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Viaggio in sette Château di Bordeaux

Vino
Recensito da Andrea Mucci

La terra dei grandi vini

Una zona del mondo del vino elitaria e prestigiosa quella di Bordeaux. Regione distesa da quel di Aquitania (estremo sud-ovest) a Gironda (nord-ovest); significativa in termini storici, qualitativi ed economici. Elementi che ne rafforzano la sua egemonia mondiale al pari della Borgogna e della Champagne, completando un trio di massima espressione della grandeur del vino francese. Una storia lunga più di duemila anni e ricca di fascino, con i maestosi Château, castelli o edifici neoclassici dall’aura regale. Luoghi che custodiscono avidamente tradizioni e produzioni enologiche, da uno a tre vini massimo. Il più importante, quello più rappresentativo per intenderci, definito le “grand vin”, mitico, immortale. Grandi rossi dunque caratterizzati da sensazionale longevità (anche oltre i 30-40 anni), da tre emblematiche uve bandiera: Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Ma anche i più pregiati vini muffati del mondo (principalmente da uve Muscadelle, Sémillon e Sauvignon blanc) ricadenti nella Nuova Aquitania e universalmente conosciuti (e riconoscibili) con la denominazione Sauternes (AOC). Su tutti, il magico Château d’Yquem.

La degustazione (con piatti in abbinamento)

Château Latour-Martillac Blanc 2016 – Pessac Léognan

Il primo assaggio della serata vede come protagonista l’unico bianco della batteria, classificato nel ’53 Cru Classé di Graves. Château della famiglia Kressman i cui vitigni – da Premier Vin – son posti nell’altopiano di Martillac, nel cuore della DOC Pessac-Léognan (Rive Gauche). Nel caso di specie, abbiamo al calice un assemblaggio di uve sauvignon blanc (60%) e semillon (40%). L’affinamento in botte di rovere, ne influenza l’olfatto e le prime sensazioni gustative, che, dopo una paziente quanto necessaria apertura, rivelano eleganti nuances principalmente agrumate mentre in bevuta, il profilo aromatico è rotondo, morbido, dalla piacevole quanto movimentata freschezza. Completamento di una apprezzabile struttura in grado di sorreggere con piacevole disinvoltura la delicatezza del Carpaccio di manzo con funghi crudi e maionese al prezzemolo.

Château Phélan Ségur 2020 – SaintEstèphe

Château nato nel XIX secolo, oggi riferibile a Philippe Van de Vyvere, grazie al quale è stato incluso – all’interno del Place de Bordeaux (tra le piazze enoiche più antiche del mondo) –  come uno dei Grands Crus Classés et Assimilés.I vigneti sono suddivisi in quattro parcelle con affaccio sull’estuario della Gironda, in posizione climaticamente invidiabile. In tale contesto, l’annata 2020 è stata senz’altro buona, favorendone l’assemblaggio di cabernet sauvignon (54%), merlot (42%), cabernet franc (2%) e, per la prima volta, petit verdot (2%). Componimento dall’aspetto purpureo e dal raffinato risultato, con passaggio in botte a mitigazione e connotazione del profilo aromatico, tipico del frutto a polpa rossa, ciliegia e violetta, virante poi disinvolto su cuoio, tabacco e ancora, cacao. Un vino morbido, vellutato e di fine lunghezza, a proprio agio con la Polentina bianca con funghi porcini in doppia consistenza.

Château Latour Le Pauillac de Latour 2017 – Pauillac

Un imponente e “mistico” Château quello di proprietà di François Pinault, gestito dal 1998 da Frédéric Engerer. Situato nella leggendaria e centrale sottozona del Médoc, l’Haut-Médoc (tra le più belle della riva sinistra di Bordeaux), nel comune di Pauillac. Château Latour è un “premier grand cru” – prestigioso appellativo – che condivide con Château Margaux, Château Lafite Rothschild, Château Mouton Rothschild e Château Haut-Brion. Un terroir da sogno, che conferisce unicità al cabernet sauvignon, profondo, elegante e concentrato, peculiarità tipiche de le Grand Vin. Attori di questa bevuta, il citato cabernet sauvignon (72%), il merlot (25%) e una modesta percentuale di cabernet franc (3%). Un sorso sontuoso, riassumibile proprio nello stile e nella classe Latour; un vino oggi già complesso, dalla intrigante e persistente trama tannica (innata dote di questa sottozona determinata da più lunghe macerazioni). Ventaglio mosso tra sentori marcatamente fruttati di ciliegia, ribes nero e poi speziati, cacao per la precisione. Una successiva gran bella concentrazione palatale, ci consente di asserire che in fondo, non si tratta di un “terzo vino” di questo gran Château, anzi… Intrigante e ben riuscito nel risultato l’abbinamento col persistente e sapido Formaggio pecorino in doppia pastella, culatta e maionese al porro. Lo immaginiamo in grande e progressiva forma per almeno altri quindici anni!

Château Lagrange 2017 – Saint Julien

Ancora nella Rive Gauche ma leggermente più a nord, per degustare una produzione figlia di vigneti posti proprio in prossimità dell’estuario del Gironda; il terroir Saint Julien si distingue per la presenza di dossi ghiaiosi, costituiti dai depositi accumulatisi lungo il fiume. Un Grand Cru rinomato, capace di regalare annate eleganti e perfettamente equilibrate. Tuttavia, la 2017 è stata climaticamente assai tormentata ed ha richiesto un notevole impegno tecnico, di precisione, azioni chiave che hanno permesso di produrre un vino (con maggior saldo di cabernet sauvignon 78% e poi merlot 18% e petit verdot 4%) vibrante e di grande freschezza, tra profumi di ribes nero, more e lamponi e materica scia d’assaggio, densa e setosa, un labile tannino, maturo, dall’energica acidità. Sfida vinta? Assolutamente sì. Un equilibrio di stile, un modello di eleganza, anche perché più impegnativo nelle fasi produttive iniziali, centrate, e confermato nel goloso dualismo col Maritozzo salato, farcito con pulled pork di iberico e lattughino arrosto.

Château Petit Serin 2020 – Margaux

Spostandoci in quel che è il Comune più grande e famoso dell’Haut-Médoc, troviamo curiosamente la più piccola azienda vinicola, con prosperosi vigneti di Cabernet Sauvignon. Un terroir costituito da ghiaia sabbiosa in superficie e sottosuolo argilloso. Il passaggio in botte di rovere francese per diciotto mesi conferisce al calice (100% cabernet sauvignon) una focosa freschezza, percepibile all’apertura olfattiva nelle eleganti note di pepe bianco che vanno a completare un bouquet più distintamente etereo. L’attacco al palato coinvolgerebbe chiunque, con la sua dinamicità, diretta, vivace, evolutiva. Un sorso che prosegue pago in raffinata morbidezza, lunga e saporita, così come sapida e persistente è la Tagliatella con sugo di ventricina del vastese alla quale ben si accompagna, con giusta e centrata armonia.

Château Rouget 2018 – Pomerol

Andiamo poi nella riva destra, ad ovest di St. Emilion. Pomerol, appartenente alla regione del Libournais, nonostante le contenute dimensioni, è senza dubbio una delle aree più rappresentative di Bordeaux, con produzioni a base di merlot e cabernet franc. I vigneti di Château Rouget, dal 1994 di proprietà della famiglia Labruyère, si estendono per 18 ettari su terreni argillosi e ciottolosi. In degustazione, il “secondo” vino dello Château, presenta un naso intenso, speziato, con suadenti ritorni mentolati a corollario di un imponente quanto piacevole ventaglio fruttato, di mirtillo, ribes nero e gelso. La spinta d’assaggio di questo assemblaggio di merlot (85%) e cabernet franc (15%) sprigiona una ineffabile e calda energia, affascinante, che si allunga con gradualità, facendo emergere un tannino tanto rinfrescante, quanto signorile. Deliziosa la profondità con la quale avvolge una tra le più classiche delle carni, l’Agnello. Assaggio intenso e dalla lunga persistenza gusto olfattiva, da ripetere, ove possibile, con paziente quanto amorevole prospettiva evolutiva oltre che accresciuta emozione.

Château Roumieu 2022 – Sauternes

Chiusura tra le più classiche e buone al mondo in accompagnamento ai dessert.  Sauternes è la storica zona a sud di Bordeaux, a sinistra del fiume Garonna. Roumieu è il nome di un appezzamento della proprietà (la stessa dall’inizio del XVIII secolo), posta sull’altopiano argilloso-calcareo di Haut-Barsac nonché nome che i Mori davano ai cristiani pellegrini che percorrevano la strada per Santiago de Compostela. Le acque fredde del Ciron, unite a quelle più calde della Garonne creano un microclima ideale per lo sviluppo della muffa nobile Botrytis cinerea, che dona ai vini un carattere universalmente riconosciuto. L’annata di questo assemblaggio – di uve Semillon (89%), Sauvignon blanc (10%) e Muscadelle (1%) – è ancora piuttosto “acerba” ma già in grado di far apprezzare un’apertura al naso con ritorni di mandorla, fiori bianchi, note mielate e tostature. L’assaggio è ancor più appagante, di bell’equilibrio e con una complessità progressivamente fine, dove si distinguono, oltre all’elegante e sfaccettata dolcezza, guizzi mentolati e agrumati. Abbinamento già oggi armonico con la Tarte Tatin con mela, cannella e crema pasticcera, non a caso, di chiaro richiamo transalpino. La conferma, qualora ve ne fosse bisogno, di una innata predisposizione alla naturale evoluzione. Comme c’est bon!

Si ringrazia il ristorante-enoteca La Fabbrica del Vino di Pescara per l’organizzazione della serata, con cena in abbinamento curata dallo chef Mauro Del Pizzo, e Balan Distribuzione per la selezione.

5 Commenti.

  • Tonino13 Novembre 2024

    La mia zona preferita assieme alla Borgogna! Abbinamenti con i piatti davvero interessanti

  • VD14 Novembre 2024

    Dear Sir, I carefully read this article on Bordeaux wines. Thank you for highlighting our 2020 vintage. Your tasting comments are perfectly relevant! We love the combination you're proposing! Best regards, V. Dausse Chateau Phélan Ségur - France

  • Cristiano C.19 Novembre 2024

    Bellissima descrizione mai appesantita da termini che magari molti nemmeno conoscono. Bravi 👏🏻

  • Leopoldo De Mariniis21 Novembre 2024

    Gran Tour de Bordeaux, con una ottima prospettiva di invecchiamento, non c'è che dire, la Francia una spanna sopra

  • Stefania Teodori21 Novembre 2024

    Precisione e taglio raffinatissimi 🍷🍷🍷

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