Passione Gourmet Osteria Pepe Nero - Passione Gourmet

Osteria Pepe Nero

Ristorante
via dell'Amore 48, 57037, Portoferraio (LI)
Chef Marco Olmetti
Recensito da Leila Salimbeni

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Consistenze, cotture e temperature precisissime.
  • La carta dei vini.

Difetti

  • La scarsa coerenza stilistica dei dolci.
Visitato il 08-2022

Il pepe dell’Isola d’Elba

Questa recensione rappresenta una delle poche, se non l’unica, che la critica di settore abbia mai dedicato a un ristorante elbano. Peraltro, benché le ragioni di questa latitanza siano senz’altro complesse, gli elbani stessi non faticano ad ammettere che la ristorazione della loro isola – la terza più grande d’Italia, per inciso – si sia vincolata più volentieri a coloro che l’Elba la vivono solo sporadicamente, più alla ricerca dell’appagamento delle proprie proiezioni che di un’esperienza vera e propria. Ebbene, è precisamente per questo, ovvero per la risoluta volontà di insediarsi prima di tutto presso gli autoctoni che presso i villeggianti, che colpisce l’Osteria Pepe Nero di Antonio Mori dov’è lapalissiana, tra le altre cose, l’esigenza di fare sul serio e di farlo, soprattutto, a lungo termine.

Dell’osteria, qui, è mantenuta l’etologia, informalissima; del ristorante, invece, tutto il resto, ivi comprese la serica tovaglia bianca, le lampade touch a ogni tavolo, il servizio attento, premuroso e puntuale nonché la piccola, ma curatissima, carta dei vini. Quanto alla cucina, a vista, parzialmente affacciata su via dell’Amore, questa è il regno di Marco Olmetti, ultimo esemplare di Chef riservato, al limite dello schivo, in circolazione. Così, su esortazione di una coppia di affezionati, optiamo per il menù creativo: dieci assaggi che tratteggiano il profilo di una cucina molto meditata e molto autoriale, nitidissima nella profilazione gustativa di ogni ingrediente ma capace di prendersi anche bei rischi. È quello che accade nella bellissima Tartare di lampuga alla Rossini, piatto ormai collaudato, dove il foie gras d’anatra viene spadellato e servito con la tartare di lampuga, il fondo di mare e il tartufo nero: una deflagrazione di diversi tipi di umami, tutti all’insegna di una consistenza fondente e burrosa. Bella anche la morbidezza ton-sur-ton della Razza sottovuoto cotta a bassa temperatura con salsa olandese, briciole di cipolla e lenticchie Beluga e, molto interessante, ancora, il “Benassi“, ovvero la rivisitazione delle “penne in barca”, uno dei piatti storici della tradizione culinaria elbana inventata da Elbano Benassi, storico sindaco di Portoferraio, di cui elimina proprio le penne e la farina (della besciamella) in favore del ménage arioso, e molto francesizzante, di molluschi, latte e uova.

Grande bellezza formale e sostanziale nella Melanzana alla Parmigiana, di cui lo Chef è capace di esaltare tutta la carnosità fondente mediante una cottura lentissima e una nappatura leggera e minimale di crema di Parmigiano e salsa di pomodoro, che inaugura quello che ci sembra un trittico di piatti di chiara ispirazione romitiana: il Filetto di spada dry aged con beurre blanc, fondo di cottura e lattuga marinata e la Lingua di manzo (di Michelangelo Masoni) con crema di nocciole al curry.

Unico appunto, la scarsa coerenza stilistica dei dolci col resto del percorso che, come detto, promette meraviglie non solo per quello che mantiene – l’Osteria Pepe Nero è, ad ora, il punto di riferimento per la cucina d’avanguardia sull’Isola d’Elba – ma anche per le ambizioni che sottende e che, siamo certi, non tarderà a coronare.

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