Roots
Valutazione
Pregi
- L’uso interessante di spezie ed erbe.
- La varietà di tecniche di cottura e impiattamento.
Difetti
- La cialda di alga wakame, ammorbidita dall’umido.
- Diciamo NO alla tovaglietta di carta.
Innovazione di quartiere
Il rione Prati e il vicino quartiere Trionfale, a Roma, si stanno muovendo per diventare un punto di riferimento nel panorama gastronomico della capitale. Nei pressi della stella di Tordomatto e del pizzaiolo gourmet Gabriele Bonci, ha piantato le proprie radici Roots.
Dopo l’apertura, nel settembre 2019, i ragazzi guidati dallo chef Alessandro Gentile hanno resistito con tenacia alle difficoltà dei mesi appena trascorsi, puntando sul delivery con un’interessante selezione di Bao e Boorgers (sì, li chiamano proprio così!). Con la riapertura, alle box e ai morbidi panini al vapore si sono affiancate le più elaborate creazioni culinarie, consentendo così di accontentare sia gli amanti dell’aperitivo che i buongustai più sofisticati. Le due proposte di degustazione completano l’offerta, permettendo di passare una piacevole serata all’insegna del gusto.
Terra, sì, ma senza dimenticare il mare
Il nome non deve trarre in inganno: da Roots terra e mare si intrecciano alla perfezione, accompagnati da verdure, spezie e fiori sapientemente gestiti.
Un chiaro esempio è il cannolicchio ricostruito, in cui una cialda di alga wakamePer "alga wakame" si intende un'alga simile alle kombu, con cui si indicano alghe commestibili appartenenti al genere Laminaria.... Leggi avvolge un trito di cannolicchi freschissimi; qui, l’ottima e ben equilibrata speziatura di cialda e ripieno unitamente alla presentazione da finger food, completano il piatto rendendolo un perfetto antipasto. Purtroppo la cialda ha patito il clima umido ammorbidendosi leggermente, e compromettendo forse la performance tecnica, ma certamente non il gusto.
Senza imperfezioni, invece, sia l’anatra arrosto che il merluzzo bbq; la prima arricchita da ottime bietoline colorate e da uno squisito jus di cipolla; il secondo, invece, assiste all’unione della riduzione di latte di cocco con la salsa ’nduja, trovando in questo particolare connubio dolce e piccante, tropicale e mediterraneo, la propria esaltazione.
Didascalici nella preparazione, ma veramente ghiotti, i cappellacci con la crema di marzolina. La brillantezza del piatto è, infatti, da ricercare tutta nelle materie prime utilizzate. Il profumo caprino del formaggio (tipico del territorio, ma troppo spesso dimenticato) e il ripieno di erbe di campo leggermente amarognolo garantiscono l’effetto sorpresa sin dal primo boccone.
La carta dei vini non è particolarmente lunga, ma racchiude in sé tutto il necessario per accompagnare a dovere la serata, riservando alla cucina il ruolo di protagonista.
Il servizio, cortese ma informale, rispecchia l’anima giovane e rilassata del locale, senza mai dimenticare di coccolare il cliente.