Besame Mucho
Valutazione
Pregi
- L'ubicazione e la location.
- l'apertura annuale, 7 giorni su 7.
Difetti
- I prezzi, altini.
- Il servizio, qualche volta in affanno.
A Milano, la crescita esponenziale della ristorazione -a tutti i livelli di qualità- alla quale abbiamo assistito negli ultimi due anni, è uno dei più tangibili lasciti dell’ultima Esposizione Universale.
Un vorticoso movimento tra aperture, chiusure e trasferimenti di grandi chef, grandi tavole, concept di tendenza. Il movimento sotto il cielo meneghino ha visto la nascita di tavole etniche di qualità di cui, fino a poco più di un anno fa, non v’era traccia alcuna.
C’è chi ha fatto di Expo un punto di partenza, trasferendo marchio e concetto dalla periferia in uno dei nuovi e affascinanti scorci del centro della città.
Con che scelta? Tra tante, la più intrigante era quella di dare lustro alla variegata cucina mesoamericana che, ormai è fatto notorio, rappresenta con quella sudamericana una delle nuove frontiere della gastronomia mondiale.
Vuoi per il ventaglio di prodotti, vuoi per il risvolto complesso del gusto tradizionale, con il quale ricorrono i sapori della cucina di strada, vuoi perché in Italia si è dato sempre importanza ai numeri, senza mai pensare al binomio tra questi e la qualità di determinate cucine.
Forse è stato l’insieme di tutti questi fattori, oltre ovviamente al business, che ha spinto Sandro Landucci, imprenditore italo-messicano, a replicare in pianta stabile, con l’idea che “squadra che vince non si cambia”, il progetto temporaneo che durante Expo era capace di macinare, tra ristorante e taco bar, poco meno di quattromila coperti al giorno.
L’investimento, si vede, è stato importante. Il locale è molto bello, oltre che spazioso e luminoso, alla base di Torre Solaria con vista sull’avveniristico quartiere di Porta Nuova e delle Varesine, e una grande cucina aperta. Location impreziosita da un design originale e assolutamente centrato (affascinanti le famose sedie Acapulco che tappezzano il soffitto).
Una buona margarita, una tequila o un mezcal sono un consigliato preludio a quelli che sono pezzi forti della cucina messicana.
Non si parla esclusivamente di tacosI tacos sono delle tortilla messicane piegate su loro stesse, fatte con farina di mais o di frumento (Nord), contenenti condimenti di vari tipi. Esistono due tipi di taco ben distinti. Il taco tradizionale messicano utilizza tortilla di mais o di frumento morbide, unte nel sugo del ripieno e scaldate brevemente, mentre quelle comuni in altri paesi usano tortillas fritte... Leggi, burritos, nachos, fajitas e churros, ma di piatti più creativi che, al contempo, restano saldamente ancorati ai sapori della tradizione messicana.
A quanto pare non ci sarà un resident chef ma una girandola di grandi cuochi che, come ad Expo, si alterneranno proponendo piatti d’autore, durante periodi diversi.
Durante le nostre visite abbiamo conosciuto la cucina di Mario Espinosa, poco più di trent’anni, ex collaboratore del grande Enrique Olvera (“Pujol”), con esperienza dai fratelli Roca.
Più che la materia prima, dalla quale ci aspettavamo molto di più, c’è piaciuta la tecnica, assolutamente calibrata, e il controllato utilizzo delle salse che accompagnano tutte le preparazioni.
Un buon maialino confit, oltre le cotture dei pesci, sono i tratti distintivi della nostra esperienza.
I tacos sono buoni (meglio quelli di carne), la tostada con tonno, avocado e matcha di livello leggermente superiore così come le salse di accompagnamento.
Deludono invece i dolci, dall’esecuzione troppo scolastica ed estremamente banali, anche considerata la fascia di prezzo in cui si colloca il ristorante.
Il servizio è volenteroso, sorridente e gentile, ma il peso dei tanti coperti si fa sentire: alle volte capita che si crei un po’ di confusione, tanto a livello di tempistiche della cucina, quanto nelle incomprensioni, constatate più volte, nelle ordinazioni.
Il prezzo è più alto rispetto ai classici ristoranti messicani del panorama nazionale, ma a giustificarlo ci sono la location e la cura delle preparazioni che proiettano questa tavola etnica in un campionato di livello decisamente superiore.
E’ da apprezzare l’apertura a pranzo e cena, sette giorni su sette, per tutto l’anno.
Nell’attesa di una positiva evoluzione, consigliamo di provare il Besame Mucho prenotando un posto alla taqueria (al bancone), assaggiando qualche tacos o le tostada e pasteggiando con i buoni cocktails o con la più tradizionale birra: a nostro avviso è questa la formula ideale (nonché la più economica) per massimizzare la soddisfazione dell’avventore.
Purea di fagioli.
Salsa piccante.
Nachos.
Lime.
Tostada con tonno, avocado ed (evanescente) salsa matcha.
Taco di pesce del giorno.
Gli ottimi tacos al pastor (con maiale cotto nello strutto).
Enchiladas di branzino.
Filetto di branzino, insalata di verza mista e maioneseLa maionese (dal francese mayonnaise o dal catalano maonesa) è una salsa madre, cremosa e omogenea, generalmente di colore bianco o giallo pallido, che viene consumata fredda. Si tratta di un'emulsione stabile di olio vegetale, con tuorlo d'uovo come emulsionante, e aromatizzato con aceto o succo di limone (che aiuta l'emulsionamento). La ricetta tradizionale prevede l'uso di olio d'oliva e... Leggi al peperoncino habanero. Tecnicamente ben fatto.
Maialino confit, avocado e nachos con formaggio fresco. Una preparazione davvero gustosa.
Churros tradizionali.
E i deludenti bunuelos.
Perfetta Margarita.