Acquolina, Roma. Giulio Terrinoni. Di Norbert

VALUTAZIONE

Cucina Classica

15/20

PREGI
DIFETTI

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Recensione ristorante.

Collina Fleming.
Siamo strategicamente lontani dal centro, o dai centri, di Roma.
La zona è residenziale e tranquilla, ma il suo maggior fascino risiede secondo me nell’essere più vicina alle vie di fuga dalla città eterna che non ai luoghi più tradizionalmente deputati alla movida mangereccia, cittadina.
Qui o ci si abita o si deve venire apposta.
In una delle strade più tranquille ed anonime del quartiere Giulio Terrinoni ha scelto, insieme al suo socio Angelo Troiani, il terreno d’elezione per presentare la sua idea di cucina ittica in cui la carne è completamente bandita, fatto curioso se si pensa che lo chef è originario di Fiuggi, piena Ciociaria, una delle zone gastronomicamente più terricole del Lazio, dove ha cominciato ad esercitare la professione nel locale di famiglia. O forse, dopotutto, non è curioso affatto vista l’evidente affinità elettiva che dimostra per tutto ciò che è legato al mare. Nel suo piacevolissimo ristorante la materia prima, per lo più proveniente da Civitavecchia, è trattata con i guanti bianchi e quasi sempre esaltata a dovere.
Una menzione alla carta dei vini variegata ed accessibile su Italia ed oltralpe, quanto basta per passare una piacevole serata. Le nostre scelte? Chassagne-Montrachet “les Baudines” 2004 di Henry Boillot ed un grande village: il Meursault 2001 di Louis Latour.

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Dei tre menù degustazione la scelta è caduta su “avete fatto 13”, in modo da avere un’idea la più ampia possibile sulla cucina dello chef.
Interessante l’inizio,

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con arancino di risotto alla pescatora, bottarga di ombrina con creme fraiche ed un’ottima cozza in pasta kataifi. Si prosegue con il pesce bandiera

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con cannolo di panzanella ripieno di ricotta e basilico. Squisita e fresca la zuppetta

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a base di lattuga di mare, salicornia ed una punta di ostrica con maccarello, ombrina, merluzzo e gamberi, mentre è di ormai ordinaria e consolidata presenza in ogni menù ittico il buon battuto di gamberi

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guarnito da un’insalata di frutta ed un tocco di olio piccante.
Ottima la tartare di ombrina

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con mandorle tostate e pomodoro confit. Il tenue dolciastro del crudo si accompagna bene al sentore tostato del frutto, col finocchio come ulteriore alleggerimento e punta acida di aceto balsamico (non esattamente di acetaie modenesi). Di buona fattura l‘assaggio dell’inconsueta coppa di testa di rana pescatrice

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servita tiepida con tartufo nero, cipolla di Tropea ed una piccola noce di pompelmo. Meno interessante il polpo verace

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con cipolla, crema di borlotti e porcini arrosto. Del fritto in tempura

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con gamberetti, moscardini, alice in crosta di pistacchio ricordo con piacere l’oliva ascolana con merluzzo e, soprattutto, l’ottimo gelato al peperone in agrodolce (mentre più anonime sono le salse al frutto della passione ed ai fichi e zenzero).
Piacevole il tortino di baccalà e patate

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con tartufo, cipolla in tempura e una bagna cauda elegante ed alleggerita in modo da essere funzionale all’omogeneità del piatto senza prevaricare.
Più interlocutori i ravioli di cefalo cerino,

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ortaggi e cozze corredati da un sugo di impepata che non li sostiene adeguatamente. Meglio, in quanto a concentrazione, i più scontati vermicelli

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con bottarga di muggine, friggitelli e lupini.
A chiudere la carrellata un notevole filetto di spigola

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all’acqua di mare, dalla cottura perfetta con pleonastici e modaioli gamberi.
Dopo un onesto tiramisù

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con biscotto all’olio extravergine d’oliva ed un raviolo

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con ricotta e visciole, liquirizia e crumble al cioccolato, in cui certamente la freschezza della ricotta non viene esaltata dalla preparazione, si chiude con un’ottima bavarese alle fragole

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con cialda alle mandorle e riduzione di lampone.
Detto che, rigorosamente, oltre alla carne qui non servono il tonno come protesta contro gli abusi di cui questo pesce è stato vittima nel corso degli anni, aggiungo che la valutazione è assolutamente piena e proiettata verso la soglia dell’eccellenza che per me è rappresentata dal sedici ventesimi.

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il pregio: una delle poche certezze della capitale.

il difetto: la scalinata che separa le due sale.

Acquolina, hostaria in Roma
Via Antonio Serra 60
Tel 063337192
Chiuso domenica.
Menù degustazione : Adagio con gusto (80 euro), Avete fatto 13….(100 euro), I primi della classe (65 euro).
Alla carta circa 90 euro.

www.acquolinahostaria.it

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Visitato nel mese di luglio 2010

Norbert

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4 Comments

  1. blakongo ha detto:

    ottima recensione…come sempre su questo sito!
    ma è sbagliato il link…

    un saluto

  2. Maz ha detto:

    Ma i voti che fine hanno fatto?

  3. Luca ha detto:

    Proverò grazie del consiglio, ottima descrizione

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