Passione Gourmet I discepoli di Ferran Adrià e il magico Disfrutar - Passione Gourmet

Disfrutar

Ristorante
Carrer de Villarroel 163, 08036 Barcellona
Chef Mateu Casañas, Oriol Castro, Eduard Xatruch
Recensito da Leonardo Casaleno

Valutazione

18/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • L’incarnazione attuale del pensiero de elBulli.
  • Un servizio pressoché perfetto.

Difetti

  • L’ingresso sacrificato.
  • È chiuso il sabato.
  • Qualche difficoltà nella prenotazione.
Visitato il 01-2019

Dalle prime linee de elBulli un ristorante che persegue un unico obiettivo: far godere i propri clienti

Disfrutar, nomen omen, vuol dire “godere”.
In quattro anni questo ristorante si è imposto sulla scena gastronomica mondiale vantando uno dei pedigree più creativi. Una sorta di capitolo secondo dell’inimitabile era elBulli: non a caso, super operativi al pass come pochi altri a questi livelli, Oriol Castro ed Eduard Xatruch (con il terzo componente Mateu Casañas a supervisione del più informale Compatir a Cadeques) sono stati in prima linea, forse ancor più di Albert Adrià, a contribuire al processo creativo di Ferran Adrià fino al 2011. Non parliamo di semplici alumni ma di geniali menti innovatrici, che vedono ancora oggi lontano l’obiettivo da raggiungere con la loro arte creativa. Lo dimostra il fatto che, una volta ripartiti, dopo una breve pausa per resettare le idee, non si sono più fermati.

Disfrutar è un ristorante al contempo magico e informale, in cui tutti i commensali rimangono felicemente estasiati ad ogni assaggio, tra effetti speciali mai fini a se stessi, momenti divertenti ma anche didattici che generano l’equazione perfetta della felicità: tempo/divertimento, qui a vette altissime. Il tutto, avendo come basi sostanziali intensità e precisione maniacale per grandi classici della cucina (in verità ancora recentissimi) che lasciano sensazioni indelebili nella memoria.

Puro godimento e ritmo serrato per mente e palato

Come la sua interpretazione della pasta al pesto che, sorvolando sulla tecnica utilizzata, si arricchisce di ingredienti italici come il guanciale, dal sapore complementare a quello dell’anguilla, e del pistacchio. O ancora, una carbonara di “maccaroni” molecolari dalla consistenza tutt’altro che scontata che in stagione viene impreziosita da un profumatissimo tartufo d’Alba. Splendida la quenelle di ceviche che è la quintessenza stessa del Perù o la stratosferica rivisitazione della Gilda, il più famoso tra i pinchos baschi.

Chi pensa che si tratti di una cucina ruffiana commette un errore immenso: piuttosto, è una cucina trasversale che ha un grado di comprensione altissimo  e il cui punto di forza è la totale assenza di passi falsi, imprecisioni o inesattezze. Invero, si tratta di un percorso impegnativo e sostanzioso, certamente, ma gli stimoli che lo sostengono sono tanti e tali da concentrarne la potenza espressiva con grande senso della misura.

Coerente anche la location, che se non attrae per particolari dettagli di design come spesso accade nei grandi ristoranti spagnoli, ha comunque una sua morfologia evocativa. L’ingresso si ispira al ferro battuto del mercato rionale di Ninot e la ceramica richiama, cromaticamente, Joan Miró. Il corridoio centrale, realizzato in ceramica coi colori e le trame dell’argilla, attraversa la cucina completamente visibile e conduce alla luminosa sala da pranzo principale che rimanda ai piccoli villaggi di pescatori.

Il servizio di sala, dulcis in fundo, funziona come un orologio svizzero mostrandosi estremamente professionale, preparato ed empatico.

La carta dei vini? Anche quella è interessantissima, ma personalmente abbiamo preferito lasciare ampio spazio ai protagonisti assoluti di questa giostra: i piatti del trio delle meraviglie Castro-Xatruch-Casañas che hanno anche il pregio d’essere concepiti come mangia e bevi.

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