Passione Gourmet Carignano - Passione Gourmet

Carignano

Ristorante
Via Carlo Alberto, 35, 10123 Torino, Torino TO, Italia
Chef Davide Scabin
Recensito da Alfonso Isinelli

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Il ritorno in grande forma di uno dei più grandi interpreti della cucina italiana dell’ultimo quarto di secolo.
  • L’uso adeguato di stoviglie e oggetti danno ancora più valore alla cena.

Difetti

  • L’atmosfera un filo fané dell’hotel che ospita il ristorante quasi in contrasto con lo spirito della cucina di Scabin.
Visitato il 09-2023

ll Combal è finito, Scabin è tornato

Gli ultimi tempi del Combal e qualche avventura minore poco riuscita successivamente, avevano fatto pensare che la parabola gastronomica di Davide Scabin fosse avviata al termine. Ed era un grande dispiacere perché, a nostro giudizio, Scabin è stato uno tra i migliori Chef italiani dell’ultimo quarto di secolo. Non il più influente, non il più importante (metteteci pure qualsiasi altro aggettivo a seguire il più), ma forse il più bravo, quello capace di esecuzioni legate ai tempi, il Cyberegg o la Zuppizza, così come concrete classicità gustative come il Rognone al gin o la Melanzana tataki, tanto per citare le prime che vengono in mente. È dunque un grande piacere ritrovarlo in forma ai fornelli del ristorante Carignano, all’interno del Grand Hotel Sitea, a Torino, dove da poco meno di un anno, propone un menu fisso, che cambia denominazione e temi, indicativamente ogni sei mesi.

Una cucina senza codici

LGTB#1 si chiama il menù in corso, con tanta di data di creazione: l’acronimo, normalmente attribuito alla identità sessuali, va qui invece letto come Long Gourmet Brainstorming Time: ovvero due ore e mezza per cercare di dare una definizione di gusto, esercizio alquanto complicato, che si esplicita in nove portate più una, l’ultima, nella quale il cliente si trova davanti all’opzione di finire, continuando con il salato, oppure dedicarsi al dolce. La tavola è vuota all’inizio, tranne una clessidra che segna lo svolgersi del tempo e poi riempita di stoviglie, ognuna con una sua particolarità e calici per abbinamenti che non seguono un percorso classico ma alternano Pinot noir borgognone a Sauternes, Barbaresco a Sauvignon, proprio in quest’ordine. E d’altronde il menù, ispirato ai giorni di festa messicani “Dias de los Muertos“, si muove seguendo gli schemi degli ultimi giorni gloriosi del Combal.0, Up & Down.

Si parte dalle Costolette d’agnello alla Villeroy, servite con una printanière al beurre blanc, in cui ogni tipo di verdura e legume è protagonista in assolo e in coro. Ma il meglio lo offrono i piatti successivi: l’Arrosto di foie gras, pomodoro e basilico (bollito!), apparentemente assurdo, in realtà un matrimonio di grasso, dolce, fresco e acido splendidamente riuscito, e l’ultima gioventù dell’Animella nappata al burro, triglia appena scottata con un tocco di sedano e alghe e nessuna salsa legare: ricchezza e purezza di sapori ad alternarsi. Ancora, c’è il Savarin di riso affumicato, intenso e croccante, con lumache, anguilla e finferli e finito con un appropriato brodo di gin Amuerte, a tendenza dolce, e aglio bianco; è ancora Brodo, ma di gallina e manzo, nella sua ultima versione 9.4, servito come preludio freddo in bicchiere e poi caldo ad irrorare Cipolle, scalogno e porro in varie gradazioni di temperature (fredde!) e consistenze. E lo spericolato matrimonio tra Ostriche, banana verde e chorizo in thai style: ma anche qui c’è concretezza dietro l’apparenza. E poi, certo, ci sono altri piatti che ci hanno convinto meno, soprattutto considerando il livello dei precedenti, in particolare la parte dolce, al punto che vi consigliamo di chiudere col salato.

Ma, in attesa del prossimo menù, siamo contenti di aver ritrovato l’anima di un grande Chef, convinti del fatto che non potrà che essere, per questo, sempre meglio in futuro.

IL PIATTO MIGLIORE: Savarin di riso affumicato, finferli, unagi.

La Galleria Fotografica:

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