Valutazione
Pregi
- Una nuova forma, o meglio la riscoperta di un rito antico, di convivialità a tavola.
- Una cucina, seppur più classica, sempre eseguita con mano straordinaria.
Difetti
- Il servizio a macchia di leopardo, con alcuni componenti validi ed altri forse troppo âgé.
- I ricarichi eccessivi sui vini.
La nuova avventura di Paolo Lopriore è iniziata nel migliore dei modi. Sappiamo per certo che questo non sarà il suo approdo definitivo, ma resta comunque un passaggio importante.
L’anima inquieta e tormentata dell’artista che alberga nell’ormai ex-cuocone brianzolo, (sarà dimagrito almeno una quindicina di chili) è nota e personalmente ci affascina non poco. Anche perchè è foriera di sviluppi culinari interessanti, innovativi e divertenti, come questo Tre Cristi.
Nata dallo spirito imprenditoriale di un gruppo di amici che si occupa di tutt’altro, questa nuova idea di ristorazione ha chiaro e dichiarato come suo intento principale quello di riscoprire il piacere della convivialità, forse un po disperso nei meandri della celebrazione egotica degli chef e dei loro ristoranti avvenuta negli ultimi lustri.
La convivialità è un termine che vuol significare tutto ma può anche non significare nulla. E allora, sulla scia di questa nostra fantastica esperienza, cerchiamo di declinarvi cosa abbiamo inteso noi.
Convivialità significa un modello di ristorazione più informale, in cui dal servizio alla preparazione nulla è più incanalato in un rigido protocollo. Informale beninteso non è sinonimo di minore qualità, ma solo di una forma espressiva differente.
Per esempio, paradossalmente ma neanche troppo, l’attuale suddivisione tra antipasti, primi, secondi e dolci potrà un giorno decadere in questo luogo di goduria e perdizione conviviale. Di fatto è già oggi così, perchè, come è giusto che sia, ogni piatto ha porzioni importanti e quindi la sequenza può e deve essere calibrata per ogni tavolo, per ogni singolo commensale a piacimento. E poi, quanto è affascinante vedere 5 o 6 tavoli al tuo fianco che sono inondati di preparazioni e di tegami con contenuti misteriosi, differenti e molto lontani dai tuoi?
Convivialità significa condivisione, ecco quindi che le portate escono dalla logica vetero-spagnola delle tapasCon il termine spagnolo tapa, si indica un'ampia varietà di preparazioni alimentari tipiche della cucina spagnola consumate come aperitivi o antipasti. Le tapas spagnole sono preparate con ingredienti legati alla produzione alimentare mediterranea. Le tapa possono essere fredde, quando vengono preparate, per esempio, con le olive miste ed il formaggio, o calde, con polpo e calamari fritti. L'origine della parola... Leggi e dei lunghi e chilometrici percorsi di degustazione, se non per gli ammennicoli iniziali, ed entrano in una dimensione molto più italiana, molto più nostra, molto più radicata e identitaria fatta e costruita attorno agli arnesi di cucina (leggasi pentole e pirofile) portati a tavola, in porzioni abbondanti, da condividere ma sopratutto da mischiare e commistionare come meglio si crede. Con un nuovo protagonista, il cliente. Che non è più schiavo degli abbinamenti e delle proporzioni imposte dal cuoco, e dal suo ego, ma decide lui in prima persona come, quanto e cosa abbinare.
Convivialità è anche la pratica spinta degli intingoli, non le salse di origine francese ma i nostri beneamati fondi di cottura, che sono naturalmente più leggeri, non tirati, non arricchiti da troppi grassi e che invitano, convivialmente appunto, ad intingere lo stupendo pane di lievito madre e a goderne insieme perdutamente da parte di tutti i commmensali.
Convivialità è anche, in un prossimo futuro, non troppo lontano ci auguriamo, condivisione tra tavolo e tavolo della cucina, intesa come diversità o biodiversità correlata alla propria singolare o comunitaria esperienza.
In tutto questo tracciato filosofico, in cui è ben presente il pensiero e l’idea del cuoco, ecco spalancarsi tutta la sontuosità, l’agricola eleganza e la maestosità della nuova cucina di Paolo Lopriore. O per lo meno della cucina coerentemente contestualizzata e pensata per questo ristorante. Abbiamo visto a suo agio Paolo in questa nuova idea, tra pirofile e dialoghi, non monologhi. Con confronti e intersezioni, l’anima del pensiero e della crescita.
E il paragone con l’artista ci sorge nuovamente spontaneo. Meglio il Picasso cubista o il primo Picasso impressionista? Due stili molto differenti a cui un maestro si approccia con tutta la sua spinta e la sua carica personale ed il suo talento. Ecco perchè il Tre Cristi è un modello che ci piace tanto.
Si respira un’aria conviviale ai Tre Cristi, ma anche affascinante e intrigante: non fatevelo mancare!
Focaccia pistacchio, aglio dolce e semi d’anice.
Crema cotta di acciughe e borragine, primo sussulto!
Gnocchi di riso al cacio e pepe.
…e dopo i loprioriani benvenuti, questo straordinario pane e questa stratosferica focaccia entrambi a lievito madre di mammà (Lopriore).
Zucchine in scapeceFrittura di un alimento (pesci o verdure) con successiva aromatizzazione all’aceto e menta fresca. La scapece è molto diffusa in tutta l’Italia meridionale.... Leggi. Come spesso accade con questo signore un piatto apparentemente semplice, ma dal profilo gustativo molto complesso.
Il vero piatto! Pane con intingolo filo-giapponese … un brodo umami arricchito da katsuobushiIngrediente molto importante della cucina giapponese. Il katsuobushi si ottiene grattugiando i filetti di tonnetto striato essiccato, fermentato e affumicato.... Leggi fenomenale!
Una libera citazione al maestro. Straordinari spaghetti di riso, con fondo di burro acido e pistilli di zafferano. Rifinito on top da sferificazione di zafferano e foglia d’oro. Manca certamente il pompelmo, ri-citazione a se stesso, e forse la sferificazione e il posizionamento dell’oro sono leggermente da rivedere. Ma indubbiamente fantastico!
Fave e cipolle…
Baccalà in intingolo d’erbe…
…e crema di baccalà e patate.
Piatto da comporre a piacimento in cui quella crema di baccalà, olio e patate è da fondo scala. il resto ottimo, eccellente!
Gnocchi alla romana divini…
Finanziera di Manzo al bahart (spezie orientali) e kefir… altro piatto conviviale di livello assoluto.
I dolci, si sa, non sono il punto forte di Lopriore… gelatina di pesce e mango, spuma di mandorle amare e pistacchi.
Gelato al caffè ed albicocca e i suoi accompagnamenti…
Gli accompagnamenti…
Buongiorno Alberto, avevo una curiosità in merito ai Tre Cristi; leggendo le varie opinioni avevo inteso che non fosse previsto il menu degustazione, invece, nella tua, noto che ci sono anche i prezzi del menu degustazione! Mi sveli l'arcano per favore? Grazie e complimenti! Giuseppe.
Ciao Giuseppe, Esistono due menù degustazione che sono rispettivamente due piatti + dessert e tre piatti + dessert pescati dalla carta a discrezione dello chef. spero di averti chiarito l'arcano a presto
Mi darete del buzzurro (chissenefrega!) ma questo Lopriore si mangia in insalata tutti i vostri Parini! Un menù semplicemente sensazionale per chi al ristorante va per mangiare bene e non per fare il finto intellettuale.
Grazie mille! Chiarissimo! A presto, Giuseppe.
È tipo il Compartir di Oriol Castro, mi pare. Bella formula. Ah, Werner sei un buzzurro... Scherzo ne!
Devo dire che – nonostante i pareri positivi di chi ci era stato e ne capisce – quando avevo visto i primi scritti e le prime foto su i Tre Cristi ero rimasto non poco perplesso. Di Lopriore ricordavo ben altro, a partire da quella che, per quanto mi riguarda, è stata ed è la miglior cena di sempre sul territorio italiano (quel magnifico menu, datato 6 agosto 2012, fu: granita d’acqua di mare, semi di carota, cozze, fiori di limone e cumino; insalata di alghe, erbe aromatiche e radici; olio extravergine di oliva, semi di pomodoro, pompelmo e spuma di rosa; cocktail di gamberi ovvero gamberi, melone bianco, arancia e Campari; triglia e fiori di finocchio croccanti; royale di aglio al pistacchio e zucchero; petto d’anatra, acciughe, pinoli, genziana e miele al pino abbinato a fegato d’anatra, alloro e aceto di moscato ovvero per me la migliore anatra del globo terracqueo, ristoranti francesi inclusi; ravioli di cipolla dolce profumati all’origano; porcini, asparagi di mare e nepitella; cadenza d’inganno ovvero mela verde, menta, acetosella). Che cosa c’entravano quella personalità, quell’intensità, quella persistenza, quella freschezza, quei toni virati sull’amaro, ma in modo sempre diverso e affatto stucchevole o monocorde, insomma quella finezza infinita con i piatti dei Tre Cristi? Il dubbio, credo, era lecito. E invece. E invece Lopriore si conferma un genio perché è riuscito nel miracolo di ribaltare a 360 gradi la sua cucina – e in una misura tale che non mi sembra abbia riscontri altrove, in passato, a questi livelli – conservando al tempo stesso la sua mano, la sua impronta, la sua firma. Non riesco a capire né tanto meno a spiegare come abbia fatto, eppure da qualche parte c’è un filo conduttore fra il Lopriore del Canto e quello dei Tre Cristi. Nonostante la sua cucina abbia assunto tratti sorprendentemente rustici (cioè il contrario di quello che era), dissacranti e auto-ironici, finendo quasi per apparire a prima vista persino banale, la classe è rimasta la stessa. Poi, certo, in valore assoluto i vertici toccati dal Canto sono un’altra cosa. Ma provare a replicare per sempre gli stessi schemi può essere noioso. E soprattutto farlo a Milano, in questi tempi di persistente crisi, partendo da zero, avrebbe potuto essere anche pericoloso. Così, invece, la risposta del pubblico mi sembra positiva. La trovata della convivialità, poi, è geniale. E, dopo anni di infiniti menu con mini-porzioni post-adrianesche, potrebbe fare tendenza, anche in tema di alta cucina. Del resto lo scorso novembre da Veyrat – prima dell’infausto incendio che ne ha devastato il locale – a un certo punto è arrivato un piatto a sorpresa che è stato servito contemporaneamente in tutta la sala. E la stessa cosa l’avevo vista poco prima dal più trendy Aduriz, sempre particolarmente attento a come “comunica” la sua cucina. Qui la convivialità si declina nei singoli tavoli, ma il tema è lo stesso.
Sempre a proposito di convivialità: qualche giorno fa ero a Cancale. E anche Roellinger propone un menu conviviale...