Materia

Petto di piccione, pepe caraibico, santolina, sambuca, melassa di giarretana.

VALUTAZIONE

Cucina Moderna

18/20

PREGI
Cucina d’avanguardia sia tecnica che mentale, di assoluta identità.
DIFETTI
Arredo della sala non particolarmente accogliente.

“Quadri di un’esposizione” di Davide Caranchini

Pictures at an exhibition” è una suite composta da Musorgskij di quindici brani: dieci ispirati a quadri e cinque promenade. La suite è stata poi orchestrata e resa famosa da Ravel ed è diventata un’opera rock grazie agli Emerson Lake and Palmer. Il menù degustazione più completo di Davide Caranchini, al suo Materia, ci porta in promenade palatali di acidità, erbosità, balsamicità, aromaticità, amaro, dolce, fermentazioni, a scoprire tanti quadri, tutti diversi, della sua cucina assolutamente unica, fortemente identitaria e rock nell’anima.

Dopo questo lungo periodo di lockdown e chiusure a intermittenza lo chef ha voluto resettare e ripartire, nudo, scevro dai precedenti riferimenti alla cucina nordica od orientale, se non per l’uso di tecniche e fermentazioni. Il suo nuovo menù si chiama “Revolution Revival” proprio perché di “R-evolution” si tratta, anche nei piatti suoi più iconici rivisti e reinterpretati. Abbiamo così trovato il miglior Caranchini di sempre.

Le cadenze d’inganno della suite Caranchiniana

Se uno dei leit-motiv delle promenade è, sicuramente, l’acidità, un’altra caratteristica è la cadenza d’inganno che si trova in tanti piatti. La cadenza di inganno in musica è quella che si risolve in armonie diverse dalla prevedibile e, anziché chiudere, mantiene aperto il discorso armonico.

Questo è quello che succede, ad esempio, nell’insalata di mare, presentata come una semplicissima insalatina di cicoria e radicchio, scondita, ma che nasconde, sotto le foglie, un universo esplosivo di sapori e sfumature. Cozze, ostriche, alghe, emulsione di uova di coregone affumicato, limone, genziana, semi di finocchio e fiori di finocchio selvatico, origano, salicornia, nero di seppia: si parte in un modo, ci sono varie aperture e si finisce in un altro, con una persistenza lunga finale al palato.

Le lingue d’anatra alla diavola stupiscono, sia per la consistenza sia per la salsa, alla diavola, con pepe, peperoncino, zenzero, soia, curry rosso e paprika, accompagnate da un fantastica purea di fragole fermentate e arrostite, rucola e ruta. Anche qui un mondo di diverse sfaccettature davvero sorprendenti, con la persistenza finale, avvolgente, del calore del pepe.

La sua visione rock, dissacrante e irriverente nei confronti delle materie prime nobili, la si trova durante il percorso, ad esempio nella reinterpretazione del suo piatto iconico: il cavolo rosso, midollo, mandorla e caviale, dove quest’ultimo perde il suo ruolo di centralità del piatto. Lo chef ha sempre avuto una grande attenzione alla parte vegetale rispetto alla proteica, ma emblematico, sempre nella logica dell’irriverenza, il piatto con lo scampo e il pompelmo. Qui il pompelmo da comprimario diventa protagonista e viceversa, con lo scampo che fa “solo” da contrappunto di consistenza ed enfatico di dolcezza; a finire, sempre lo spunto aromatico, in questo caso del ginepro ed elicriso.

Il pesce di lago e il piccione, da sempre presenti nella sua cucina, hanno, pure loro, subito una rivitalizzazione con risultati davvero sorprendenti. Il pesce gatto è cotto nell’argilla in forno, avvolto in una crépinette e servito con miso alla rosa e un suo ragù, sempre di pesce gatto, con levistico e ricci di mare: molto originale al gusto e perfetto nella cottura. Il piccione è, senza dubbio, il miglior piccione mai eseguito da Caranchini, intenso da un punto di vista aromatico per il pepe voatsiperifery, la santolina e il sambuco ma, soprattutto, per l’esplosiva salsa di accompagnamento: una melassa di cipolla di Giarratana, esaltatrice all’ennesima potenza del filetto.

Un unico piatto, sotto la altissima media, è il Milano-Tokyo, omaggio a Gualtiero Marchesi: un finto tofu, fatto con il midollo, accompagnato da un brodo di risotto allo zafferano, funghi e parmigiano. Molto bello alla vista, ma non così incisivo nel suo complesso. Interessante la parte dolce, mai troppo dolce, che gioca sempre sulla peculiarità dei sapori e l’originalità degli accostamenti: nel pre-dessert con ostrica, geranio e fieno, nel primo dessert con rucola, fragola, balsamico di ciliegio e gelato di formaggio e, nel secondo, con ananas fermentato, gelato di yogurt e senape.

Davide Caranchini e Demetrio Stratos

Un’esperienza “Stratos-ferica”, per citare, cogliendo sempre dal mondo musicale, il grandissimo e geniale Demetrio Stratos, cantante, politrumentista e musicologo, studioso sperimentatore della voce. Le analisi sulla sua voce hanno dimostrato che il musicista riusciva a produrre suoni così diversi tra loro in una combinazione e varietà che è assai difficile trovare nella stessa persona. Così come Stratos, Caranchini sperimenta e si spinge verso nuovi orizzonti: c’è polifonia in tanti suoi piatti, con l’unione di più elementi, ciascuno dei quali svolge un proprio, preciso disegno melodico in totale armonia finale.

Il livello al quale è ora arrivato è decisamente alto; il prossimo step potrebbe essere quello di sviluppare, citando il nostro amico Gianni Revello, oltre al palato sensoriale e mentale, in lui decisamente presenti, il palato concettuale. Questo, al fine di avere un percorso pensato, concettualmente, dall’inizio alla fine, il che è prerogativa, al momento, di pochissimi in Italia, e forse al mondo. Il suo percorso degustazione è, difatti, una suite: come “Pictures at an exhibition” vanta tanti quadri bellissimi con promenade di ricongiunzione, ma non è un “concept album“. Precisamente questa potrebbe essere la nuova frontiera per lui anche se, comunque, resta il fatto che siamo rimasti davvero colpiti e impressionati dal pensiero, oltre che dalla capacità e tecnica che già sapevamo esserci, di questo cuoco e della sua cucina assolutamente personale, fortemente identitaria; la nuova cucina “Caranchiniana”.

La galleria fotografica:

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Fiorello Bianchi

Appassionato viaggiatore e gourmet, alla costante ricerca di esperienze gastronomiche e di piatti superwow, a cui dedica parte del suo tempo libero e dei suoi viaggi. Interessato a scoprire nuovi talenti, amante delle proposte più originali che riescano a stupire e convincere il palato.

3 Comments

  1. Rosario ha detto:

    Madonna che spettacolo

  2. Nomenomen ha detto:

    Materia (the new Parini) seguito da Kresios e Faro di Capo d’Orso sono, nell’ordine, le novità più interessanti degli ultimi anni (secondo me e per quello che può valere).

  3. Dellavalle Emanuele ha detto:

    Ci abbiamo provato nell’anno successivo alla visita al Materia a trovare qualcosa di meglio tra i giovani talenti emergenti, ma nulla da fare. Chef Davide è un concentrato di talento e personalità. Senza nulla togliere alle altre tavole, la maturità è talmente anticipata da far pensare che il genio non abbia poi bisogno di lunghissimi percorsi per mostrarsi. Certo le tecniche, la gavetta, lo studio… ma il senso del gusto e della misura sono innati. E non te li insegna nessuno. Sicuramente il miglior assaggio del 2021. A presto chef.

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VALUTAZIONE

Cucina Moderna

18/20

PREGI
Cucina d’avanguardia sia tecnica che mentale, di assoluta identità.
DIFETTI
Arredo della sala non particolarmente accogliente.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menù degustazione a 70 (vegetale), 75, 85 e 135€
Alla carta sui 90€

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