Relais Le Jardin

VALUTAZIONE

Cucina Classica

16/20

PREGI
Una solida e sorprendente proposta “alberghiera” in uno dei quartieri più ameni della città.
DIFETTI
L’utilizzo di una materia prima locale valorizzerebbe maggiormente la proposta gastronomica.

Le inaspettate sfumature della cucina d’albergo

The Guardian l’ha definito “l’isola segreta di Firenze“. Parliamo di Sant’Ambrogio, un quartiere dove si respira un’aria che, ci piace immaginare, è quella autentica dei fiorentini nella loro quotidianità. Un quartiere isolato ma a due passi dalla frenesia del turismo di massa, di cui la città, in parte, è schiava. È da queste parti, tra chiese, botteghe artigiane, bar e qualche ristorante storico che si trova il Relais Le Jardin dell’ Hotel Regency. Albergo lussuoso ma di fine eleganza d’antan. Dietro ai fornelli troviamo il giovane Claudio Lopopolo, apparentemente schivo ma, invero, determinato e artefice di una cucina che, nonostante nasca con specifici dettami e paletti satisfattori della facoltosa clientela che alloggia tra le lussuose mura di questa amena villa fiorentina, riesce a contenere, inaspettatamente, interessanti sfumature e una bella dose di personalità.

Cucina classica ma in controtendenza?

Alla tavola del Relais Le Jardin – omonima insegna del ristorante romano guidato dal brillante Massimo Viglietti (la proprietà del Regency è la stessa dell’Hotel Lord Byron di Roma, dov’è ubicato il ristorante) – lo Chef, originario della Puglia, cerca di perseguire l’intento di indirizzare i palati internazionali verso orizzonti che travalicano la cucina tipica toscana. E, nonostante lo sforzo profuso per accontentare coloro che pretendono a tutti i costi i cliché, – è stato all’uopo messo a punto un piccolo menù con i piatti tipici e più rinomati della regione – la cucina di Lopopolo confeziona i sentori mediterranei della sua terra in piatti dal costrutto classico, ma prediligendo leggerezza e cromatismi a preparazioni più voluttuose.

Definirla in controtendenza non sarebbe completamente sbagliato in quanto, oltre alla quasi totale latitanza dei confortevoli sapori toscani, è una cucina che presenta note più marcatamente mediterranee, salmastre e con qualche cenno a piccantezze – in gran voga oggi ma qui decisamente calibrate e compiute – e note speziate, inaspettate in un luogo dove la cultura gastronomica regionale è fortemente identitaria. Il risultato è una cucina che, pur rispettando le aspettative del cliente primario, anche grazie ad una materia prima opulenta, seppur al momento, purtroppo, non ancora esclusivamente di provenienza locale, spiazza con tocchi audaci e sapori intensi.

Ne sono un esempio gli Gnocchi di patate arrosto con “pomodorini” di mozzarella di bufala, chutney di ciliegino piccante, origano, tuille croccante e acqua di pomodori datterini gialli: un piatto che, di primo acchito, pare un mero esercizio di stile e tecnica ma che, ben presto, si rivela piacevole senza essere banalmente rotondo in un interessante punto d’incontro tra la tradizione partenopea (gnocchi alla sorrentina) e pugliese (spaghetti all’assassina), con la prorompenza del pomodoro a farla da padrone. Con il Petto e coscia di piccione con gel di cioccolato aromatico, foie gras e soffice di carote alla vaniglia bourbon, Lopopolo mette in rilievo il suo gomito, confezionando una variazione sul tema del volatile (provenienza francese) che, anche nella bella stagione, riesce ad intrigare esaltando una elegante componente aromatica che rimanda anche a sentori mediorientali e lo fa in un ensemble di scuola transalpina.

La carta dei vini è contenuta ma gli abbinamenti proposti al calice risultano centrati ed efficaci. Bella la sala, una veranda-salotto raccolta in una manciata di tavoli, e ancor più bello il suggestivo giardino privato, attivo durante la bella stagione.

IL PIATTO MIGLIORE: Gnocchi di patate arrosto con “pomodorini” di mozzarella di bufala, chutney di ciliegino piccante, origano, tuille croccante e acqua di pomodori datterini gialli

LA GALLERIA FOTOGRAFICA:

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Leonardo Casaleno

Avvocato di professione e appassionato cinefilo, il suo cammino è stato segnato fin dalla giovane età da un sorprendente incontro con una passatina di ceci sulla via di San Vincenzo: un momento che ha acceso in lui un profondo culto per il cibo. Oggi sfugge con entusiasmo alla monotonia quotidiana per andare alla ricerca di tavole tradizionali o innovative che siano, purchè autentiche e capaci di sfamare la sua curiosità gastronomica. Nutre un altro grande amore per i viaggi che si manifesta in modo spontaneo: prenota un ristorante, quindi pianifica l’itinerario.

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VALUTAZIONE

Cucina Classica

16/20

PREGI
Una solida e sorprendente proposta “alberghiera” in uno dei quartieri più ameni della città.
DIFETTI
L’utilizzo di una materia prima locale valorizzerebbe maggiormente la proposta gastronomica.

INFORMAZIONI

PREZZI

Business lunch da 34 a 40€ durante la settimana.

Alla carta sui 110€

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