Tre annate del mito Florio
La storia del Marsala è fatta soprattutto di attesa. Era il 1833, quando le cantine Florio vennero edificate sulle sponde siciliane di Marsala, là dove il Mar Mediterraneo sfiora delicatamente il Mar Tirreno segnando un confine indefinito. Erano cantine ampie, spaziose, atte ad ospitare botti grandi o grandissime, fra le quali correva sinuosa la brezza del mare. Il respiro di esso trapassava il legno e si mescolava al vino. Dentro quelle botti ai limiti del secolare si agitava silenziosa una vita avviluppata, contorta, intricata. Dentro quelle botti ha risuonato il timbro dei passi umani che hanno percorso avanti e indietro le superfici rivestite di tufo, e la loro cadenza ha dettato lo scorrere di un tempo lento. Il vino contenuto in esse ha attraversato le generazioni, tanto da rappresentare un’eredità a metà fra il materiale e l’immateriale, consegnata di padre in figlio come si farebbe per gli effetti personali legati a ricordi nitidi.
Sono state le particolarissime condizioni pedoclimatiche di Marsala a permettere l’esistenza di tutto questo ed è stata la lungimiranza dei Florio a permettere la nascita del mito. A Marsala i terreni sono aridi, piuttosto argillosi, con scarsa capacità di drenaggio; la radiazione luminosa intensa e le forti escursioni termiche, unitamente al vento di scirocco, fanno il resto, definendo le condizioni migliori per coltivare uve come il grillo, il catarratto e l’inzolia ed esaltarne la ricchezza in tannini, polifenoli e tutte quelle sostanze che servono per garantire una lenta ossidazione nelle botti scolme. L’aggiunta di alcol – sotto forma di mistella, ossia del mosto precedentemente tenuto da parte e in seguito alcolizzato – prevista nella vinificazione del Marsala, va ad intensificare la caratterizzazione aromatica ossidativa in cui spiccano soprattutto i profumi aldeidici.
I Florio hanno tratto da quelle grandi botti numerose tipologie di Marsala, diversificate sulla base delle ossidazioni, del residuo zuccherino e degli affinamenti. Fra le varie etichette, una su tutte racconta la storia del vino Marsala e della famiglia Florio, oggi custodita dal gruppo Duca di Salaparuta che acquistò le cantine Florio nel 1998. È il Marsala Riserva Aegusa – nome con cui gli antichi greci identificavano l’isola di Favignana, simile al profilo di una farfalla – proveniente da tempi lontani che hanno visto l’avvicendarsi di storie e di vite. Una particolare verticale di tre annate va a narrare uno spaccato di storia dell’uomo, di vita del vino e di personalità del Marsala Florio.
Marsala Riserva “Aegusa” 1974
Ha un colore ambrato, intenso ma dotato di grande vivacità. Rotea nel bicchiere con la pacatezza di chi si prende il suo tempo, come in una sorta di voluta suspance. I margini sono ingialliti, assottigliati dal tempo nelle loro densità cromatiche. L’inaspettato profilo del naso si introduce con una nota ferrosa, che apre in seguito a tracce di caffè, caramello, miele e spunti balsamici di eucalipto. Dopo poco affiora la nota pungente dell’agrume e del tamarindoIl tamarindo o "dattero dell'India", è un albero tropicale della famiglia delle Fabaceae, originario dell'Africa Orientale, ma ora presente in aree tropicali asiatiche e dell'America Latina. È l'unica specie del genere Tamarindus. Il tamarindo è utilizzato per l'alimentazione, per scopi ornamentali e anche per le sue proprietà medicinali.I frutti del tamarindo sono commestibili. La polpa dei frutti acerbi è molto... Leggi, con una suggestione antica di fiori essiccati. Al palato si fa conoscere per la consistenza avvolgente, per l’incedere carezzevole bilanciato dalla nota lievemente amaricante di propoli. Una straordinaria impronta terrosa gli dona nerbo e spessore gustativo, che riporta alla polvere di cacao, alle spezie ed al caffè. Svela la storia di una personalità ormai unita e coesa, come fosse matura e consapevole, armonizzata nelle sue parti e resa pura personalità.
Marsala Riserva “Aegusa” 1964
L’eleganza e il carattere. Questo sarebbe il suo titolo, questo è Aegusa 1964. Il naso scalpitante corre rapidamente dalla propoli all’eucalipto, dal tabacco maturo alla corniola sotto spirito, dal cioccolato fondente al miele balsamico, per sfumare su un connubio indefinito di china, rabarbaro e agrume. Il timbro terroso del palato si esplicita nel coinvolgente ricordo di castagne, raffinato nella sottile linea iodata che incide un profilo di classe. La sua complessità parla di un carattere denso, forte, intenso, ancora veemente. Lo testimonia la freschezza, lo testimonia l’impatto gustativo; lo dimostra un’impossibilità alla scomposizione, come tutte le personalità vivaci e sovrabbondanti.
Marsala Riserva “Aegusa” 1952
L’apoteosi di ciò che significa personalità densa. Il bouquet olfattivo stupisce con la presenza di una freschezza già percepibile nelle note piacevolmente acidule di uva spina e ananas. Emergono le spezie indiane, il curryCon il termine curry in italiano si intende una varietà di miscele di spezie pestate nel mortaio, in uso principalmente nel sud-est asiatico. Le spezie utilizzate possono variare notevolmente e, a seconda di quelle dominanti, possono cambiare il colore e la piccantezza della miscela. In India l'equivalente italiano della parola curry è masala, del quale ne esistono decine di varietà,... Leggi, il cardamomo e lo zenzeroLo zenzero (Zingiber officinale Roscoe, 1807) è una pianta erbacea delle Zingiberaceae (la stessa famiglia del Cardamomo) originaria dell'Estremo Oriente. Coltivata in tutta la fascia tropicale e subtropicale, è provvista di rizoma carnoso e densamente ramificato dal quale si dipartono sia lunghi fusti sterili e cavi, formati da foglie lanceolate inguainanti, sia corti scapi fertili, portanti fiori giallo-verdastri con macchie... Leggi; affiora il tabacco, il tamarindo e ancora l’agrume. Lo sfondo ripropone la sfumatura terrosa che caratterizza tutti questi tre Marsala, presentandosi, qui, attraverso l’impronta della vinaccia e del caffè appena macinato. La propoli e il caramello introducono l’espressione gustativa, dove esiste un equilibrio artistico tra la freschezza e la morbidezza. È ancora vivo, sprizzante di una vita che non lo ha appesantito ma al contrario lo ha reso scattante, energicamente proteso in un tempo ancora da trascorrere.