Hostaria del Vicolo

VALUTAZIONE

Cucina Classica

15/20

PREGI
La selezione continua sul territorio, sia nella ricerca della materia prima che nel recupero ragionato di piatti della tradizione.
La bella e profonda carta dei vini con la Sicilia in primo piano.
DIFETTI
L’insistere su una eccessiva morbidezza nelle consistenze, soprattutto negli antipasti.

Da 40 anni un punto di riferimento gastronomico

Sono passati quarant’anni da quando Nino Bentivegna decise di aprire la sua Hostaria del Vicolo, in una delle stradine che circondano il centro storico della bellissima Sciacca. In questo ormai lungo periodo la barra è sempre stata tenuta dritta nella selezione delle materie prime, quelle del mare in particolare, ma non solo; nel recupero di ricette della tradizione con quel tocco di modernità che fa compiere quel piccolo balzo in avanti rispetto a una trattoria; nella costruzione di una carta dei vini dove la Sicilia è grande protagonista con una divisione per zone e sotto-zone di produzione e una profondità di ampio respiro a prezzi più che ragionevoli. In questi anni tanti chef si sono alternati ai fornelli: ora alla plancia di comando ci stanno la figlia Lila Bentivegna e Angelo Principato.

Tra radici e futuro

Due percorsi sono offerti all’avventore che si siede alla tavola dell’Hostaria del Vicolo, uno legato ai piatti della tradizione e a quelli storici del locale (“Radici“), l’altro più legato alla creatività degli Chef, anche in base a quello che offre il mercato (“Innovazione“). E i due percorsi si intersecano molto bene nell’offerta alla carta. Al netto di qualche antipasto, giocato fin troppo su consistenze morbide, dove manca un contrappunto croccante, come nel Cannolo di crudo di crostacei ripieno di crema di pane al finocchietto, la combinazione di classico e contemporaneo ci ha convinto. Perfetta la doppia cottura, in padella e al forno della Triglia con lardo di suino nero, così come la consistenza dei Tortelli di grani antichi ripieni di scampi, burrata e timo. E non da meno gli aromi e il sapore della minestra di sarde come una volta, dedicata alla ricetta di Nonna Lilia. Lunga cottura, pinoli, uva passa e lo spaghettino spezzato a chiudere il cerchio di un piatto da provare, così come in chiusura l’Ovamurina: una sorta di antesignano del cannolo, la cui ricetta originaria viene dalle monache di clausura di Sciacca, a concludere un pranzo gratificante.

IL PIATTO MIGLIORE: La nostra triglia: marinata, scottata al lardo di suino nero e finita al forno – maionese di barbabietole e fonduta di pecorino ennese.

La Galleria Fotografica:

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Alfonso Isinelli

Da più di 30 anni gira le tavole e le vigne di tutta Italia e anche del mondo. Perito agrario specializzato in enologia, poi ricercatore storico per un quarto di secolo, prima di dedicarsi interamente alla passione per il cibo. Folgorato in gioventù dalla cucina della zia, ha proseguito alla ricerca del bello e del buono senza frontiere e chiusure mentali. Ha collaborato con guide e testate nazionali ed estere e per un decennio ha partecipato, come curatore, alla bellissima esperienza della guida “Le migliori 99 maison di champagne”.

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VALUTAZIONE

Cucina Classica

15/20

PREGI
La selezione continua sul territorio, sia nella ricerca della materia prima che nel recupero ragionato di piatti della tradizione.
La bella e profonda carta dei vini con la Sicilia in primo piano.
DIFETTI
L’insistere su una eccessiva morbidezza nelle consistenze, soprattutto negli antipasti.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menù degustazione a 45€ (proposta del giorno a pranzo), a 65€ (Radici) e a 75€ (Innovazione)

Prezzo medio alla carta 65€

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