Passione Gourmet Château Latour 1970 - Passione Gourmet

Château Latour 1970

Vino
Recensito da Angelo Sabbadin

La perfetta combinazione tra uomo, tempo e natura

Ci si sente così piccoli di fronte Château Latour 1970, che quasi tremano le mani a scrivere e, per quanta esperienza di degustazione si abbia, non si è mai pronti di fronte a queste meraviglie. Scriviamo, dunque, con la speranza di poter far rivivere le emozioni fortissime che un vino del genere può suscitare.

Il territorio

Il comune da cui proviene questo vino, Pauillac, si trova in una delle due sottozone della regione del Médoc, l’Haut Médoc. Ciò che rende Pauillac uno dei luoghi dove il vino diventa qualcosa di magico, di mistico, si potrebbe riassumere in tre punti: clima ideale, terreno perfetto e selezione delle piante. Se sul clima e sul terreno la mano dell’uomo può poco o quasi nulla, rispetto alla selezione dei vitigni il suo lavoro è essenziale, così come lo è la combinazione tra le uve di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet franc e Petit Verdot di cui è composto il vino, un vino che, con l’invecchiamento, sviluppa tutte le sue caratteristiche migliori, ma che non è da disdegnare anche in gioventù, quando la freschezza esalta le note fruttate. 

La storia

Una delle più antiche proprietà vinicole di Bordeaux, parte della denominazione Pauillac, ha una storia che risale al XIV secolo. Prende il nome dall’originale torre Saint-Lambert situata vicino al castello, creato nella seconda metà del XIV secolo.

All’inizio del XVIII secolo, il Grand Vin di Château Latour era già riconosciuto in tutto il mondo. L’aristocrazia e altri ricchi consumatori lo ricercavano, considerato com’era uno dei migliori della Médoc.

E fu così che Thomas Jefferson, ambasciatore degli Stati Uniti in Francia, futuro presidente degli Stati Uniti, scoprì il vigneto nel 1787. E già allora Château Latour era un vino facoltoso: per darvi un’idea, già a quei tempi Château Latour vendeva venti volte più di uno dei normali vini di Bordeaux.

Nel 1963, poi, Château Latour amplia i vigneti di 12,5 ettari, due ulteriori appezzamenti appena fuori dal vigneto “Enclos”, da cui proviene il Grand Vin. Ma la proprietà vanta 78 ettari di cui ben 47 fanno parte dell’Enclos, la vigna originaria. Poco dopo, nel 1964, iniziarono i lavori di restauro e l’ampliamento della cantina: fu allora che si decise di sostituire i vecchi tini di legno con quelli nuovi, di ​​acciaio inossidabile.

L’acciaio inossidabile si rivelò perfetto per la fermentazione alcolica, in quanto consente il controllo automatico delle temperature che, a quel tempo, significava una sorta di rivoluzione per Bordeaux. Questo ha segnato l’inizio dell’era moderna, una svolta che verrà suggellata nel 2008 quando Château Latour diventa l’unico dei cinque Premier Grand Cru Classé a ottenere la certificazione del vigneto Enclos, da cui nasce il “Grand Vin”, in biologico.

Château Latour 1970: la degustazione

Dopo 50 anni alle spalle, il vino che abbiamo davanti emana luce, nonché una esemplare compattezza e integrità nonostante la camicia di sedimenti sottilissima lasciata, come un autografo, sulla bottiglia una volta stappata. Incredibile, in particolare, anche il colore che, dopo 50 anni, conserva ancora una scintillante veste color rubino che vira verso il granato nella parte più sottile. Un colore vivo e lucente.

All’olfatto è come ripercorrere 50 anni di storia: sensazioni ancora nette, vive e percettibili. Lasciato respirare pochi minuti già evoca sottili note di cuoio conciato, legno dolce di cedro, tabacco dolce a cui si intrecciano note di frutti neri macerati, corteccia, fiori appassiti, resina, inchiostro, note balsamiche, note iodate, terra umida… è ancora un vino vivo e fragrante, la cui maestosità e grandezza si manifestano, come tutti i grandi Bordeaux, adagio adagio. Sul palato è delicatissimo, riesce a conservare ancora una bella polposità, che si fonde con un tannino vellutato e setoso, presente ma non invadente: un insieme di sensazioni forti che mai prevalgono l’una sull’altra ma convivono in un’armonia sorprendente, nonché una lunghezza dove la freschezza della gioventù è ancora presente, suggellata da un frutto incredibile.

Un vino da favola, inimitabile e leggendario, che resta una pietra miliare nella mente di chi lo incontra.

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