Valutazione
Pregi
- Un luogo di culto per gli amanti della cucina di Langa.
- Un ristorante spesso pieno che fa sentire i clienti come a casa.
- Cantina di grande livello.
- Il Panettone dell’AtelierReale.
Difetti
- Qualche imprecisione nelle cotture.
- Dessert troppo dolce.
Se 200 anni vi sembrano pochi…
Una storia che parte da molto lontano quella dell’Antica Corona Reale; per la precisione dal 1815 quando fu edificata come “locanda per forestieri”. Da allora sono trascorsi 200 anni e si sono avvicendate 5 generazioni. Le ultime 3 sono rappresentate da Eugenio Vivalda a cui successe il figlio Renzo che portò il ristorante ai primi grandi successi, prima di cedere le redini all’infaticabile Gian Piero che quei successi ha saputo mantenere e consolidare nel tempo.
Ed è merito di Gian Piero se, oggi, l’Antica Corona Reale è un locale più bello di qualche anno fa, vanta uno splendido dehors estivo in stile provenzale, un bellissimo orto e – grazie ai lavori che nel 2016 hanno permesso di recuperare l’antica cascina adiacente – c’è anche l’AtelierReale, il laboratorio di pasticceria affidato alle sapienti mani del bravissimo Luca Zucchini che realizza, tra le altre cose, un panettone semplicemente entusiasmante.
La cucina propone i grandi classici di sempre con qualche gradevole incursione nella modernità, mai troppo spinta, per un locale che è e vuole rimanere custode delle tradizioni gastronomiche di questo gran bel pezzo di Piemonte. Intramontabili i piatti di una famiglia che, con la sua storia, ha segnato la storia della cucina piemontese: il vitello tonnato, il capponePollo maschio castrato per far sì che raggiunga maggior peso, rendendo la carne più tenera e grassa. Il cappone è un esemplare idoneo per brodi e bolliti tradizionali.... Leggi di morozzo, la Finanziera – solo per citarne alcuni. Accanto a questi, però, si ritrovano anche intelligenti divagazioni come dimostra la grande concentrazione di gusto del Giardino d’Autunno, piatto realizzato con le verdure dell’orto disidratate, così come in una preparazione di alta scuola come la Millefoglie d’anguilla al vin brûlé. Unico appunto, qualche cottura non proprio millimetrica e un dessert old style davvero troppo dolce. Ma si tratta davvero di piccoli rilievi che nulla tolgono, invero, alla magia di questo luogo senza tempo.
Così, in questo tempio di accoglienza e di buon gusto non si può non citare il grande livello del servizio in sala diretto da un professionista del calibro di Davide Ostorero, attentissimo e sempre presente anche quando sembra non esserci. Accanto e anche per merito di lui, qui c’è anche una grande cantina, davvero di profondo respiro.