Passione Gourmet Luretta - Passione Gourmet

Luretta

Vino
Recensito da Thomas Coccolini Haertl

Bollicine infinite

Rieccoci con un’altra tappa emiliana, sempre alla ricerca degli spumanti Metodo classico e dei rifermentati in bottiglia. Su e giù per le colline, che per chi non visita spesso l’Emilia Romagna rappresentano sempre una sorpresa, fra una cantina e l’altra, nel piacentino della Val Tidone, della Val Trebbia, della Val Nure, c’è la Val Luretta che da il nome all’azienda vitivinicola di Lucio Salamini. Siamo in prossimità del Castello di Momeliano, ove proprio al suo interno, nelle labirintiche cantine, si conservano tranquille le bottiglie sui lieviti.

Già visitando il sito internet si può intuire che la visione di Lucio Salamini, della famiglia che ha creato questa cantina, è certamente eclettica. La conferma arriva dal nome dei loro vini: Achab, Bocca di Rosa, Carabas, Capitano, Corbeau, I Nani e le Ballerine, L’Ala del Drago, Le Rane, Never More, On Attend les invités, Pantera, Principessa, Selin dl’Armari. Fanno persino un Vermut! E sulle etichette spicca l’uniformità dei testi in rosso, su sfondo nero, poi l’enigmaticità dei disegni geometrici.

La storia, o meglio “il viaggio”, inizia con Felice Salamini, una generazione prima, grazie al suo desiderio di portare dalla Francia all’Italia, intorno alla metà degli anni ’80, tutta la qualità dei grandi vini, trapiantandone cultura e saggezza enologica sulle colline piacentine. Qualcosa che già di per sé può essere considerato anomalo, se non audace. Dunque a questo punto il fattore qualità diventa determinante e quando si iniziano a sentire i vini di Lucio Salamini, coadiuvato dall’enologo Alberto Faggiani, si intuisce che i nomi di fantasia nelle etichette, quasi a “rinchiudere” i vini in un’aura misteriosa, si liberano e si rivelano nel calice come una piacevole, ottima sorpresa.

Seguendo gli altri nostri viaggi emiliani, ci concentreremo sulle bollicine, sul Metodo Classico, ma è doveroso citare i vini fermi di questa cantina, che nei suoi 50 ettari vitati, coltiva barbera, cabernet sauvignon, chardonnay, croatina, malvasia aromatica di Candia, pinot nero, sauvignon blanc. Per un totale di oltre 200.00 bottiglie all’anno, tutto in biologico. Recentemente è stata introdotta la linea PUCK, costituita da un rosso, un bianco e un rosato. Però fra tutti spicca NEVERMORE: “morbido, meditativo e tenebroso, dalla dolcezza oscura“, come viene definito dalla cantina stessa, con un racconto grafico in cui un corvo si posa su un ramo, fra le rovine di un castello. Ma oltre la poesia, uscendo da quello che appare come un film di Tim Burton, questo passito segue l’infinita tradizione dei Vin Santi italiani, vinificato con malvasia aromatica di Candia in purezza. Le uve vengono fatte appassite sulla pianta, mantenendo concentrazione di sapore e carattere, grazie anche alla lenta torchiatura, ma soprattutto a otto anni di affinamento in caratelli scolmi di acacia, castagno, ciliegio e rovere. Una sorta di metodo Solera.

Il colore dell’annata 2011 (13,5% Vol. e solo 1.000 bottiglie da 0,375, in degustazione la 292), è quello di un Cognac brillante, con riflessi ambrati di antica memoria. Sembra quasi un elisir oleoso, ma subito dopo inebria con profumi di spezie e frutta tropicale, tamarindo, mirto e fichi secchi, con una eterea balsamicità, stratificata nelle nuance di albicocca disidratata e nocciola. Al palato è sontuoso quanto dolce, ma mai stucchevole; è un elegantissimo dandy sul tavolino di un club inglese, per darvi un’immagine astratta che piacerebbe a Lucio Salamini, concedendosi appieno in bocca, ancora con note speziate, zafferano e fichi, poi dattero, marron glacé e una latenza di muffa nobile. È persino carnoso, nella sua complessità, regalando una lunga persistenza prima morbida, poi adeguatamente acida, tanto da invitarvi al secondo calice e alla meditazione pura. 97/100

Ma veniamo ai metodo classico. Principessa, il più venduto degli spumanti di Luretta è un 100% chardonnay, sottotitolato Cuvée 8.24: 8 sta per il numero di perfezionamenti dei processi di vinificazione che ha ricevuto negli anni, in cantina, mentre 24 è il numero di anni dalla sua nascita. 12% Vol. Brut (6 gr/l) è un sans année (in degustazione lo spumante con base 2019 più un 20% di massa della cuvée perpétuel) che si presenta in bottiglia trasparente con etichetta chiara, invitando alla pronta beva.

Il Pas Dosé 2018 è un metodo classico cuvée di pinot nero all’80% e chardonnay, con sosta di almeno 36 mesi sui lieviti; 13% Vol. è sempre in bottiglia trasparente, con il contrasto dell’etichetta marrone testa di moro.

Ed eccoci alle due versioni dell’On Attend Les Invités, da uve pinot nero in purezza. La prima annata di questa eccellenza emiliana è il 2001, volutamente un brut con dosaggio intorno ai 7 gr/l, lasciato brevemente in macerazione non tanto per prendere colore, ma soprattutto per ottenere corpo e complessità. In effetti il colore è il classico buccia di cipolla, quasi un rosa antico. Il 2018, 12,5% Vol. all’olfatto rivela sentori di frutta di bosco e dettagli che incuriosiscono, come talune latenze di carbone, lieviti e melograno. Al palato ha certamente ritorni tannici, avvolgenti tanto quanto la percezione di frutta matura, ciliegia e duroni. Non è eccessivamente fresco, tanto da poterlo definire uno spumante classico, quasi tradizionale nella più positiva delle valenze, dunque rotondo nella parte centrale del palato, ma che poi si asciuga, inebriando piacevolmente la bocca con tante bollicine, persistenti in tutto il finale di grande equilibrio. 91/100

La sua Riserva Roncolino è l’annata 2011, ricavata fra l’altro da una specifica piccola parcella della tenuta; questo vino è stato imbottigliato solo nelle annate migliori, in precedenza la 2007 e la 2009. 13,5% Vol. e sempre un dosaggio da brut, questo spumante nel colore dell’etichetta rappresenta già il colore del vino. La sua ricchezza espressiva porta la mente fuori dall’ordinarietà quotidiana; tutte le caratteristiche olfattive del giovane On Attend Les Invités, qua si arricchiscono della lunghissima sosta sui lieviti, con sentori di foglie di salvia essiccata e te verde, spezie più intense come pepe bianco, poi note di pane nero tostato. Il palato conferma soprattutto la caratterizzazione decisa del Pinot Nero, ma la Riserva disponibile su prenotazione solo nel formato Magnum, aggiunge ulteriore equilibrio d’insieme, dunque un rapporto ancor più raffinato nella persistenza, fra l’idea dello spumante di tradizione e un metodo classico di assoluta contemporaneità. 96/100

Sono territori che non ti aspetti, queste colline piacentine. Così anche i suoi vini. Luoghi che capita di dimenticare, andando dritto magari verso aree vitivinicole come l’Oltrepò Pavese, oppure rimanendo nel cuore del Lambrusco, in quel di Modena e Reggio Emilia. In verità, fra cucina e vino, come recita una nota guida, Piacenza vale (decisamente) il viaggio.

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