Passione Gourmet Satricvm - Passione Gourmet

Satricvm

Ristorante
strada nettunense 1227, 04100, Le Ferriere (LT)
Chef Max Cotilli
Recensito da Claudio Persichella

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Un pioniere del fine dining nell’Agro Pontino.

Difetti

  • È molto probabile perdersi lungo il percorso che porta al ristorante.
Visitato il 07-2021

Una piccola cattedrale nel deserto

Il luogo scelto da Max Cotilli per aprire il suo Satricvm, circa 10 anni fa, è davvero un punto nel mezzo del nulla sulla strada provinciale che collega Nettuno (sua città natale) a Latina. Nel 2010 dopo pluriennali esperienze tra blasonate insegne d’Inghilterra (tra cui l’Oranger di Kamel Benamar e il Waterside Inn di Michel Roux) e l’India dove è stato executive al Kempinski di Bombay, lo chef, insieme alla moglie Sonia Tomaselli, cordiale padrona di casa e sommelier conosciuta a Londra durante il suo lungo peregrinare, corona il suo percorso di crescita caratterizzato da dura e formativa gavetta.

Qui, infatti, a Le Ferriere, una frazione del capoluogo Latina il cui vecchio nome latino, Satricvm, funge da suggestivo appellativo al suo ristorante, lo chef, novello pioniere gastronomico dell’Agro Pontino, si stabilisce in una piccola villa deliziosamente arredata: una piacevolissima bomboniera.

Un personale blend di mare e campagna

L’applicazione delle proprie conoscenze, attraverso un convincente e personale blend di mare e campagna, riesce nell’intento di esaltare il territorio non disdegnando quell’attenzione alla forma che ne rifinisce la sostanza, arricchendola. E qui la sostanza non manca affatto: le preparazioni, dagli evocativi e sintetici nomi, sono efficace strumento al servizio dei singoli ingredienti scelti dallo chef.

Si spazia da una gustosa minestra estiva dove frutta e verdura si alternano, quasi a rincorrersi, in un piccolo caleidoscopio di fresche tonalità acri e dolci verso uno spaghetto Cavalier Cocco cotto alla perfezione e mantecato da un garum di interiora di pesce davvero intenso e ricco o, ancora, a un’anguilla con crema di whisky servita su una creme brûlé di rapa rossa, ottima per la nota dolce che correda il torbato e il grasso degli altri due elementi, ma rivedibile per la quantità, sproporzionata, che poi volge in stucchevolezza.

Riuscito anche la “transumanza“, dove la pecora viene presentata sotto forma di una piccola variazione che ne vede piuttosto felicemente esaltate le caratteristiche e, infine, l’omaggio al miele, il cui gelato risulta davvero notevole per concentrazione e fattura e va a chiudere un pasto presso un indirizzo che ha tracciato il solco dell’alta ristorazione della zona, difendendolo con grande vigore.

La Galleria Fotografica:

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