I motivi per salire fino a Fragno, piccola frazione di Calestano sull’Appennino Parmense, possono essere diversi; uno di questi è senz’altro la fiera del tartufo nero che si svolge ogni anno a cavallo fra ottobre e novembre, un altro è sicuramente una visita alla Locanda Mariella, una vera istituzione in zona.
Certo, non bisogna farsi scoraggiare dai tanti tornanti necessari per arrivare e dal relativo deserto della zona, ma questi sono soltanto piccoli sacrifici necessari per godere di una sosta appagante e golosa.
Quando si parla della Locanda non si può non partire dalla splendida carta dei vini.
Se non si è troppo curiosi e nemmeno troppo eno-maniaci si può consultare soltanto la piccola carta dei vini consigliati, due paginette fitte fitte ricche di vini naturali frutto delle ultime scorribande di Guido e Mariella nelle loro peregrinazioni in giro per l’Europa a caccia di chicche di difficile reperibilità. Oppure se si è curiosi ed appassionati si può chiedere di consultare i sei tomi che compongono la carta vera e propria, un vero bengodi per l’enofilo incallito dove si può trovare un assortimento più unico che raro di grandi vini (eccezionale la panoramica sui vini del Rodano, dello Jura e della Loira), proposti a prezzi veramente encomiabili.
Ma anche questa è solo la punta dell’iceberg di una cantina smisurata che fra ristorante e l’enoteca in centro a Parma (dove tra l’altro si possono acquistare impianti hi-fi di altissima qualità), conta oltre trentamila bottiglie frutto dell’instancabile passione dei titolari.
La locanda non è naturalmente soltanto vino, anche ottima cucina di territorio, costituita da piatti che affondano le proprie radici nella tradizione casalinga e contadina, confezionati con le migliori materie prime disponibili e preparati con amore e un’ottima mano.
Da non mancare assolutamente, in stagione, i piatti con il tartufo, solo quello locale senza concessioni ad intrusi di altre zone.
L’ambiente è semplice e piacevolmente familiare, una sala grande con l’arredamento classico della trattoria di paese e un’altra più piccola e colorata più coerente ai nostri giorni.
Per quanto riguarda il servizio, il vero surplus è dato dalla competenza infinita di Mariella in sala, abile a spiegare i piatti e i prodotti con cui vengono realizzati, ma soprattutto impeccabile nel mettere a disposizione dell’ospite la sua esperienza in campo enologico per abbinare, con ottimi risultati, il vino ai piatti per godere della magnifica cantina anche nel caso non vogliate prendere una bottiglia intera.
Insomma, una sosta gourmandPer "gourmand" si intende una persona amante della buona tavola, in particolare delle preparazioni di stampo classico, un cultore della gola. Ghiottone. Leggi a tutto tondo da consigliare in primis a chi ama il vino, ma anche a chi semplicemente ama la buona cucina di territorio proposta al giusto prezzo.
Lo strolghino di benvenuto.
La focaccia.
Tortelli ripieni di patate e parmigiano 30 mesi.
I tortelli dolci della tradizione, ripieni di amaretto mostarda di mele ed un pizzico di zucca.
Le classiche lasagne al ragù.
La guanciola di manzo brasata con polenta.
Costolette di agnello con peperoni.
Gelato fiordilatte con frutti di bosco.
Panna cotta con fili di caramello.
Gli ottimi vini in accompagnamento.
8 Comments
un posto che e’ piaciuto anche a me, forse un filo troppo di paese la cucina ma un pranzo li’ vale comuqnue il viaggio … e la strada e’ bella, non troppo tortuosa 🙂
A breve probabilmente andrò a cenare o pranzare.
L’enome carta dei vini ne fa un locale attraente, la cucina si differenzia solo per la scelta della materia prima o anche nella realizzazione? dalle foto sembra piuttosto casareccia…
La cucina è semplice, ma molto ben realizzata, quindi non solo materia prima, ma anche ottima mano
Novità in cucina, il locale si è fatto ambiziosetto e in molti storcono il naso. Vorrei il vostro parere prima di inerpicarmi tra i monti. Grazie.
Di ambizioso non c’e’ proprio nulla e chi ci conosce bene dovrebbe sapere che l’ ambizione e’ un sentimento che non ci appartiene
Semplicemente ,per motivi anagrafici, l ‘era delle resdore e’ finita, non c’e’ generazione di ricambio e si cerca di andare avanti seguendo sempre una linea di qualita’
Sarebbe meglio soffermarsi sugli sforzi di chi cerca di tenere duro in un territorio in totale abbandono piuttosto che chiedere consigli su di un posto che pretese non ne ha mai avute ne’ ne vuole avere!
Mariella
Essere ambiziosi non è certo un difetto, dipende dai risultati.
La mia era una domanda lecita viste le voci che girano.
Tre cambi in cucina in pochi mesi con chef da antica cassinetta, osteria del teatro,…
Sulla questione rezdore sarebbe bello discuterne ma non è questo il luogo.
Domandare è lecito, rispondere è cortesia.
In bocca al lupo.
Bene era mio intento rispondere per chiarire la questione
I cuochi sono stati scelti seguendo criteri che non era il curriculum, ma la condivisione di progetti
Nessuno ha mai pensato di allontanarsi dall’ idea di trattoria,anche perche’ non saremmo capaci di fare altro ed e’ quello che ci piacerebbe fare ancora per qualche anno
Purtroppo la vita sull’ appennino non e’ molto ambita e le difficolta’ per chi deve trasferirsi sono notevoli,anche se io personalmente non le comprendo
Comunque grazie per gli auguri e se in altra sede vuole intavolare il discorso resdore sarei ben lieta
Saluti
Mariella
Ero debitore di una risposta.
Sono tornato dalla Mariella e ho trovato una cucina del territorio più elegante rispetto al passato, gli sforzi che state facendo vanno nella direzione giusta, contemporaneità senza dimenticare le proprie origini.
Inutile dire che i commenti giunti alle mie orecchie siano figli di chi guarda più alla quantità nel piatto che alla qualità nel piatto.