La quintessenza della finezza
Si è svolta poco tempo fa in quel di Modena – precisamente, nel ristorante il Luppolo e l’Uva – una strepitosa verticale di sei grandi annate del Grand Cru Chevalier-Montrachet del Domaine Leflaive: le annate 2010, 2002, 2001, 2000, 1999 e 1996.
I vini firmati da Anne-Claude Leflaive, scomparsa prematuramente nel 2015, non si dimenticano. Sono speciali, come era speciale lei. Anne-Claude prese in mano agli inizi degli anni ’90 la conduzione del Domaine Leflaive, azienda già notissima a quel tempo. Specializzata nella produzione dei più grandi bianchi di Borgogna, vinifica quasi tutti i Grand Cru – ad eccezione del solo Criots-Bâtard-Montrachet – e i principali Premier Cru della zona di Puligny. Un’azienda che alla guida necessitava (e necessita) non solo di grandi capacità in vigna e in cantina, ma anche di eccezionali doti umane, vista la quantità di membri della famiglia che hanno quote nella proprietà.
Con la collaborazione di Pierre Morey prima e di Eric Rémy poi, Anne-Claude decise di adottare senza compromessi la conduzione biodinamica delle vigne, per preservare al massimo il carattere del territorio e del vino. Grazie al suo entusiasmo, a quel suo particolare carisma, alla capacità comunicativa che privilegiava sempre la modalità del dialogo e a una passione incrollabile, Anne-Claude ha avuto il merito di aver reso popolare il metodo biodinamico non solo fra i produttori, ma anche fra i consumatori e collezionisti, che hanno iniziato ad apprezzarlo e a rispettarlo. Non facile impresa, questa, poichè in tale periodo storico la biodinamica era guardata di sbieco, con un certo sospetto e un certo scetticismo. Ciò che, allora, era considerato troppo radicale o persino tendente al mistico, oggi sta diventando uno standard per tanti blasonati Domaine in Borgogna, anche grazie a questa donna ricca di talento e di passione. Fu proprio per questa passione che Anne-Claude fondò a Puligny il programma formativo “Ecole du Vin et des Terroirs”, allo scopo di divulgare e insegnare l’amore per la natura applicandolo alla vite e al vino.
Con un minimo di azzardo si può affermare che nei vini del Domaine Leflaive più che la mano del produttore – molto presente ad esempio nei vini di Lalou Bize-Leroy o in quelli di Coche-Dury, per citare alcune delle massime espressioni di vini bianchi del Pianeta – emergono al meglio le caratteristiche uniche dell’annata e del cosiddetto climat, ovvero della specifica parcella su cui è posizionata la vigna. E così, se i Bâtard-Montrachet spiccano per la loro opulenza e i Montrachet per il perfetto mix tra grassezza e finezza, il Chevalier-Montrachet risponde a tutti coloro che in uno Chardonnay cercano delicatezza, femminilità ed eleganza.
Appuntamento a Modena, quindi, nella bella cornice del ristorante il Luppolo e l’Uva, per una spettacolare verticale di Chevalier-Montrachet. Stefano Corghi, chef nonché patron del locale, ha nobilitato la degustazione con alcuni piatti che hanno messo in luce l’eccellente qualità delle materie prime da lui selezionate e una tecnica di preparazione impeccabile. Tra una capasanta e un tonno rosso, va ricordato fra tutti un sontuoso piatto di tagliatelle con fondo di ossa di faraona e relativi fegatini, che da solo valeva il viaggio.
E veniamo alla degustazione.
2010
Iniziamo con il 2010. L’aspetto è ancora giovane. Il naso di verbena, lime e fiori bianchi con note di gesso e salsedine marina prelude a un attacco morbido che trova, per contrasto, una perfetta chiusura acida capace di donare freschezza al vino. Il palato è arricchito da una finissima salinità che rende il sorso teso e vibrante. Fine, elegante e dotato di finale lunghissimo con un piacevole retrogusto di frutti esotici. È un gran vino, perfetta espressione di una strepitosa annata.
2002
Il 2002 ha un colore giallo dorato e un profumo di fiori bianchi, buccia di arancia e frutta tropicale, con tracce di vaniglia. L’attacco è ricco e controbilanciato da una buona acidità. È un vino dotato di un certo volume, la cui retrolfazione lascia un sentore di albicocca, pesca gialla e miele, che ricorda le annate con un po’ di botrytis. Opulento e molto ricco, per essere uno Chevalier-Montrachet. Il lungo finale lascia un piacevole ricordo dolce e speziato, determinando le sfumature di un vino che rappresenta alla perfezione l’annata.
2001
Con il profumo intenso di iodio, fiori bianchi, menta, buccia di limone e pasta di mandorle, il 2001 è un vero invito alla beva. Teso, sapido, verticale, fine e, in una parola, equilibrato. È forse il vino più pronto della batteria, perfetto da bere ora. Piace tanto a tutti.
2000
Il 2000 si presenta con un naso di salsedine marina, buccia di lime e fiori di camomilla, rifinito da una nota di menta e peperone giallo. In bocca è un vino ancora giovane, sapido, teso e verticale. Una bella sorpresa.
1999
Il 1999 non tradisce l’aspettativa. Pasta di mandorle, burro, fiori di arancio, menta e miele di acacia al naso; volume, dolcezza di attacco e acidità salina al palato. È ricco ma comunque teso e verticale, probabilmente al suo apice. Opulento, espressivo, dal finale lunghissimo e un retrogusto che ricorda il succo d’ananas. Riflette perfettamente la grande annata.
1996
E terminiamo con l’attesissimo 1996. La bottiglia è perfetta. Il colore è ancora da giovanotto, il profumo è complesso e intenso. La nota di riduzione, leggermente sulfurea, che si era avvertita all’apertura della bottiglia scompare dopo aver roteato lievemente il bicchiere, lasciando spazio ai profumi di fiori di arancio, buccia di lime e mandorle ai quali fa eco una leggera nota affumicata. Complesso e ancora molto giovane in bocca, si esprime con perfetto equilibrio tra dolcezza e acidità, con una nota sapida che garantisce allungo e precisione. Lascia un retrogusto di frutta tropicale nel suo finale lunghissimo. Valorizza l’attesa e spinge verso la curiosità di un ulteriore assaggio in futuro. Chiunque ne avrà il privilegio, sarà un fortunato.
Dobbiamo all’amico Paolo, alla passione con cui negli anni ha saputo selezionare (e accaparrarsi!) le bottiglie del Domaine Leflaive e alla cura con cui le ha conservate nella sua cantina, l’opportunità di aver assaporato bottiglie assolutamente perfette e di annate strepitose, per un’esperienza degustativa indimenticabile. Grazie Paolo.