Issaya Siamese Club
Valutazione
Pregi
- Un'autentica cucina thai in cui la tecnica moderna è al servizio della tradizione.
- Il rapporto qualità/prezzo favorevole.
Difetti
- Gli elevati ricarichi delle bottiglie.
La cucina thai è una continua scoperta.
Già lo street food di questi luoghi ha un fascino incredibile: difficile distogliere l’attenzione dall’operato dei mille cucinieri ambulanti che ogni giorno, in ogni angolo di Bangkok, tramandano la secolare tradizione gastronomica locale nella quotidianità cittadina dei giorni nostri.
Mangiare, poi, in un ristorante thailandese da queste parti ha comunque il suo fascino e, soprattutto, contribuisce a cambiare la percezione che si ha, in occidente, di questo cibo e dell’intera cultura gastronomica locale, profonda e vasta come poche altre.
E’ davvero difficile trovare alle nostre latitudini un ristorante etnico di cucina thai capace di reggere il confronto e competere con gli standard qualitativi dei migliori ristoranti tradizionali di Bangkok.
A partire, in primis, dalla qualità della materia prima –difficilmente reperibile oltre i confini asiatici– che, anche quando si tratta di primizie, ha un prezzo irrisorio rispetto a quanto siamo abituati a pagare in Italia o in Europa.
Ian Kittichai, al secolo Pongtawat Chalermkittichai, è un celebre chef/ristoratore thailandese di fama internazionale, una star televisiva che partecipa a famosi format dedicati al cibo dal 2001.
E’ il proprietario di una costellazione di ristoranti dislocati tra Bangkok, Mumbai, New York e Barcellona e nel 2011 ha aperto il suo quartier generale proprio a Bangkok, pensando ad elaborare un menù incentrato sulle reminiscenze della propria giovinezza, con una personale reinterpretazione dei più famosi piatti della cultura gastronomica locale.
Il ristorante Issaya, che in thailandese antico significa “stagione della pioggia”, è ubicato nel Siamese Club, un tempo circolo ricreativo di una scuola, fascinosa ed amena villa coloniale dallo stile indo-portoghese risalente agli anni venti. Una location nascosta, come per quasi tutti i ristoranti ospitati fuori dai grandi alberghi di Bangkok, in un giardino tropicale tra la sopraelevata e le baraccopoli cittadine, in verità, in pieno centro città.
Kittichai ha una bellissima storia da raccontare e lo fa direttamente con i suoi piatti.
Prima della consacrazione nell’empireo dei ristoranti “di lusso” della capitale e dell’acclamato ingresso nella lista degli Asia’s 50 Best Restaurants 2014 (sezione asiatica della più famosa lista mondiale della San Pellegrino), ha superato una dura gavetta, partendo dall’affascinante cultura del cibo da strada che ha apprezzato nella sua interezza anche dopo il diploma presso la culinary school sotto l’insegnamento della madre. Successivamente, i trascorsi in Australia e nelle cucine del Four Seasons a Bangkok come executive chef gli hanno permesso di fare un importante salto di qualità e distinguersi da numerosi cuochi connazionali.
Tanta qualità che emerge integralmente dai piatti assaggiati, in cui il tocco tecnico (occidentale) e creativo, frutto delle citate esperienze internazionali, è finalizzato a perfezionare ed ingentilire le ricette della tradizione locale. Spazio, pertanto, a lente cotture, spadellate rapide e tutto ciò cui siamo abituati e che è diametralmente opposto alle abitudini dei thailandesi i quali, normalmente, per necessità di sterilizzare il cibo per strada, cucinano a temperature elevatissime e prolungate alcuni ingredienti sfibrandone la consistenza.
Il risultato è un ricordo limpido di una esperienza originale tra sapori e profumi autentici che fanno venir voglia di tornare.
Il tutto con il surplus di un ambiente molto rilassante impreziosito da un servizio efficientissimo e di estrema gentilezza.
Nonostante la lista del beverage presenti una accurata selezione di bollicine, vini bianchi e rossi da tutto il Mondo (Italia inclusa), i ricarichi non sono certo d’aiuto. E’ quasi d’obbligo, pertanto, accontentarsi di cocktail a base di frutta fresca, molto molto buoni, che si riveleranno i futuri compagni di viaggio anche in altre tavole.
Partenza soft ma, considerata l’elevata umidità della serata, rinfrescante: succo ghiacciato di anguria e limone.
Passando poi all’ottimo “Issaya Mocktail” a base di tè freddo ai fiori di sambucoIl sambuco è un genere di piante tradizionalmente ascritto alla famiglia delle Caprifoliacee, che la moderna classificazione filogenetica colloca nella famiglia Adoxaceae. I fiori del sambuco trovano impiego in erboristeria per la loro azione diaforetica. Con i fiori è possibile fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua, ottenendo una bevanda dissetante che è molto usata in Tirolo, in Carnia... Leggi, essenza di cetriolo e granatina.
Vista la frequentazione internazionale, l’impostazione del ristorante è occidentale. C’è la possibilità di scegliere due menu degustazione al conveniente prezzo di 1500 e 1800 bath (circa 35 e 42 euro) al quale vanno aggiunti, come in tutte le tavole della Thailandia, il 10% per il servizio e il 7% di IVA.
La prima nostra scelta ricade su uno dei cavalli di battaglia del locale: “Yum Hua Plee”, ovvero insalata di fiori di banana e cuore di palma con cipollotti croccanti e arachidi saltati con marmellata di chili. Piatto profumatissimo, fresco, con differenti consistenze e tonalità agrodolci.
Complessivamente elegante la “Dtomklong Talay”, una zuppa al lemongrassChiamata anche citronella, Lemongrass è un'erba perenne che cresce nelle regioni asiatiche, africane e americane a clima tropicale e temperato-caldo. È presente in molte ricette (in primis zuppe e salse) della cucina orientale, in particolare tailandese, indiana, indonesiana, malese e vietnamita, che prevedano l'utilizzo di pesce, carni bianche o verdure. In cucina vengono utilizzati sia il gambo sia il bulbo. Il... Leggi aromatizzata al tamarindo
Il tamarindo o "dattero dell'India", è un albero tropicale della famiglia delle Fabaceae, originario dell'Africa Orientale, ma ora presente in aree tropicali asiatiche e dell'America Latina. È l'unica specie del genere Tamarindus. Il tamarindo è utilizzato per l'alimentazione, per scopi ornamentali e anche per le sue proprietà medicinali.I frutti del tamarindo sono commestibili. La polpa dei frutti acerbi è molto... Leggi con pescato del giorno, scalogno grigliato e peperoncini fritti.
I “Goong Pad Char” sono degli ottimi tiger prawns (mazzancolle) in salsa leggermente piccante al basilico sacro (profumatissimo basilico locale) che ha, tra gli altri, un retrogusto di liquirizia che si sposa alla grande con la freschissima materia prima ittica.
Curato anche sotto l’aspetto scenico il “Kradook Moo Aob Sauce”. Goduriose costine di maialino glassate con una salsa al chili fatta in casa, che si materializzano fumanti su una piccola griglia. Piacevole il grado di piccantezza. La carne è davvero succulenta.
Come il “Mussamun Gae”: stinco di agnello disossato al Mussamun curryCon il termine curry in italiano si intende una varietà di miscele di spezie pestate nel mortaio, in uso principalmente nel sud-est asiatico. Le spezie utilizzate possono variare notevolmente e, a seconda di quelle dominanti, possono cambiare il colore e la piccantezza della miscela. In India l'equivalente italiano della parola curry è masala, del quale ne esistono decine di varietà,... Leggi con cetrioli. La riuscita dei piatti di carne è superiore al resto.
Sticky rice di accompagnamento.
Si rivelerà banale soltanto nella presentazione la “Kanom dokmali”,
pregevolissima panna cotta ai fiori di gelsomino, il cui profumo resta persistente dalla prima all’ultima cucchiaiata. Viene accompagnato da un gelato al gelsomino e frutta di stagione.
Uno dei tavoli.
Rilassanti salette.
Scongiurando monsoni..
Il colorato bancone del bar.