Passione Gourmet Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli - Passione Gourmet

Il Comandante

Ristorante
via Cristoforo Colombo 45, Napoli
Chef Salvatore Bianco
Recensito da Giampiero Prozzo

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Una cucina coraggiosa ben oltre la rivisitazione della tradizione.
  • Mise en place di altissimo livello.

Difetti

  • L’impossibilità di un approccio meno dispendioso.
  • La toilette al piano sottoposto al ristorante.
Visitato il 06-2016

Prima del dessert ecco apparire, in una sorta di nemesi, la buatta. Tubetti di Gragnano al sugo di S. Marzano e Piennolo del Vesuvio con olio extravergine e basilico, all’interno della tradizionale latta dei pomodori, con tanto di etichetta. Basici.
Un gesto d’amore, un tributo alle origini, all’obbligatorio punto di partenza, volutamente in fondo ad una cena che sembrava aver appena messo tutto in discussione.

Una cena al ristorante dell’Hotel Romeo di Napoli è una esperienza complessa, ricca di rimandi, citazioni, suggestioni. In un certo senso, mentre sei intorno a quel tavolo come impilato in cima ai nove piani di stanze, con il nero della sala a dare continuità alla notte dietro i vetri, è come se tutto fosse sospeso. Occorreranno minuti, ore, forse anche giorni affinchè si comincino a decifrare tutti i segni. Uno alla volta.
La posizione intanto, emblematica, con giusto due corsie di asfalto a separare le pareti di vetro dalle banchine del porto, da sempre luogo letterario di scambio, contaminazione, libertà.
La cucina, senza il feticcio del chilometro zero, con l’acciaio del banco in bolla con l’orizzonte, l’unica linea che non confina spazi, l’idea più comune di infinito.

I piatti poi, che sembrano continui cambi di rotta, memorie, incursioni, matrimoni, quasi a ricordarci che talvolta la storia e la geografia si possono ripassare anche con coltello e forchetta tra le mani. E infine l’arte. Che con le sue schegge riveste pareti, ingombra pavimenti, traveste oggetti, incornicia i piatti, al punto da averle raccolte in un volume alto due dita da regalare agli ospiti affinchè ne abbiano conoscenza e memoria.
L’aperitivo iniziale gioca molto sui travestimenti di piccoli bocconi, elaborati ma dal gusto riconoscibile, immediato. Contrasti a tutta scala (acido-dolce-amaro) come la mozzarella che diviene sablè con un budino di melenzana e una marmellata di pomodoro, alterazioni di consistenze con la mousse di mortadella, il pistacchio fatto maionese e l’aceto balsamico in disco di gelatina ed anche deriva etnica come il raviolo nella vaporiera di bambù con ricotta fermentata e gel di piselli. Una elegante presentazione simultanea accompagnata da taralli e grissini, da una selezione di sali e pepi e da un olio (ravece) spalmabile.

Negli antipasti si comincia a delineare il percorso che affianca a questi virtuosismi tecnici una materia prima molto variegata. L’ideazione del piatto sembra concludersi sempre con una scelta puntuale e senza vincoli di ogni singolo ingrediente.
Ecco l’aceto di riso -puntellato da zenzero e pepe- a marinare lo sgombro ospitato all’interno di un tacos di mais realizzato con l’acqua di mare, ecco i piccoli asparagi sulla pietra lavica accelerati da una maionese di acciughe -giusto un accenno- e dalle uova di pesce volante, meno aggressive e dalla sapidità più contenuta di altre. Molto buoni i gamberi dove il sentore della brace e l’aroma della quinoa sono ripuliti dal finale pop del vino bianco con la pesca e una ghiacciata di basilico.
Si prosegue, e c’è un risotto di buona scuola, dall’impervio controllo di sapidità per l’abbinata cozza e limone salato (anche se forse avremmo preferito un cimento con la pasta secca) ed a seguire un bel merluzzo nero alle erbe, cotto perfettamente, sferzato dall’autorità del percebes.
Entrambi sembrano introdurre gradatamente i concetti che troveranno compimento nei secondi di carne, prima con la trilogia del piccione con petto, coscia ed un superbo collo ripieno di fegatini marinato all’anice, poi con l’animella in una glassa di soia e aceto con erbe di campo e quella giusta acidità della mela in chiusura.
Ma la vera deflagrazione arriva con il pollo e la sua zuppa chiamata all chicken, un grande concerto delle sue parti meno nobili (durelli, piedini, cuore e fegato) in una sorta di miso con funghi enoki e bottoni di canapa ripieni di kefir. Ovvero come realizzare un piatto elegante, complesso, di grande equilibrio e di forte impatto gustativo. Contemporaneamente.
Poi, dopo l’atterraggio con la buatta -pura verità- si torna in orbita tra le finzioni con l’uovo da bere con il centrifugato di pesca a fare il tuorlo e infine quello allevato a terra dove un guscio di isomalto protegge il cuore liquido per irrigare la terra delle fragole.

Un bel lavoro di squadra iniziato quattro anni prima, una ambiziosa idea di ristorazione in una città difficile, tanto più all’interno di un grande albergo. Una offerta gastronomica che, parafrasando l’immenso Bottura, è di tradizione sì, ma vista da dieci chilometri -o meglio miglia marine- di distanza.
Si sono voluti complicare la vita. Ed è ancora l’inizio.

La sala. Architettura, luci, design, arte.
Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Aperitivo. Taralli cotti al vapore con arachidi e sesamo tostato, Olio ravece spalmabile, Grissini ai semi, Polpettina di barbabietola con insalata russa, Sable di mozzarella con budino di melanzana e marmellata di corbarino, Tartelletta di Parmigiano con mortadella, Maionese di pistacchi e gelatina di balsamico, Riso soffiato al nero e puttanesca secca, Ravioli in doppia cottura con ricotta fermentata e gel di piselli.
aperitivo, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Raviolo, particolare.
raviolo, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Tacos di acqua di mare e mais con sgombro arrosto marinato in aceto di riso, zenzero e pepe rosa.
Tacos, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Asparagi con maionese di acciughe, olive, capperi e uova di pesce volante.
Asparagi, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Gamberi alla brace con insalatina di quinoa rossa, pesca e vino bianco, granita di basilico.
Gamberi, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Risotto con curcuma, pomodorini gialli, limone salato e cozze.
risotto, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
All chicken: zuppa di pollo con durelli, piedini, cuore e fegato, funghi enoki, senape e bottoni di canapa ripieni di kefir e parmigiano.
All chicken, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Black cod con emulsioni di piselli ed erba di grano, sedano cotto in ghiaccio, percebes ed estratto di lime.
Black Code, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Piccione (petto, coscia e collo ripieno di fegatini) marinato all’anice con ibisco, pera e spinaci senapati.
Piccione, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Animella glassata con aceto e soia, crema di erbe di campo, mostarda e mela croccante.
Animella, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
‘A buatta: nella latta retrò della passata di pomodori, tubetti di Gragnano con sugo di S,Marzano e piennolo, olio evo e basilico.
L’ultima portata è poesia: il ritorno a casa.
'A Buatta, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Uovo da bere: acqua limonata e centrifugato di pesca.
uovo da bere, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Uovo allevato a terra. Ritorna il tema dell’uovo, quasi una ossessione per lo chef, questa volta in chiave dolce. Un guscio di isomalto nasconde.
uovo, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
uovo dolce, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Cremoso di nocciola con cioccolato affumicato e kamut soffiato.
Cremoso di nocciola, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
I Macarons.
Macarons, Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli
Il panorama sempre mutevole del porto turistico di Napoli.
Il Comandante, Chef Salvatore Bianco, Hotel Romeo, Napoli

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