Valutazione
Pregi
- La location.
- La golosità della cucina.
Difetti
- Le doti dello chef ancora inespresse.
Michael Silhavi cavalca il cliché del romanticismo scaligero con grande personalità
Una città come Verona non avrebbe bisogno di alcunché per rendere godibile un soggiorno all’interno delle sue mura. Storicamente nota dal punto di vista gastronomico per due insegne come il Desco e Perbellini, oggi la città si trova nel bel mezzo di un fermento creativo di notevole interesse, dai toni classici, ma intriganti.
Attraversato Ponte Pietra, lasciandosi alle spalle Teatro Romano e Castel San Pietro, un locale che si sviluppa in profondità è diventato il quartier generale di Michael Silhavi, promessa dei fornelli, con alle spalle esperienze rilevanti in alcuni tra i ristoranti stellati della regione e qualche puntata in giro per il mondo. All’Osteria Ponte Pietra, specchi, mobili ottocenteschi e boiserie introducono alla fase prandiale che si sviluppa seguendo il movimento sinuoso dell’Adige. È infatti il fiume la colonna sonora del pasto in grado si dettare il ritmo del servizio, mentre gli ospiti seduti sulle poltroncine in pelle di fine ‘800 si immergono in un’atmosfera da belle époque.
Con intelligenza la cucina di Michael Silhavi galleggia tra la neofilia e la neofobia, ammalia i turisti, gratifica i cittadini e stimola l’immaginazione degli appassionati.
Innegabile il fatto di soffermarsi dopo ogni passaggio a pensare agli sviluppi palatali che il cuoco sarebbe stato in grado di imporre qualora avesse voluto o potuto. La golosità, la morbidezza e la facilità di approccio sono l’attuale fil rouge di una cucina che non stupisce, ma nemmeno annoia, il che è già molto. Con questa frase scomodiamo Tomasi di Lampedusa, in una sua citazione all’interno del Gattopardo in riferimento a Tancredi, avvicinando così lo chef a uno dei personaggi più celebri della letteratura italiana. Il paragone è forse azzardato, ma giustificato dalla mano decisa e delicata con cui Silhavi propone un menù di assoluto equilibrio in cui la nota lipidica si presenta sempre sotto forma gustativa senza mai lasciare traccia alcuna di sé nel proseguo della degustazione.
La carbonara di mazzancolle e tartufo nero è il compendio di un pranzo studiato per non scontentare nessuno. Cervo, topinambur e lamponi soddisfa l’aspettativa dei gourmandPer "gourmand" si intende una persona amante della buona tavola, in particolare delle preparazioni di stampo classico, un cultore della gola. Ghiottone.... Leggi, lasciando intravedere la stoffa del campione visionario del cuoco ai gourmet che immaginano la proteina come dessert, disegnando con la fantasia la più straordinaria rivisitazione del bonet che in cucina sia mai stata creata. Lampi di genio ancora inespressi quindi, applicati a una tecnica ineccepibile e a un palato caratterizzato dal sommo equilibrio.
Michael Silhavi sembra avere ancora una marcia, o probabilmente più di una, da poter ingranare. Per il momento l’Osteria Ponte Pietra Ristorante è un punto di riferimento nel panorama gastronomico veronese, in cui tornare e ritornare. Il voto riassume quanto la cucina oggi riesca a esprimere, a cui però vanno sommati un servizio di sala molto attento e sorridente, senza dimenticare la location da fiaba.