Passione Gourmet Pepe Vieira - Passione Gourmet

Pepe Vieira

Ristorante
camiño Serpe s/n, Raxó, Poio, Pontevedra, Spagna
Chef Pepe Vieira
Recensito da Giacomo Bullo

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Il colpo d'occhio del ristorante e l'ampiezza degli spazi.
  • Carta dei vini antologicamente erudita e ampiamente strutturata sia a livello locale che internazionale.

Difetti

  • La carta dei vini, seppur completa presenta una difficoltà di consultazione davvero stringente.
  • Difficoltà linguistica nel caso di clientela internazionale.
Visitato il 06-2024

L’ultima cucina del mondo

Viene fornito un quaderno, rilegato a mano. In ogni pagina gli elementi, si accompagnano a cenni storici di cultura locale, alternando minuziose le descrizioni di ingredienti e tecniche di cottura. C’è spazio per annotazioni, impressioni o suggestioni. Un vero e proprio quaderno di viaggio, per raccontare la comida proposta nella avveniristica (per design) ùltima cocina do mundo da Pepe Vieira.

Realtà stretta tra le colline delle Rias Baixas e la forza marina dell’oceano Atlantico. Due stelle Michelin più una verde, a ricordare il talento di questo cuoco galiziano. Immersa tra i folti boschi di eucalipti frustati dal vento, l’astronave gastronomica di Vieira viaggia tra eoni antropologici e tradizione gastronomica locale. I due menù già nei loro titoli raccontano di storia.  Il primo, “O Señor de Andrade, prende spunti dall’avvincente saga di Fernán Pérez de Andrade, il capostipite della famiglia nobile più famosa di tutta la Galizia, mentre il secondo “Romasanta attinge alle sfumature da thriller noir del licantropo ottocentesco Manuel Blanco Romasanta. Tutti i piatti che compongono i menù sono pregni di riferimenti storici che lo stesso Vieira, grazie anche all’aiuto dell’antropologo Rafael Quintía Pereira ha deciso di posizionare lungo tutta la sequenza. La risultanza, oltreché accademica, è una complessa miscellanea tra recupero di prodotti locali quasi scomparsi e l’utilizzo di tecniche della cultura culinaria galiziana ricalibrate nell’esecuzione.

La storia e le storie nel piatto

Il continuo coinvolgimento di Pereira nella creazione del piatto porta al racconto di storie tanto incredibili quanto vere. Si va sulle tracce del galiziano Ildefonso Graña, che alla fine del XIX secolo si recò a vendere pellicce in Brasile e Perù, e finì per sposare la figlia di un re della tribù amazzonica degli Jíbaros, divenendo, alla morte di suo suocero, l’unico occidentale a regnare in una zona tanto grande quanto l’Andalusia. Fu proprio Graña a guidare tante spedizione di occidentali che in quella terra, mettevano piede per la prima volta. Con tale personaggio Vieira ipotizza nel piatto, come sarebbe stata la conversazione surreale di quest’uomo con un indios jíbaro, spiegandogli come cucinare un gambero a Pontevedra avvalendosi però di ingredienti locali di quella tribù. Il risultato è la tipica zuppa caldeirada gallega in cui si innestano elementi nuovi come il cocco, il peperoncino e il curry oltre ovviamente alla riduzione delle teste di crostacei. Ne scaturisce la Coda di aragosta fritta in tempura di farina di riso croccante, crema di scorze di limone, peperoni padrón sott’aceto e nasturzio. La testa del crostaceo è riempita con la sua estrazione, latte di cocco e curry. Tanto famosa quanto simbolica da queste parti è la capasanta. Mix tra credenza gastronomica e quella religiosa. Servita al banco nella sua gestuale lavorazione il mollusco arrostito è accompagnato da un brodo di verdure, pomodoro e finocchio fermentato a donare quest’ultimo breve contrappunto umamico in diluizione. La Capasanta a sua volta è cinta dalla crema acidulata di millo miùdo, ancestrale parente del mais che prima della sua scoperta era il vero protagonista nei campi locali.

Signature di Vieira è il Nasello fritto con pelle d’uovo aromatizzata al kaffir lime. Il tecnicismo di questo piatto risiede proprio nell’esatta negazione del principio di frittura, ossia la croccantezza della camicia. L’effetto ricercato verte piuttosto sullo spessore millimetrico a ricoprire il succulento filetto di nasello. La golosità della frittura per immersione restituisce una succosità delle carni di complessa imitazione sia per umidità che consistenza, impreziosita inoltre dal ficcante apporto agrumato del kaffir lime. La calderaida ritorna protagonista spostando il suo baricentro però verso l’Oriente, ricoprendo sembianze nipponiche di uno shabu shabu. La Triglia materica tocca veloce l’affumicatura così da essere servita in pristina forma. Segue il tuffonella riduzione iper-concentrata della celebre zuppa. Il capitolo dolce spazia sicuro su una caratteristica dominante: il freddo, declinato su due versioni. La prima sul versante lattico, con l’eterea Meringa a sottendere il latte di capra fermentato, miele di castagno e polline. Versione moderna del Montonico, un dolce stratificato tipico dei pastori nella zona di Ourense. Nel secondo caso, estremamente meno incisivo per eccesso di acidità coprente è il gelato alla buccia di limone, composta di rabarbaro e gel di sambuco ispirato ad una delle festività primaverili più importanti di tutto il calendario locale i Los Mayos, festeggiato con variopinte sculture floreali. Il piatto è colorato nelle tonalità ma sbiadito nella risultanza gustativa.

Quanto al servizio, l’intera sala, va ammesso premurosa, lamenta tuttavia una certa ingessatura nella gestione del tavolo (forse per l’uso massiccio di auricolari come mezzo di coordinamento tra loro piuttosto che di reale visione della dinamica della sala in divenire). Arduo creare l’atmosfera accogliente affiancandola con una scansione dei tempi a tratti fin troppo stringente e serrata. La cucina di Vieira alla cosiddetta “fine del mondo” in questa nostra visita fa emergere uno stile gastronomico di stratificazione sia tecnico che culturale. Profondo, a tratti quasi ermetico da comprendere senza l’aiuto del famigerato quaderno. La superficie è ovviamente il gusto, i vari strati in divenire sono i prodotti, l’impiego, la loro tecnica ma soprattutto il motivo per cui gli uomini di questi luoghi li hanno tramandati, autentici custodi di questo patrimonio immateriale. Spetta pertanto al cliente scegliere in quale strato calarsi, in quello che da Vieira sembra prospettarsi come un vero e proprio umanesimo culinario.  

IL PIATTO MIGLIORE: Nasello “abbastanza” fritto con pelle d’uovo aromatizzata al kaffir lime.

La Galleria Fotografica:

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata. I campi obbligatori sono contrassegnati *