Valutazione
Pregi
- Il progetto di approvvigionamento autarchico che sta per prendere vita.
Difetti
- Ci sono ancora alcune imprecisioni tecniche e concettuali.
- La gestione della temperatura della sala da rivedere.
Il nuovo corso dei Tre Cristi di Milano
Tutto è successo in una notte. Come nei migliori gialli, di punto in bianco avviene il colpo di scena, l’accadimento che stravolge il corso degli eventi. Il cambio del timoniere della cucina del ristorante Tre Cristi è avvenuto così e allo chef Dario Pisani è subentrato Franco Aliberti: classe ’85 e una formazione da pasticcere affinata dietro i fornelli di insegne prestigiose.
Anima e cuore nel nuovo progetto, Aliberti ha ordito il nuovo corso dei Tre Cristi partendo da un’idea di fondo: semplicità, essenza, esaltazione del prodotto ancor più che della tecnica. E difatti, nei suoi piatti si combinano uno, due, massimo tre ingredienti al fine di nobilitare il lavoro di Madre Natura con cura… francescana, e non è un caso che, in futuro, il suo progetto preveda un approvvigionamento quasi completamente autarchico con la rilevazione di una cascina alle porte di Milano.
Tutto parte dal prodotto
100% zucca, per esempio, sfrutta tutti gli elementi della cucurbitacea – polpa, semi e buccia – e, lavorandoli con tecniche eterogenee compone un piatto in cui la nota dolce è sostenuta dalle acidità delle fermentazioni e bilanciata dal contraltare affumicato/sapido. Discorso differente, però, investe molti altri passaggi del menù che sono sembrati fin troppo semplici da un punto di vista sia concettuale che esecutivo.
Il punto più alto è rappresentato dai dessert e, in particolare, da Mela che, senza zuccheri aggiunti, concentra e interpreta il frutto dando vita a diverse lavorazioni – sbrisolona, mousse e composta – con relative consistenze e sfumature aromatiche. Un lavoro di cesello, di studio approfondito e di esimia concentrazione gustativa che mostra come Aliberti abbia nelle sue corde la capacità di capire gli ingredienti e di saperli esaltare.
Ciò detto, bisogna riconoscere che la cena è stata caratterizzata da alti e bassi e benché si possa già lodare una certa coerenza architettonica si nota anche un non sempre adeguato raggiungimento delle intensità e profondità gustative ricercate.
Nulla di irrisolvibile, anzi, il progetto è già promettente e certamente molto ambizioso. Noi lo terremo d’occhio!
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