RosaMati di Fattoria le Pupille
Di rosé e d’altre – belle – storie di Maremma
Tempo fa avevo assaggiato il loro PIEMME, vino che ho ritrovato in forma smagliante nella – ecumenicamente bella, a queste latitudini – annata 2019. Ma che Fattoria Le Pupille sia un’azienda contemporanea, e lo è nel vero senso della parola, lo si evince non solo dalla vivacità con cui, ogni anno, Elisabetta Geppetti e la sua squadra definiscono il proprio stile, ma anche dalla smania con cui decide di misurarlo, e misurarsi, coi grandi della stessa categoria, come accaduto recentemente per il suo rosato, RosaMati.
Elisabetta Geppetti, dopo la degustazione, in direzione Giannutri.
È accaduto così che, nel corso di una giornata di mezza estate, ospiti di un hotel che è stato il ritiro mediterraneo per antonomasia, Il Pellicano, col cambio di habillage RosaMati 2021 abbia dichiarato al mondo tanto i suoi prodromi quanto le sue velleità.
Quanto alla sostanza, si sappia che è stato deciso di dedicargli un vigneto ad hoc, che del syrah di cui è composto e della parcella, di appena 2,5 ettari posta sotto Magliano, in località La Carla, a 150 metri s.l.m., fosse l’esatta lettura. Cosa, questa, che si evince presto sin dal primo olfatto, con le sue note ematiche e selvatiche, ingentilite da acuti di pompelmo rosa, lamponi, fiori di campo e pepe nero, e una densità, una cremosità al palato che la freschezza sapida presto stempera, e la struttura allunga e scolpisce.
I vini in degustazione nella Pink Challenge di Fattoria le Pupille.
Una materia, insomma, che rimanda alla Provenza non dei rosé da piscina quanto, piuttosto, a quella, molto più ambiziosa, di Bandol, da cui non a caso arriva Domaine Tempier col suo Rosé 2021, che dei vini degustati è quello che maggiormente gli somiglia considerata l’abilità di combinare assieme leggerezza e profondità, slancio e persistenza, in un contesto fiorito di lavanda e fruttato pesca bianca. Note che condivide pure col sorprendente Clos Mireille 2021 di Domaine Ott che al netto della denominazione – Côtes de Provence – che impone spesso vini edulcorati, ingentiliti fino all’evanescenza, si manifesta invece con una grinta al palato tale da sovrastare quasi tutti i propri compagni di viaggio.
Dei tanti vini degustati – tra cui il celebre Garrus 2020 di Château d’Esclans cui il nostro non somiglia per niente e ciò va, credetemi, tutto a suo favore – RosaMati s’è misurato pure con qualche vicino di casa e ha instaurato un edificante dialogo soprattutto con l’accesa arditezza di Sì 2021 di Duemani: un vino enorme per complessità e struttura e, di conseguenza, per velleità. È, del resto, in questi confronti, nell’umiltà che esigono, che risiede non solo il valore di un’azienda come quella di Elisabetta Geppetti e famiglia (ad accompagnarla oggi il figlio, il brillante Ettore), ma anche il segreto della perenne attualità di alcuni vini mai adagiati sugli allori ma sempre vivi, sempre tesi verso la migliore versione di sé stessi.
Una visione che ritroviamo appieno sopratutto nel Poggio Valente, che dell’azienda è forse il più rappresentativo tra i vini. Grande, poi, in questa 2019, si concede il lusso, e il rischio, di un accenno di volatile che presto svapora, e subito porta al naso note tonde di more e mirtilli e pungenti di viscioleLe visciole sono il frutto del ciliegio aspro (Prunus cerasus), da cui deriva anche l'amarena, la varietà più diffusa di questa specie. I frutti si distinguono per il colore rosso intenso e per il sapore dolce e leggermente acido. Si consumano come tali, in confettura, in dolci come la crostata di ricotta e visciole della tradizione ebraico-romana e sotto forma di... Leggi, mentre al palato una freschezza piccante e mentolata penetra le papille di sale e di un’acidità viva, virgulta e polputa, e intensamente maremmana.