Valutazione
Pregi
- Uno degli hotel più affascinanti del mondo.
Difetti
- La bellezza può avere un suo costo.
“Esperienza Signum”
Tante, forse troppe volte, i riflettori del critico si accendono esclusivamente sul piatto, estraniandosi dall’ambiente circostante, a vantaggio di una valutazione quanto più oggettiva possibile della cucina. Probabilmente un approccio corretto alla valutazione del cuoco, certamente limitante alla valutazione del ristoratore. È fuori dubbio che “l’esperienza” la si può vivere nel sottopasso di una metropolitana di Tokyo quanto nella terrazza vista infinito, e noi abbiamo sempre dichiarato come i nostri voti siano legati solo ed esclusivamente alla cucina. Ciò non toglie che, nello spazio dedicato alla cronaca, ci siano dettagli che non possono passare inosservati.
Questo luogo ha una magia talmente unica che sarebbe il caso di parlare di “Esperienza Signum”: qui la bellezza ha preso casa. Una bellezza strabordante, che sembra risplendere ovunque: nella maestosa natura che avvolge il cliente in un morbido abbraccio lisergico, nei dettagli di gusto sparsi ovunque in questa grande casa aperta al mondo, nei sorrisi delle persone che sono sempre e comunque il valore aggiunto di qualunque impresa di successo. Non puoi fare ospitalità se non ami quello che stai facendo, non puoi fingere di essere quello che non sei: qui al Signum si percepisce l’orgoglio di fare parte di un meccanismo perfettamente oliato vivendo il piacere di dimostrare a chiunque venga da fuori Malfa cosa si è in grado di fare, in questo luogo.
La bellezza di uno straordinario cocktail di Raffaele Caruso, da gustare mentre il rosso del cielo avvolge piano piano Stromboli e Panarea. La bellezza dei profumi delle piante, che reclamano il loro spazio all’interno di questi giardini digradanti verso il mare. La bellezza dell’ospitalità di una famiglia che sembra nata per fare questo e, poi, la bellezza di una cucina che è perfettamente integrata in questo contesto, né troppo avanti né troppo indietro, elegante, misurata e gustosa, tassello imprescindibile dell’Esperienza Signum.
Ogni tassello del mosaico è al posto giusto
Martina Caruso ha compreso l’importanza del gesto e del racconto (vedi il servizio iniziale dei pomodori direttamente al tavolo, estratti dal barattolo e tagliati per il servizio) senza perdere di vista il gusto e l’identità di una proposta in coerenza con tutta l’offerta dell’hotel. Rispetto degli ingredienti, da manipolare il meno possibile, e concentrazione dei sapori. Quasi un manifesto di questo credo la murena alla brace servita con olio, limone e origano: il lusso della semplicità, perché non sempre le sovrastrutture hanno motivo di esistere.
Il tonno con fichi e finocchietto è un altro inno alla semplicità apparente, alla potenza degli ingredienti, summa di una proposta che sta acquisendo maturità, quella di Martina Caruso, che appare sempre più consapevole dell’obiettivo a cui puntare, dei tasti da toccare, con più convinzione per fare parte di un disegno che va ben oltre le 4 mura della sua cucina.
In tutto questo, non è per niente banale l’apporto di Luca Caruso: grande patron e grande uomo di sala. La sua proposta di vino al calice meriterebbe un premio: un viaggio di scoperta nella cultura e nell’identità del vino, con un giusto occhio di riguardo per le produzioni eoliane.
Tanti piccoli e fondamentali dettagli, tasselli di una delle migliori esperienze di ospitalità che si possano fare oggi in Italia: “Esperienza Signum”, per l’appunto.