Passione Gourmet Atto di Vito Mollica - Passione Gourmet

Atto di Vito Mollica

Ristorante
via del Corso 6, Firenze
Chef Vito Mollica
Recensito da Davide Scapin Giordani

Valutazione

16.5/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • La magnificenza del luogo.
  • La solidità e l’eleganza della cucina.

Difetti

  • La difficoltà di parcheggio del centro storico di Firenze.
Visitato il 02-2024

Un luogo carico di storia e bellezza

Che Vito Mollica unisca alle doti di cuoco anche un’eccellente predisposizione al management, è innegabile. Un’efficace sintesi di professionalità che gli ha permesso di governare per anni il comparto F&B di uno degli alberghi di città più belli del mondo e di certo il più prestigioso di Firenze: il Four Seasons a Palazzo della Gherardesca. Terminata quell’avventura, serviva un progetto di pari ambizione per dar seguito a una carriera così brillante. L’occasione si è presentata quando il gruppo taiwanese già proprietario di Palazzo Venart a Venezia ha rilevato un altro immobile carico di storia: il fiorentino Palazzo Portinari Salviati. Un nuovo palcoscenico, quindi, che richiede una regia non meno complessa. I locali, infatti, sono tre: l’Eye’s Bar, il bistrot Salotto Portinari e la tavola gourmet Atto (inizialmente Chic Nonna, nome poi sostituito a causa di vicende societarie).

Solidità in Atto

È all’interno della magnifica “Corte degli Imperatori” che va in scena l’opera del Mollica cuoco, incentrata su alcuni chiari concetti: la materia prima merita ricerca e investimento e deve rimanere in primo piano; le procedure esecutive devono essere impeccabili; l’estetica dei piatti è determinante, a maggior ragione se presentati in ambienti di tale bellezza; infine, nei sapori vanno contemperati carattere e vigore da un lato e armonia ed eleganza dall’altro. Nessuna provocazione, quindi, nessun azzardo, nessuno spigolo, ma una sorta di “souplesse” di livello decisamente alto. Ne sono esempi i Gamberi rossi marinati con cime di rapa, mela annurca e chips del loro corallo, così come il Rombo che viene arrostito e glassato con una pil-pil del suo fumetto e guarnito con una salsa di lattuga di mare e salicornia con un tocco amaro dato dal gel all’arancia. Più decisi il Carciofo sotto cenere con mandorle, aglio nero e prezzemolo e soprattutto la Melanzana che viene prima fritta, poi cotta al forno in una marinatura di miso e soia e infine accompagnata da una salsa ai lamponi e cioccolato fondente: l’umami si impone, pur contrastato dalla venatura acida della salsa. Uno sguardo rivolto alla Francia con il Piccione alla brace, uva e nocino: anche in questo caso la notevole qualità della materia, la puntualità delle diverse cotture e l’architettura classica del piatto lo rendono appropriato per una “grande table” internazionale. Allineati al contesto – e alla cucina – anche il servizio di sala, giustamente formale, e l’articolata carta dei vini, gestita dall’esperta Clizia Zuin.

IL PIATTO MIGLIORE: Melanzana glassata al miso, cioccolato e lamponi.

La Galleria Fotografica:

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