Passione Gourmet Nobu, Nobu Matsuhisa, Cape Town South Africa, Fabio Fiorillo

Nobu Cape Town

Ristorante
Dock Road, Victoria and Alfred Waterfront, Cape Town
Chef Nobu Matsuhisa
Recensito da Fabio Fiorillo

Valutazione

13/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Materia prima selezionata

Difetti

  • Il servizio
Visitato il 09-2012

Benevenuti nella galassia Nobu, anche a Cape Town, ultima gemma della sua corona.
Matsuhisa è un imprenditore prima che uno chef. Come pochi altri cucinieri al mondo (pensiamo a Ramsay, a Ducasse, per altri versi al buon Jamie Oliver) è riuscito a creare un vero impero della ristorazione, estesosi nel giro di pochi anni a macchia d’olio, presente, ad oggi, con venticinque ristoranti in ben ventuno città, quasi un record.
Ma ciò che più conta è che il suo nome è sinonimo di cucina giapponese di buona qualità, ovunque nel mondo.
Nemo propheta in patria, però. Nobu ha fatto fortuna oltreoceano, dapprima lavorando per alcuni anni a Lima (evidenti sono le influenze di cucina peruviana nei suoi menu), poi trasferendosi in Alaska ed a Los Angeles, dove è stato consacrato sull’altare dei grandi chef.
Noi che delle creature di Nobu ne abbiamo visitate alcune, possiamo affermare che è riuscito a consolidare uno standard qualitativo accettabile, in alcuni casi buono (pensiamo alla Grande Mela), mai insufficiente.
Indubbiamente la diffusione capillare dei locali di Nobu ha i suoi risvolti negativi. Lui, globetrotter, non ha il dono dell’ubiquità e non riesce sempre a sovrintendere perfettamente alla gestione delle sue attività.
Può, quindi, accadere che il servizio sia distaccato, per non dire infastidito, o che qualche piatto esca dalla cucina senza le dovute accortezze.
La nostra esperienza sudafricana ha evidenziato tali pecche, ma anche che la selezione della materia prima è decisamente accurata.
La cucina di Matsuhisa non è giapponese tout court, ma notevoli influenze sudamericane ed orientali la pervadono, probabilmente il termine “fusion” è il più appropriato a descriverla; non potrebbe essere altrimenti per un cittadino del mondo.
Al piano terra del One&Only Waterfront, la sala open è ben arredata con legni scuri ed enormi lampadari, anche se è desolatamente vuota. Pochissimi i tavoli occupati. Ciò nonostante il personale di sala è riuscito a farci notare il suo disinteresse. Peccato.
La carta è dispersiva, un centinaio le preparazioni disponibili. Disorientati, con un maitre assai poco prodigo di consigli, decidiamo di puntare sull’omakase, lo “chef fai tu” in chiave nipponica.
Molte spezie, peperoncino a farla da padrone in un paio di portate, e grande freschezza, con scarso utilizzo di grassi.
Qualche spunto interessante come il white fish, verdure di stagione e piacevole “dressing” allo Champagne, o la “oyster ceviche”, ma ci saremmo aspettati di più dal sushi, servito a temperatura non corretta.
Un’esperienza tutto sommato soddisfacente, ma il rapporto spesa/felicità non è ottimale. Certo il nome si paga, ed i prezzi sono in linea con quelli dell’alta ristorazione locale.
E Nobu Cape Town non fa eccezione.

Edamame (fagioli di soia).

White fish, verdure crude, champagne dressing.

Ceviche di ostrica, tataki di yellowfin, branzino con salsa “Las Vegas”. Trittico dalle mille sfumature.

Sogliola fritta, aceto, salsa al peperoncino. Carni sode e saporite, peccato per il chilli, saturante.

Manzo, funghi shitake, foie gras, salsa alla soia. Preparazione piaciona che strizza l’occhio alla danarosa clientela che frequenta Nobu.

Sushi, o quel che rimane… la foto è riuscita ad immortalare solo lo yellowfin, la forchetta questa volta è stata più veloce. Scampo, capasanta, marlin e tonno completavano la composizione.

Sfera di cioccolato con gelato alla vaniglia, granola. Discreta chiusura dolce.

Cioccolata calda che fonde la sfera.

S’intravede il gelato.

Cape Town e la Table Mountain dal Waterfront.

2 Commenti.

  • Ziobilly15 Novembre 2012

    Poco copiata quella sfera di cioccolata #Cuttaia

  • andrea24 Novembre 2012

    oddio la sfera ormai "la fa chiunque"!

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