono gli ettari vitati, disposti fra 450 e 700 metri di quota, interamente in Valpantena, zona DOC Valpolicella e di questi 10 sono dedicati a Corvina, Corvinone e Rondinella per la produzione dei migliori Cru Amarone, Ripasso e Valpolicella, 16 sono destinati alla produzione del “Supervalpantena Rosso” (vitigni Corvina e Teroldego) e 6 sono destinati alla produzione del “Supervalpantena Bianco” (vitigni Garganega e Pinot Bianco). I Supervalpantena sono parte di un progetto partito alcuni anni fa e che darà luogo ai primi vini a partire dal 2022.
La degustazione
Il Ciliegio si conferma un grande Amarone. In tre annate contigue, ma molto diverse tra loro, spicca per eleganza, finezza dei tannini e freschezza. È un vino che esprime una precisa identità territoriale e stilistica che si distingue per facilità beva, eleganza ed equilibrio. Il Ciliegio 2017, stupisce per la facilità di beva. Non è un caso che alcuni partecipanti alla degustazione lo abbiano preferito, forse anche per la sua prontezza. Il Ciliegio 2016 conferma di essere un vino di gran razza, dal profumo intenso di ciliegia matura, spezie dolci, e cacao amaro e da una bocca fresca e di rara eleganza. Un gran vino dall’eccezionale potenziale di crescita. E infine il Ciliegio 2015 dal profumo di ciliegia matura, fragolina di bosco e mora accompagnate da spezie dolci, tabacco e cioccolato. Denso, di pieno corpo e dal tannino fine e ben integrato a cui non manca certo la freschezza è un vino sontuoso che mostra già una grande bevibilità.
In degustazione anche due annate (2018 e 2017) di un bianco e un rosso della Maison Champy, provenienti dai vigneti di Pernand-Vergeless, in Borgogna, zona situata tra Aloxe-Corton e Savigny-lès-Beaune vicina al Grand Cru Corton-Charlemagne, con cui condivide la capacità di produrre vini che rimangono particolarmente freschi anche in annate molto calde come la 2017 e la 2018. Il Pinot nero Pernand-Vergeless 1er Cru Les Vergelesseses un vino fruttato dalle note di fragola, amarena e petali di rosa che ben rappresenta la denominazione nota per i suoi rossi classici, precisi e gradevoli che, anche in annate calde come la 2017 e addirittura caldissime come la 2018, mantengono intensità, equilibrio e freschezza. Tannini setosi e distesi, freschezza e lunghezza sul palato nell’annata 2017; grande morbidezza all’attacco e maggiore concentrazione nell’annata 2018.
Lo Chardonnay Pernand-Vergeless 1er Cru En Caradeux è un vino di ottima persistenza e lunghezza, che soprattutto nella versione 2017 ha cominciato a perdere la tradizionale angolosità giovanile, quasi da Chablis, dei vini della zona. Il 2018 è un vino agrumato, dalle note di lime e buccia d’arancia e iodio marino. In bocca il vino ha un buon volume e una nota burrosa controbilanciata da bella freschezza e sapidità. Migliorerà con una maggiore permanenza in bottiglia. Il 2017 ha un naso complesso, floreale, agrumato di pompelmo e iodato con accenni di spezie, insieme a note di ciotoli frantumati. In bocca il vino è concentrato, ma freschezza e sapidità che allunga il sorso lo rendono teso, verticale e persistente.
Per inciso si è trattato di una edizione di Vinitaly che ha ampiamente superato le aspettative della vigilia avendo registrato il record storico di buyer stranieri, 25.000, il 28% dei partecipanti, pur mancando russi e in gran parte, a causa del Covid, i buyer cinesi. La sensazione di una soddisfazione generalizzata da parte dei produttori di vino finalmente ritornati ad un grande evento in presenza era chiaramente percepibile in un clima che ha consentito ai produttori finalmente di incontrare di persona clienti e appassionati ed è riuscito a favorire nuovi contatti anche grazie a una condizione ambientale meno caotica di altre edizioni.