Valutazione
Pregi
- Una cucina classica di fattura davvero notevole.
- Un rapporto q/p che invita al ritorno.
Difetti
- Un po’ di cordialità in più non guasterebbe.
- Ai dessert si può dare uno slancio maggiore.
Delle Tre Lune quest’anno si è parlato molto, specialmente tra gli addetti ai lavori.
In un periodo in cui è frequente leggere dei successi esteri di nostri giovani cuochi (Passerini o Tondo per citarne solo i più noti nella Ville Lumière) non poteva non colpire, e rincuorare, la scelta in controtendenza fatta da tre giovani, Ilaria Di Marzio, Matteo Lorenzini e Tommaso Verni: tornare in Italia a proporre una cucina di classica impronta francese a prezzi abbordabili.
Una scelta originale e coraggiosa, soprattutto se si pensa al luogo scelto per la proposta, quella campagna toscana che sembra da sempre ostaggio di pici all’aglione e cinghiale.
Locale arredato con garbo, cucina a vista, bella veranda che attende stagioni più calde per essere nuovamente a disposizione della clientela: nulla che rimandi ai neobistrot oggi paradigma quasi ubiquo in contrapposizione al “grande ristorante” oggetto di facili demonizzazioni. Il richiamo è, semmai, a quelle belle tavole borghesi della campagna francese, eleganti ma non sfarzose in cui potersi concedere un pranzo “gastronomico” con una cifra ragionevole.
La cucina è esattamente quella che è stata raccontata anche su questi schermi nei mesi passati: d’impronta chiaramente transalpina, molto tecnica ma accessibile a tutti i palati. Con un occhio, però, attento al territorio, riletto e ingentilito grazie proprio alla sapienza di chef che hanno esperienza di cucina “di palazzo”.
Esemplare in questo senso il “risetto” con pane burro e acciughe, la memoria nel piatto, che dà nobiltà a materie povere (la pastina di ospedaliera memoria) con la sapienza di una mano mai greve, anche quando spinge sulla gourmandise.
Nel menu, prezzato onestissimi 55 euro per 5 portate dai nomi molto diretti, si susseguono piatti calibrati, precisi, elaborati da mani mature come non è scontato, vista l’età di chi cucina.
Lodevole la possibilità di scegliere dalla carta la mezza porzione di quello che è ormai un loro piccolo “classico” non presente nel menù, il giustamente già famoso granchio, patate e porri.
Alla sezione dessert ritroviamo il croustillant al cioccolato già provato nella visita precedente ed evidentemente preparato non espresso, seppur buono. In generale, nel reparto dolce si sconta la scelta, evidentemente motivata dalla necessità di far quadrare i conti, di avere la socia pasticciera a occuparsi della sala.
Lista dei vini ristretta com’è comprensibile, ma che potrebbe essere più originale; solo bene, comunque, possiamo dire del Chianti 2008 del Castello di Ama che abbiamo scelto per accompagnarci, una di quelle carte sicure che in queste situazioni traggono d’impaccio.
La sensazione generale è di un ristorante che può andare oltre quanto di già buono propone oggi, ma che ha bisogno per riuscirci, vista la linea di cucina che propone, di avere mezzi adeguati. Speriamo che sia una clientela fedele a fornirglieli.
Per amuse-bouche ottima indivia in tagliolini risottati con funghi trombetta e polvere di porcini
Il foie grasIn francese significa letteralmente "fegato grasso" ed è definito dalla legge francese come "fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata”. È uno dei prodotti più famosi e pregiati della cucina francese. Esistono tipologie di 'foie gras' non derivate da animali sottoposti ad alimentazione forzata. Spesso il fegato grasso è associato all'alta cucina francese e internazionale per... Leggi
L’interessante risetto
Il piatto più deludente, la polenta con porcini, frutti autunnali, balsamico e agretto, un po’ slegato
Un’elegante versione moderna della ribollitaLa ribollita è una zuppa toscana invernale a base di pane raffermo, fagioli, ortaggi e verdure. Protagonista vegetale della ricetta è il cavolo nero raccolto dopo la prima gelata.... Leggi
Impeccabile il piccione con indivia (anche se in carta erano riportate “animelle” la sostituzione è stata gradita)
Granchio, patate e porri
Croustillant al cioccolato
Pane, ottimo.
La bella campagna, a fine pranzo
Buongiorno, complimenti per il vostro sito che leggo quotidianamente. Le Tre Lune è sicuramente uno dei migliori indirizzi nella zona Prato - Firenze, provato qualche mese fa e sono uscito pienamente soddisfatto. Ad ora c'è stato un piccolo aggiornamento dei prezzi e il menù più lungo è prezzato 65 euro, rimane secondo me un ottimo rapporto qualità prezzo. Saluti
Sì, direi che il mio modesto giudizio, fondato su una cena estiva e un pranzo invernale, è simile al tuo. Anzi, per il coraggio di proporre piatti simili (non dimentichiamo che non ci sono in carta nè un piatto di pasta secca classica nè un risotto) gli darei pure qualcosina di più :-) L'unico appunto che mi sento di fare, ma molti storceranno il naso, è quello delle porzioni un po' grandine. Se, come me, vuoi assaggiare tanti piatti arrivare al dolce satolli non ti fa gustare appieno quello che trovi nel piatto. P.S. Roberto, i pici e il cinghiale sono più piatti da Maremma e da senese. A Prato/Firenze si va di ribollita e fiorentina ;-)
Hai ragione Leo sul tema geografico. E' che la ribollita la facevano anche loro... :) (ma nella versione che vedi). E' un ristorante molto interessante e con potenziale: credo, come ho scritto, che il successo (che gli auguriamo) possa portare a un'ulteriore crescita.
Mi piace sempre leggere di questo locale e soprattutto rivedere nelle parole quello che ho provato anch'io. Non nascondo il debole che ho verso Le tre lune, per cui delle volte tendo a parlarne fin troppo bene, ma è una cucina con pochi difetti. C'è accademia, scelta della materia prima, costanza e anche un po di creatività, sono dei veri professionisti. Il menu che ho provato è stato simile al tuo, anch'io ho notato essere slegato il piatto con polenti e funghi, difetto che si esalta tanto in una cucina che inveca fa dell'armonia e dell'amalgama uno dei suoi punti di forza, proprio com'è la cucina classica francese. Nel mio menù c'era un piatto coi gnocchi, raro esempio di amalgama e armonia.