Passione Gourmet Tenuta Casenuove - Passione Gourmet

Tenuta Casenuove

Vino
Recensito da Angelo Sabbadin

Panzano in Chianti, Firenze

Oggi vi porto a Panzano in Chianti, nella suggestiva Conca d’Oro tra Greve in Chianti e Radda in Chianti, un anfiteatro naturale che sovrasta il centro aziendale di Tenuta Casenuove. Questo luogo incantevole vanta un suolo ricco, composto da argille, calcare e galestro, che rappresenta la vera ricchezza della Tenuta. La proprietà si estende su 14 ettari storici, a cui si aggiungono nuovi impianti per un totale di circa 30 ettari dedicati alla produzione di vini rossi DOCG Chianti Classico e IGT Toscana. La transizione alla viticoltura biologica è iniziata nel 2018 e si è completata nel 2022.


Pur essendo un’azienda giovane, Tenuta Casenuove ha una storia antichissima, con le prime menzioni risalenti al 1600. La sua rinascita moderna e attuale è iniziata nel 2015, quando il francese Philippe Austruy, l’attuale proprietario, ha rinnovato completamente la Tenuta. Per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, Monsieur Austruy si è circondato dei migliori esperti del settore. Al suo fianco sin dall’inizio c’è Alessandro Fonseca, che dirige la Tenuta, accompagnato dal giovane e talentuoso enologo Cosimo Casini, assistito in cantina dall’enologa determinata Maria Sole Zoli. Il restauro delle vigne e della villa è stato realizzato da Austruy con un approccio conservativo, recuperando e valorizzando gli elementi architettonici storici. Classe 1949, nato a Parigi e figlio di medici, Philippe Austruy ha intrapreso una carriera come magnate dell’industria farmaceutica francese. Laureato in scienze politiche e con un dottorato in economia, ha scritto numerosi libri e articoli per la FIEHP (Fédération Intersyndicale des Établissements d’Hospitalisation Privés), il sindacato degli ospedali privati. Grande appassionato di vino, Austruy all’età di cinquant’anni realizza il suo sogno acquistando la Commanderie de Peyrassol, la sua prima tenuta in Francia, nel cuore della Costa Azzurra. Philippe Austruy scopre la bellezza di ridare vita a luoghi ricchi di storia, cultura e tradizione vitivinicola, e inizia così ad espandere i suoi possedimenti acquisendo altre proprietà in Europa: da La Bernarde in Provenza, a Château Malescasse nell’Haut Médoc, passando per Quinta Da Côrte nella Valle del Douro in Portogallo, fino ad arrivare a Tenuta Casenuove. L’obiettivo di Monsieur Austruy è sempre stato quello di lasciare un segno, vivendo pienamente il territorio e circondandosi di persone che condividono la sua stessa passione.


Il Chianti Classico è prodotto su 70 mila ettari di territorio tra le città di Siena e Firenze, in un’area che comprende 8 Comuni: Greve in Chianti, Barberino Val d’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa e San Casciano in Val di Pesa in provincia di Firenze; Castellina in Chianti, Gaiole, Radda, Castelnuovo Berardenga e parte del Comune di Poggibonsi in provincia di Siena. Nel 2018, Tenuta Casenuove con Austruy ha integrato varietà come Canaiolo, Colorino e Ciliegiolo, storicamente riconosciute come vitigni complementari del Chianti Classico.

Devo dire che mi è piaciuto molto lo stile dei Chianti di Tenuta Casenuove, hanno tolto un po’ di quel carattere graffiante e ruspante del Sangiovese, per offrire dei vini sciolti e precisi, con tannini mai sovraestratti, profumi molto ampi e sviluppati senza far mai sentire la presenza del legno che seguono l’andamento climatico di ogni singole annata.

La degustazione

Chianti Classico 2020

90% di presenza di Sangiovese insieme al Merlot e Cabernet Sauvignon e Canaiolo. Naso scuro, intrigante e  carnoso, frutti rossi in  confettura, marasca, more, ribes nero poi note di tabacco biondo, moka, tocco mentolato. Bocca molto equilibrata, fine, tannino elegante, buona persistenza. Equilibrato e coerente con buona dote di bevibilità.

Chianti Classico 2019

Costituito da Sangiovese per il 90%, Merlot e Cabernet Sauvignon.  L’affinamento avviene in botte grande e vasca di cemento dai 7 ai 10 mesi. Ha un profondo naso su note di frutti rossi sotto spirito, tabacco, moka, rose e viole,  macchia mediterranea, soffio mentolato. Bocca elegante, fine, tannini di ottima fattura, con un lungo finale su note tostate e speziate.

Chianti Classico 2018

Prodotto con 80% Sangiovese, 15% Merlot, 5% Cabernet Sauvignon, dopo la fermentazione affina in tonneau per 6/10 mesi. Sprigiona intense e scure sensazioni di piccoli frutti rossi, prugne, tabacco, moka, violette macerata, tocco balsamico. Di ottima corrispondenza sul palato, materia elegante avvolgente sul palato, tannino di pregevole fattura, persistente.

Chianti Classico Riserva 2019

Naso scuro, annuncia intensi profumi di mora e marasca in confettura, note mentolate, caffè, spezie scure, cuoio. Materico sul palato, caldo, denso, tannini di ottima grana, persistente. Ottima questa riserva che conserva vigore ed eleganza, ottimo lavoro.

Chianti Classico Riserva 2018

Offre un olfatto suadente, potente, profondo di marasca, mora sotto spirito, note terrose, humus, fungo, cioccolatino alla menta, bacche di eucalipto, tabacco dolce. In bocca è denso, avvolgente, elegante, corpo equilibrato, tannino grana finissima, chiude su toni di frutta e spezie.

IGT Toscana 2020

Ha carattere internazionale composto com’è da Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot. Viene cercata in questo caso una certa imponenza   con estrazioni e macerazioni che durano anche un mese. Vinificato in cemento e affinato in legni piccoli, lo si fa maturare per oltre un anno.  Al naso offre dense e concentrate sensazioni di marasca, mora in confettura, balsamico, mentolato, violetta, ginepro, pepe, eucalipto, tocco minerale. Sul palato voluminoso, denso, quasi vellutato, offre  tannini densi ma ben integrati e un finale sapido su rimandi speziati.

Chianti Classico Gran Selezione 2018

Luminoso e intenso il manto rubino che annuncia un naso elegante e complesso marasca e  mora matura, floreale di rosa, spezie piccanti, minerale, roccioso, scorza di arancio candito. Bocca finissima, elegante, equilibrato, tannino grana finissima. Notevole persistenza, su toni speziati e fumè.

Isola del Giglio, Livorno

Nato dal desiderio di valorizzare i suggestivi luoghi vitivinicoli del Giglio, l’ambizioso progetto di Tenuta Isola nel Giglio porta la firma di Philippe Austruy. L’imprenditore francese, nel 2019, con l’aiuto dell’agronomo Alessandro Fonseca, individua e acquisisce un piccolo vigneto nella splendida perla dell’arcipelago toscano.

Qui fonda la cantina vinicola e inizia a raccogliere le prime uve, dalle quali si ottiene il vino Ansonica con l’etichetta Scoglio Nero, un nome che omaggia la conformazione rocciosa del territorio. La storia enologica dell’Isola del Giglio ha radici millenarie. Diversi ritrovamenti archeologici, tra cui relitti contenenti anfore e altro materiale per il trasporto di vino, i resti di vasche di vinificazione scavate direttamente nel granito e i numerosi terrazzamenti, testimoniano l’attenzione degli isolani per il vino già in epoca etrusco-romana.

Tenuta Isola nel Giglio con Monsieur Austruy si sviluppa su appezzamenti delimitati da muri in pietra di granito ancora in fase di ristrutturazione. La forma di allevamento delle viti è ad alberello, concentrando in pochi acini per pianta tutto il potenziale aromatico e l’energia solare di questo terroir marino, mentre le sabbie di origine granitica garantiscono il perfetto equilibrio vegetativo-produttivo per la produzione di uve dall’alto potenziale enologico. Il vitigno Ansonica trova qui un adattamento qualitativo unico, caratterizzato da una vigoria importante e da una notevole resistenza alla siccità, circondato da fioriture di macchia mediterranea.

La degustazione

Scoglio nero 2019

Olfatto complesso e ampio, caraterizzato da note di mela cotogne in composta, strudel,  frutta tropicale disidratata, fiori gialli, agrumi canditi, zenzero, roccioso, salino, iodato. Sul palato è un caldo abbraccio, materia ricca, pieno, ottima densità di frutto, persistente, fine, leggero tannino, piacevole, lungo finale salino.

Château Peyrassol, Provence-France

Quando chiudi gli occhi e pensi alla Provenza vengono in mente profumi di lavanda, il salmastro dell’aria, l’estate, il sole, il mare e la campagna, serenità, ma è anche e sopratutto  uno straordinario territorio vinicolo: si producono vini sia bianchi che rossi, ma il vino che identifica il territorio diventando un modello di riferimento è il vino rosato, firma del  terroir. Le peculiarità dei rosé di Provenza sembrano replicare le suggestioni della terra in cui nascono: profumati, suadenti, salini, di facile beva, eppure così eleganti, raffinati, mai banali. Sono i vini perfetti per l’estate, non c’è dubbio: da gustare al tramonto, in abbinamento alla cucina di mare, alle verdure, alle ostriche, da bere in spiaggia e in qualunque momento si desideri riempirsi di gioia e spensieratezza. Prima di produrre alcuni dei migliori rosé che la Provenza possa offrire, Peyrassol ha attraversato la storia come pochi altri domini viticoli possono rivendicare. Tracce archeologiche fanno risalire l’occupazione umana all’inizio dell’età del ferro (1000 anni a.C.).
Il periodo gallo-romano ha lasciato ancora più testimonianze con, in particolare, i resti di un complesso architettonico dalle mura massicce, sicuramente a vocazione agricola. Nel 1204, l’Ordine dei Templari riceve il dominio dal Conte di Provenza, Alfonso II, in occasione di una donazione. “Peirasson” diventa allora una delle numerose commende templari che costellano la Provenza.

Sempre sfruttato in policoltura di sussistenza, è solo molto gradualmente che il vigneto si impone. Di generazione in generazione, la famiglia Rigord si tramanda il dominio fino al 1967. È allora che il dottor Rigord e sua moglie Françoise ne ereditano. Il tempo del rosé non è ancora arrivato, ma Françoise Rigord, “la signora di Peyrassol”, contribuisce con talento a installare la reputazione della giovane denominazione Côtes-de-Provence.
Dal 2001 la propietà ha tuttavia bisogno di ingenti investimenti, sia nel vigneto Château Peyrassol che nelle strutture, per rimanere all’altezza delle sue ambizioni qualitative. Françoise Rigord riesce a venderlo nel 2001 a un amante del vino, appassionato di perfezione e rispettoso dei ricordi che abitano questi luoghi ricchi di storia, Philippe Austruy.
Una nuova era si apre allora per la Commanderie di Peyrassol e il vigneto Château Peyrassol, guidati dal nuovo proprietario Austruy che prova un vero colpo di fulmine per i suoi paesaggi, la sua storia.

Si estende da 220 m a 350 m di altitudine. Condizioni ideali per un’escursione termica salutare durante i caldi mesi estivi. È incastonato nella vegetazione tipicamente meridionale degli oltre 850 ettari della proprietà. Querce da tartufo, querce bianche, ulivi e gariga costituiscono una densa protezione naturale per questo vigneto condotto secondo le regole della coltivazione biologica. Infine, abbarbicato sui contrafforti del Massiccio dei Maures, in un vasto anfiteatro naturale, è protetto dalle masse d’aria marittime, a volte dannose per l’umidità.

Le vigne prosperano su un suolo che risale principalmente al Triassico, costituito da marne argillo-calcaree, povere e poco acide, propizie a produrre vini vivaci, una caratteristica particolarmente apprezzata per i bianchi e i rosé. Numerose sfumature sono tuttavia presenti sui 92 ettari del vigneto: pietroso e a fior di roccia sulle colline, più profondo e fresco nella pianura, con tracce di argilla nella dolina della parcella del clos… Una delle prime azioni di Philippe Austruy quando ha acquistato il dominio è stata quella di circondarsi di un team di esperti che hanno proceduto all’identificazione delle diverse parcelle, ciascuna omogenea nelle sue caratteristiche.

La filosofia di Château Peyrassol con Austruy è quella di produrre nel rispetto della natura e del vivente, è durante l’inverno che si effettuano le semine di cereali e leguminose tra i filari. Decompattazione naturale dei suoli, attività biologica e protezione dall’erosione sono i risultati attesi.

La degustazione

Les Commandeurs Peyrassol 2022 Vin Blanc Biologique Cote de Provence

Intenso il frutto croccante espresso al naso, mela golden, pesca, pera, fiori bianchi, tocco minerale. Piacevole su palato, fine, buona freschezza, sapido, salino, buona persistenza. Ottima beva, non solo rosa quindi ma anche i bianchi sono di buon livello.

Château Peyrassol XIIIe  Vin Blanc Biologique Cote de Provence

Naso più maturo e denso, mela golden, pera, pesca, melone, susina, fiori gialli, erbe aromatiche. Bocca più densa, cremosa, ottima materia si stende con buona scia fresco-sapida e un finale persistente.

Lou Vin Rosé Biologique Cote de Provence 2023 Peyrassol

Naso fragrante e fine di mela rossa, floreale, pesca, melograno, mandarino, tocco speziato. Bocca piacevole, fine, delicato, buona scia fresco-sapida. Buonissimo vino che rappresenta appieno il saper fare provenzale sui rosati.

Les Templiers Vin Rosé Biologique Cote de Provence 2023 Peyrassol

Ampio e intenso all’olfatto, tocchi di mela rossa, ribes, melograno, rosa, mandarino, erbe aromatiche. L’assaggio traccia il profilo di un vino piacevole, fine, fresco, delicato, fresco e salino, con un buon allungo finale.

Les Commandeurs Vin Rosé Biologique Cote de Provence 2023 Peyrassol

Regala intensi sentori di pesca matura, mandarino, mela rossa, ribes, melograno, bocciolo di rosa, erbe aromatiche. Al palato è delicato, fresco, dall’intensa scia fresco-sapida, ottima beva. Saprà stare agevolmente in tavola dall’aperitivo alla fine su una cucina estiva, dai sapori mediterranei.

Château Malescasse, Haut Medoc, Bordeaux-France

Di proprietà dei Vignobles Austruy dal 2012, il Château Malescasse è un meraviglioso esempio dei grandi vini dell’Haut-Médoc. Situato tra Margaux e Saint-Julien, con vista sul comune di Lamarque, è rinomato per il suo superbo terroir. Qui, le dolci colline ghiaiose del Médoc, che conferiscono ai grandi vini di Bordeaux la loro identità unica, Merlot e Cabernet convivono in armonia. Questa denominazione copre l’area della penisola del Médoc che si estende dalla città capitale della Gironda fino a Saint-Seurin de Cadourne a nord. Storicamente, è la sede di molti grands crus classés e crus bourgeois. Riconosciuta ufficialmente come AOC (Denominazione di Origine Controllata) dal 1935, copre un terzo del Médoc e i suoi 4567 ettari racchiudono molte sottili differenze tra un château e l’altro. Ma crea anche un forte legame tra di loro: tutti fanno parte di un grande terroir.

Cru bourgeois exceptionnel dal 2020, Malescasse è la forza trainante in tutte le proprietà dei Vignobles Austruy, è stato completamente rinnovato: con Monsieur Austruy il vigneto è stato riprogettato, il suo magnifico château è stato restaurato, Château Malescasse produce vini ricchi, setosi e sinonimo di eccellenza.

La degustazione

Château Malescasse 2017 Haut-Medoc Cru Bourgeois

Alcune parcelle entrano automaticamente nella sua composizione a causa della loro qualità costante: costruiscono l’anima o la struttura, per così dire. Altre sono selezionate in base all’annata. Tutte contribuiscono a bilanciarsi per creare un vino complesso, concentrato ed elegante, adatto all’invecchiamento. Il 2017 rimarrà un anno memorabile. Annata crudele per alcuni (sarà ricordata come quella della grande gelata di fine aprile che ha devastato il 50% del Médoc), annuncia tuttavia eccellenti scoperte per altri. Sono attesi grandi vini, un anno precoce, omogeneo, con un’estate e un mese di settembre freschi. I vini sono molto colorati, con una bella acidità e tannini vellutati
60% Merlot, 35% Cabernet Sauvignon, 5% Petit verdot. Le fermentazioni malolattiche avvengono in barrique di cui il 30% di legno nuovo.

Naso fresco e denso di ciliegie e more sotto spirito, ribes nero, mirtillo, humus, fungo, tartufo, sottobosco, grafite, menta, bastoncino di liquirizia, pepe nero. Bocca ricca, densa, una materia non troppo concentrata che lascia spazio a un tannino denso e di grande eleganza. Finale persistente teso, salino e fresco.

Quinta da Côrte, Douro – Portugal

Con le sue estati torride, gli inverni rigidi e i pendii vertiginosi, il Douro è una delle regioni viticole più intriganti ed estreme del mondo. Non solo il Porto ma anche dei vini rossi  di meravigliosa opulenza ed eleganza.
A circa 3 chilometri dopo Pinhão, si trova Quinta da Côrte con le sue terrazze situate sul fianco della montagna, con i loro caratteristici gradini imbiancati a calce scavati nel scisto. Lo scisto è ovunque, e questo è ciò che conferisce ai vini mineralità e delicatezza. Le sue grandi lastre fogliari nascondono preziose sacche di umidità dove le radici delle viti possono trovare nutrimento. Quinta da Côrte copre 24 ettari; le sue parcelle, principalmente piantate in terrazze e patamares, contengono una bella diversità di vecchie viti. Sono principalmente esposte a nord o nord-est per fornire protezione dalla luce solare intensa, e negli ultimi 3 anni sono state sottoposte a un lavoro estremamente accurato. In condizioni estreme come quelle incontrate nel Douro, le viti richiedono cure costanti, tanto più perché sono molto difficili da lavorare. La prima reazione visitando il Douro è l’ammirazione per gli sforzi che sono stati fatti per domare questi pendii, che a volte superano i 40 gradi di inclinazione. Altamente rappresentative dei metodi di coltivazione tradizionali in regioni montuose, le viti nella Quinta sono piantate in tre modi: principalmente su terrazze che aderiscono intimamente ai contorni del terreno. Supportate da muri a secco che sono stati ristrutturati dove erano crollati, ospitano le viti più antiche in una o al massimo due file. Lo scopo di questi gradini artigianalmente costruiti era di fornire ombra ad almeno una delle file e di combattere l’erosione del suolo.

Da quando il domaine è stato rilevato da Vignobles Philippe Austruy, le viti, con un’età media di 40 anni, sono state innanzitutto attentamente esaminate, parcella per parcella, fila per fila, pianta per pianta. Negli ultimi 2 anni metà della Quinta (12 ettari) è stata arata una volta all’anno utilizzando cavalli. Diverse parcelle di vecchie viti sono state appositamente selezionate per questo grande rosso del Douro. Hanno tutte esposizioni prevalentemente a nord o nord-est, che permettono alle uve di maturare armoniosamente mantenendo una fine freschezza.

La degustazione

Douro Doc Grand Reserva 2018 Quinta da Côrte

Blend con 40% Touriga Franca, 20% Touriga Nacional e 40% Tinta Roriz, affinati per 12 mesi in botti di cui il 30% erano di legno nuovo. Il restante quarto è stato vinificato in vasche di acciaio inossidabile. Rubino scuro e denso, olfatto generoso nelle sfumature di ciliegia nera, mora in confettura, pepe nero, cioccolato, menta, grafite, liquirizia e tocco fumè. Sul palato materico, denso, fitto, tannino finissimo e profondo. Grande persistenza e profondità. Vino costruito su un attacco tutto vocato sulla cremosità, sul tannino finissimo e sul finale dove esce tutta la mineralità degli scisti.

Princesa Riserva Douro DO 2022 Quinta da Côrte

Blend: 15% Touriga Nacional, 10% Tinto Cão, 75% Touriga Franca. Affinamento: 12 mesi in botti da 225 e 500 litri di primo passaggio, per evitare assorba troppi aromi dal legno. Rubino intenso e denso. Olfatto deciso e potente di  ciliegia nera, mora, prugne surmature, spezie scure, ginepro, pepe nero, moka, cioccolato, tocco di cuoio, macchia mediterranea e roccia bagnata. La bocca decisamente calda, materica, densa, tannino di grana finissima, profondo, salino, fresco. Finale persistente su un gioco di frutta e toni mentolati. Ottimo vino per chi cerca vini rossi densi, vigorosi.



Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata. I campi obbligatori sono contrassegnati *