Aroma

Oscar Wilde diceva che poteva resistere a tutto tranne che alle tentazioni.
Ebbene il desiderio di appagamento estetico, ancor più che esclusivamente gourmet, rappresenta talvolta una di quelle lusinghe a cui è inevitabile cedere.
In un luogo meraviglioso come Roma poi le occasioni di fare un bagno nella bellezza pura sono diverse. Pochissime città hanno però la capacità di stimolare anche l’interesse gourmet e così, troppo spesso, si desiste aspettando occasioni migliori.
Ecco però che le circostanze ci vengono incontro: Palazzo Manfredi, da poco entrato nella prestigiosa catena dei Realais & Chateaux, dettaglio non trascurabile visti i rigidi criteri di ammissione riguardo a qualità dell’hotellerie, eleganza, lusso e, non da ultimo, l’aspetto squisitamente gastronomico.
Lo chef Giuseppe Di Iorio, dopo diversi anni spesi a Londra al Grosvenor e al Mirabelle di Roma, è un solido professionista oggi titolare di una cucina di valore concreto, che, per fortuna, non delega il suo appeal solo al fascino indiscutibile della splendida vista sul Colosseo o della domus Aurea del parco del colle Oppio. Ecco che in tanto armonico sfarzo del roof di questo piccolo Relais c’è anche un’offerta gastronomica nitida e internazionalmente rassicurante.
La clientela è per lo più straniera e lo staff, giustamente, si adopera per fornire alla pomposa scenografia un coerente e professionale riscontro nei piatti offerti. Ogni pietanza è concepita ed eseguita con saggezza e competente perizia, in modo da garantire il giusto comfort, senza mai uscire dai sicuri cardini di una ristorazione d’albergo di livello.
Certo, di conseguenza, il guizzo e la personalità non fanno parte del corredo gastronomico del locale, ma, come detto, sarebbero facilmente fuori contesto.
Così, perdonate alcune pecche come improbabili tagliolini serviti col filetto di vitello o uno zabaione che accompagna infelicemente le cappesante, tutto sommato l’esperienza, al netto di un rapporto qualità prezzo che inevitabilmente tiene conto della location, è un compromesso accettabilissimo tra la legittima aspirazione per una cucina affidabile e il cadre straordinario che ne fa da contorno.

Mise en place vista Colosseo

Capesante in conchiglia con zabaione allo champagne su letto di spinaci, cialda agli amaretti.

Tagliolini fatti in casa con bottarga di tonno, sedano e crudo di gamberoni al limone candito, semplici e ben eseguiti.

Golosi ravioli di patate con tartufo bianco, maggiorana, asparagi e crema di ricotta.

Medaglione di coda di rospo al tegame in alga nori, cuore di gamberone reale e scampo al vapore, patata allo zafferano. Pleonastica salsa al pomodoro. Materia prima notevole.

Filetti di vitello con radicchio e cuore di castelmagno, salsa alla lavanda e crespellina di melanzane con tagliolini, tuile di patate ai semi di papavero.

Variazione di dolci: millefoglie con crema Chantilly e fragole, spuma di mandorle con amarene in cialda di mandorle, tortino caldo di cioccolato con salsa ai frutti di bosco e semifreddo al torroncino con salsa al cioccolato.

Petit fours

Radikon, Pinot grigio.

Scorcio della sala al tramonto.

Particolare della sala

Vista Colosseo e Vittoriale.

Scala interna.

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4 Comments

  1. jpjpjp ha detto:

    la ricetta della coda di rospo (minuto 3:00)
    http://www.youtube.com/watch?v=TDMEBqS5oUo

  2. G.d.B ha detto:

    Norbert buonasera. Quanti giorni per trovare un tavolo “in vista” ? Grazie

  3. Luca ha detto:

    Ottimo posto, con questo articolo mi avete fatto venire voglia di provarlo. Ottime foto che trasmettono la bontà dei piatti e la bellezza del paesaggio

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