Bites

VALUTAZIONE

Cucina Moderna

14/20

PREGI
La carta dei vini dinamica a divertente.
La possibilità di cenare al banco interagendo con la cucina.
DIFETTI
In alcuni piatti manca il focus sull’ingrediente principale.

Bite me up, reloaded!


Tapas, pub grab, antojitos, cicchetto, pinchos, bocas. Forma, paese e pronuncia sicuramente cambiano. Ne esiste la versione ricercata architettonicamente complessa o magari quella semplicemente golosa. A non cambiare in tali divertenti maratone da tavola è il loro ritmo. Retto sia sulla forte diversificazione che sulla quantità. Se orchestrata bene sa incollare ai banconi di ristoranti e bar clienti e aficionados di mezzo, o forse tutto il mondo. Siamo tornati da Bites, memori dell’ultima nostra visita, al grido metaforico di “Bite me up!”. Il locale, intimo nella sua disposizione, invita i suoi clienti a lasciar fare al trio Zamuner-Baita-Piccolo sia in cucina che alla mescita grazie a una carta felicemente inusuale, curata dalla sommelier triestina Lisa Piccolo, a officiare in sala con bottiglie intra et extra moenia.

Zamuner-Baita-Piccolo

Con Baita a tessere la trama in cucina tra brace ed intingoli e Zamuner a rifinire l’ordito con la chiusura dei diversi piatti in sala, raccontando una proposta tra Grande Nord (complici le esperienze) e Sol Levante, optiamo per la degustazione intermedia con un carnet da otto corse, incluso il dolce. L’Ostrica in saor, distilla un grande classico della Serenissima racchiudendo il mollusco tra la dolce crema di pinolo e la cipolla sott’aceto. Sfuggevole il legame tra i due seppur accomunati nella storicità di questa antica preparazione. Il Sashimi di capasanta, pastinaca, crescione d’acqua e aringa affumicata riprende la stessa criticità dell’ostrica su mancanza di incisione su quale degli elementi sia effettivamente protagonista. Il crescione non spicca né tantomeno la capasanta/pastinaca, ottuse vicendevolmente nella loro dolce comunanza.

Premesso ciò, c’è spazio per piatti dotati di propria verve. Lo Sgombro shimesaba vive una doppia marinatura articolata tra zucchero, sale e aceto di kombutcha di mele, restituendo una consistenza singolare davvero peculiare. Il matrimonio con la sempreverde coppia porro-patata dona tanta profondità al pesce quanto fa da fondale alla nota agrumata del fermentato yuzu kosho, regalando eco calabresi (in salsa nippo-norvegese) tra ‘nduja e nannata grazie alla grassezza della carne e alla nota piccante del peperoncino nello yuzu kosho. L’Oriente ritorna sagace e ragionato con il Chawanmushi, broccolo, limone arrosto, cozze, uova di salmone e bisque. Nonostante l’elenco enciclopedico e in stratificata sequenza in assaggio, il piatto regge grazie all’amaro dato dal limone arrosto sia sostenendo la spuma del broccolo e l’impeto iodato della cozza finanche smussando l’untuosità del chawanmushi. Una valorizzazione vegetale di carattere è con la mandata del Carciofo arrostito su brace e accompagnato dal tuorlo d’uovo e sesamo nero. Delizioso. Più didascalico il Kushiyaki (letteralmente spiedino alla griglia) di lingua abbinato alla salsa tartara e pepe sansho. Tuttavia l’effetto coprente della tartara offusca la fresca pungenza scaturita dalla spezia.

Il dolce, con la Panna cotta, ananas, shiso, pompelmo e alloro, nella sua materica leggerezza di assemblaggio regala una chiusura sì rinfrescante ma ancora troppo poco ficcante per rimanere impressa nella memoria. Bites rimane una realtà sicura, posizionata in un complesso agone ristorativo di quartiere. Un’area sfidante, dove l’offerta a tratti quasi schizofrenica è capace di portare in un raggio di 400 metri più di 30 diversi format (azzeccati o meno). A questo suggeriamo un ulteriore balzo più lineare dove il trend di esecuzione coerente evolve da “Spizzichi e b…ites” ad un più da “Bite me up!” in maniera efficace e davvero convincente per un’insegna giovane e intraprendente come questa.

IL PIATTO MIGLIORE: Carciofo arrostito su brace e accompagnato dal tuorlo d’uovo e sesamo nero.

La Galleria Fotografica:

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Giacomo Bullo

Prima come cuoco, annoverando esperienze nel campo gastronomico fino al foraging nostrano, oggi come narratore amante del buon cibo in tutte le sue forme ed espressioni. E’ convinto sostenitore dell’esistenza, in qualche dizionario sconosciuto, della gastrofilia: nei suoi racconti, il tentativo di definirla. Let’s do it!

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VALUTAZIONE

Cucina Moderna

14/20

PREGI
La carta dei vini dinamica a divertente.
La possibilità di cenare al banco interagendo con la cucina.
DIFETTI
In alcuni piatti manca il focus sull’ingrediente principale.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menù degustazione a 60€, a 80€ e a 120€

Prezzo medio alla carta 70€

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