L’uscita dell’autostrada è quella di Pegognaga, si percorrono una decina di chilometri di strette viuzze dal classico fosso e poi si arriva a Quistello, comune di 5000 abitanti o poco più… Insomma, il classico paesino della bassa padana, ben tenuto, che un tempo fu proprietà dei Gonzaga e che oggi ha perso molto del fascino e del prestigio di un tempo.
Questa sarebbe una rapida e superficiale introduzione da parte di un distratto viaggiatore, se non che, in quel di Quistello, accanto all’argine del fiume Secchia, c’è un ristorante, storico, che si chiama Ambasciata. Questo cambia decisamente le cose. I fratelli Tamani, infatti, dal 1978 sembrano essersi presi a cuore le sorti del Vicariato di Quistello, creando, nel loro boudoir, una sorta di rappresentazione teatrale, che va in scena tutti i giorni, in onore dei bei tempi che furono.
Tra tappeti persiani, pile di libri, mastodontici vasi con centinaia di fiori freschi e argenti in ogni dove, comincia una di quelle esperienze che almeno una volta in vita deve essere fatta.
Appena ci si accomoda e ci si acclimata, per così dire, il carattere istrionico dei fratelli fuoriesce esuberante e comincia quella “rappresentazione teatrale” che si concluderà solo a conto pagato.
Ed è così allora che Francesco, splendido maitre, sarà lieto di raccontarvi la storia del lambrusco più buono del mondo, quello di Quistello ovviamente, con le sue viti che nascono sulle prospere colline quistellesi… “Come? Colline quistellesi?” chiediamo “Si, certo,” risponde lui sornione “Non avete visto quanti argini che ci sono…”.
Dalla cucina cominciano ad uscire pietanze perfettamente contestualizzate alla situazione.
Ma è qui che lo chef Romano interrompe per un momento l’ironia del fratello in modo da rendere solenne l’inizio del pasto “Non voglio che la cucina sia presa in giro. La cucina è cultura e la nostra è la migliore del mondo”.
Ad ogni portata seguono storie raccontate in chiave ironica ma con sapienza e tatto da parte di due “Personaggi”, i Tamani appunto, che nella loro carriera ne hanno viste passare di tutti i colori e che grazie a ciò ancora oggi riescono a gestire il loro locale in una maniera unica ed irripetibile.
Il raviolone di zucca è un concentrato di sapore ed equilibrio con la pasta tirata non sottilissima, la tagliatella con asparagi e pancetta e la guancetta di maialino con polenta sono altre due dimostrazioni di come, l’Ambsciata, non sia solo un locale sopra le righe, ma anche una cucina classica perfettamente eseguita e coadiuvata da un servizio di sala, vecchio stile certo, ma di ineccepibile efficacia.
Ma è a fine pasto, con il cliente ebbro e perchè no, un po’ confuso, che i Tamani sferrano il loro colpo di grazia, il colpo di scena che non si dimentica, degna conclusione di un’opera andata in scena in pompa magna destinata a rimanere nella memoria per molti e degna di essere raccontata per gli altri.
Lo zabaione montato nel paiolo di rame con il trionfo di “piccola pasticceria” è un’ode al barocco, allo sfarzo e alla mantovanità che non può lasciare indifferente nemmeno il più algido dei clienti.
L’ambasciata di Quistello è un locale fuori dal tempo, gestito da due fratelli come non se ne incontrano, che grazie alle loro idee forse bizzarre, forse geniali, hanno saputo dar vita ad un pezzo di storia della ristorazione italiana, tappa irrinunciabile per ogni appassionato almeno una volta nella vita.
Coperto.
Il pane con il burro.
Aperitivo: un salame di 4 mesi fatto in casa ricavato da un maiale di 280 Kg.
Uovo di faraona al tegamino con pomodoro salsiccia e cipolle: estremamente goloso anche se un po’ pesantino come antipasto.
Raviolo di zucca.
Tagliatella con asparagi di campo e pancetta. Fantastiche.
Guancetta di maiale brasatoPreparazione di carne cotta lentamente con vino, spezie e brodo. La lunga cottura del brasato privilegia le parti fibrose associate ai muscoli dell’animale, rendendole morbide e succulente. Leggi con polenta. Ottima.
Faraona del Vicariato di Quistello con uva, arancia, mostarda di mele campanine, melograno e menta. Un piatto rinascimentale che avrebbe dovuto essere forse il più rappresentativo della cucina di Tamani. Purtroppo la faraona non era all’altezza delle aspettative ed il piatto si è dimostrato il meno riuscito del pranzo. Peccato.
Lo zabaione direttamente dal paiolo di rame.
Primo piano dello zabaione.
Il trionfo di piccola pasticceria.
Un primo piano sulle splendide meringhe.
Uno dei giganteschi vasi di fiori presenti in sala con accanto lo chef che prende fiato tra un racconto e l’altro.
1 Comments
“la nostra cucina è la migliore del mondo”… continuiamo pure a raccontarcelo, intanto ho avuto più esperienza interessanti in sei mesi in Califonia che in anni in Italia…