Valutazione
Pregi
- La qualità a 360° di tutta l’offerta.
Difetti
- Ricarichi della carta vini molto importanti.
Uno dei resort più belli del mondo, in uno dei luoghi più belli del mondo
Basterebbe forse già questo per assicurarsi prenotazioni a raffica: il tramonto che si gode dalla terrazza del Therasia, con la vista che spazia su tutte le Eolie, potrebbe facilmente fare parte dell’elenco delle 20 cose da non mancare assolutamente in un ipotetico giro del mondo.
È quindi confortante, per noi appassionati di cibo e ristoranti, constatare quanto una struttura di questo livello stia investendo sulla ristorazione: 3 ristoranti con tre proposte molte diverse, tutte con un livello medio molto alto. Non è facile trovare una struttura di lusso come questa in cui si mangi così bene, dalla colazione alla cena. Potreste tranquillamente passare una settimana qui senza mai avvertire la necessità di uscire dal cancello per cenare o pranzare in qualche altro ristorante dell’isola. Grande merito quindi all’Executive Chef Giuseppe Biuso ma, soprattutto, alla proprietà e al Direttore dell’albergo Umberto Trani, che fa girare tutto come un orologio svizzero.
Le due proposte ristorative di punta del Therasia sono Il Cappero, il locale di fine dining, e I Tenerumi, un ristorante vegetariano estremamente innovativo nella formula ancora prima che nella cucina.
Tenerumi: il Pic Nic di lusso
Partiamo dunque da quest’ultimo che ci ha particolarmente colpito nel corso della nostra visita. Innanzitutto parlando dell’approccio che si è voluto dare alla cena: 4-5 tavoli in uno dei punti più belli della proprietà, con una vista impareggiabile su mare e cielo proprio mentre lentamente si colorano di mille sfumature di rosso. Non ci sono barriere, niente vetrate e niente muri, in quanto si cena seduti sul prato, utilizzando la versatilità di comode sedute da modellare a piacimento: un pic nic di lusso, rompendo convenzioni e legami di forma. Un biglietto da visita veramente impagabile, probabilmente uno dei luoghi più belli in Italia dove cenare vista mare. Il messaggio è: “mettiti a tuo agio, respira lentamente, rilassati e goditi il tuo momento”. Il menu poi scorre agevolmente tra acidità e freschezza: se escludiamo un errore che definiremmo di “percorso” (una chiusura nelle ultime portate eccessivamente virata sul dolce), non c’è un piatto che non ci abbia colpito favorevolmente. È proprio qui, difatti, che abbiamo mangiato la migliore portata della vacanza a Vulcano: ravioli di tenerumi, un incontro tra Sicilia e Giappone, con un gyoza che racchiude l’essenza vegetale dell’Isola. Daniele Teresi, lo chef del Tenerumi, dimostra una gran bella mano, anche perché tecnicamente tutte le preparazioni sono di ottimo livello e, aspetto fondamentale, il menu è un inno alla leggerezza: buono e sano.
Il Cappero
Il Cappero è il locale di punta del Therasia: un pizzico di formalità in più rispetto al Tenerumi, ma senza esagerare, merito di un servizio di sala di alto livello che sa scegliere bene tempi e misure. Ci ha entusiasmato la verve del sommelier, Giuseppe Fiorito, un classe ‘93 dal futuro radioso: la conferma che, per passare una bella serata, il fattore umano ha sempre una importanza assoluta.
Il 2020 è stato un anno di cambiamenti per il Cappero: via la carta, solo 2 percorsi degustazione da 10 o 13 portate. Ma la svolta ha riguardato anche i contenuti: si è passati da una cucina di rivisitazione siciliana a una più internazionale, meno legata al “terroir” e più alla vena creativa dello chef.
Lo chef Biuso è allievoAnche detta "seppiolina arricciata", l’allievo è, secondo la vulgata comune, una seppia non cresciuta ed è assolutamente tipica della tradizione gastronomica barese che, com'è noto, prevede un largo consumo di pesce e frutti di mare spesso battezzati con termini squisitamente dialettali. Gli allievi comprendono in realtà ben tre specie diverse di molluschi, tra cui i piccoli di sepia officinalis, ovvero della seppia comune,... Leggi, tra gli altri, di Corrado Fasolato e Nino Di Costanzo; la scuola si vede, soprattutto per due elementi: il ricorrente tema del “gioco” e l’esasperata ricerca estetica.
L’ironia si ritrova sia nel nome che nelle presentazione di alcuni piatti, così come l’attenzione spasmodica per le stoviglie e la presentazione: tutto fa parte dello spettacolo. I risultati, dal punto di vista del gusto, sono altalenanti: si passa da preparazioni notevolissime, come la triglia coriandolo e crema di olive, dove il sapore di ogni ingrediente è esplosivo, ad altre ben fatte ma più anonime, come l’ostrica al bbq, dove il risultato finale non è coerente con l’idea creativa. Il rischio è proprio quello di mettere in una scala di valori l’idea sopra ogni cosa: in ci vuole cuore è ottima l’intuizione di lavorare in abbinamento tra cuore di manzo e pomodoro cuore di bue (ortaggio), in un gioco di termini e di consistenze, ma se il sapore latita qualcosa deve essere rivisto.
Fantastico, invece, il cannolo di melanzana: perfetto per consistenza, idea e gusto. Così come il maialino con peperoni e vongola, proprio perché il sapore tiene in piedi l’idea e non viceversa.
Quella che non manca mai è l’idea, lo studio maniacale di ogni dettaglio e una identità. Con la leggerezza protagonista assoluta, in un menù che livella al minimo i carboidrati. Non è poco. Lavorando ancora sulla concentrazione dei sapori, la cucina di Giuseppe Biuso potrebbe fare una ulteriore evoluzione.
Ma già adesso, ci sono tutti gli elementi, qui, per passare una gran bella serata.