Chiudiamo un anno intenso, movimentato dalla ripresa degli eventi e dalla frenesia del poter nuovamente comunicare. Ma in maniera differente. Abbiamo ripreso a girare per cantine, e a presenziare agli eventi con una nuova consapevolezza: ossia quanto sia prezioso il nostro tempo. Nei dodici mesi che ci lasciamo alle spalle abbiamo avuto l’opportunità di ponderare il significato di molte parole. E allora ci ispiriamo alla definizione di “Champagne” data da Flaubert…
“Distingue la cena fastosa.
Fare finta di detestarlo, dicendo: «Non è un vino!».
Suscita l’entusiasmo della gente modesta.”
…per ripensare ai consumi, e ai gusti di nuovi target, che si stanno approcciando al vino. E ai mercati che mutuano in continuazione. L’elenco dei nostri migliori assaggi include esperienze sublimi, reminiscenze di metodi di vinificazioni del passato, anteprime e fotografie attuali. Il tutto sempre guidato da una sola cosa: la passione.
Alberto Cauzzi
Mauro Mascarello – Barolo Monprivato Docg 2004
Il nostro paradigma di Barolo si svela con questo Barolo Monprivato 2004. A dispetto dell’alcol, assai presente, i suoi 13,5 gradi sostengono un vino acceso da un color rosso rubino scarico, tipico di queste zone con, al naso, note di fiori di campo secchi e l’immancabile viola, timbro originale dei Mascarello più nobili, e una punta di oliva nera, che denota al termine la sua quasi impercettibile evoluzione. Il tannino levigato, ma ancora incredibilmente persistente e aggressivo, dona freschezza gustativa supportata da una prugna secca in evidenza e un finale setoso e armonico, davvero grande anzi di più, immenso.
Drappier – Champagne Brut Nature Sans Soufre
100% Pinot noir, vanta note ossidative pronunciate, nonché una piacevole e lieve bollicina, che incalza la degustazione. Al naso, i sentori di fragoline di bosco mature unite a una punta di crema pasticceraLa crema pasticcera o pasticciera è una crema a base di tuorli d'uovo, zucchero, latte e farina (oppure amidi o fecole). Viene servita come tale, ma più comunemente rientra in guarnizioni o farciture per torte, pan di spagna, bignè, crostate ed altri prodotti di pasticceria. Ne esistono cinque varianti principali, quali al limone, al cacao, alla vaniglia, la crema diplomatica... Leggi e all’immancabile mela cotogna, caratteristica più o meno saliente di tutti gli Champagne della Maison, sfociano in un profumo agrumato e sapido, davvero potente. Un mosaico che si ritrova assai nitidamente anche all’assaggio dove la nota sapida, molto persistente, incalza una beva straordinariamente scorrevole e, ça va sans dire, anche molto piacevole.
Champagne Brut Nature Sans Soufre.
Château Le Pin – Pomerol 1998
Al naso l’incipit è un tripudio di amareneLe amarene sono i frutti del ciliegio aspro (Prunus cerasus), dalla quale derivano anche le visciole (varietà meno diffusa). Dai frutti di colore rosso chiaro, dal sapore amarognolo e leggermente acido, le amarene vengono consumate come tali, sotto forma di gelato, sciroppate o nel liquore portoghese ginjinha.... Leggi macerate, cassis, cioccolato fondente, tartufo e un tocco di melassa. La nota verde e sottile della foglia di fragola si affaccia timidamente, fino a diventare prorompente nel prosieguo e anche al palato, dove si trova conferma dei sentori e dei profumi avvertiti poc’anzi, e in cui diventa prevalente la nota ferroso-ematica, di brodo dashiIl dashi è un leggero e limpido brodo di pesce, caratteristico della cucina giapponese, usato come base di minestre e come ingrediente liquido di molte preparazioni. Il dashi forma la base per la zuppa di miso, il brodo chiaro e i noodles in brodo.... Leggi, con l’alga in evidenza. Un sostegno umamico importante, questo, che termina con una punta di piccate, di mostarda, e un lieve sentore di salsa di soia. In bocca è teso, persistente e lungo, lunghissimo, ma con tannini avvolgenti e voluttuosi. In poche parole, un grande Merlot!
Château Le Pin – Pomerol 1998.
Andrea Grignaffini
Trinoro – Tenuta di Trinoro 2018
In memoria del genio di Andrea Franchetti un assemblaggio di Cabernet Franc e Merlot che rappresenta lo stile personale ma internazionale del suo creatore. Una sorta di omaggio a Bordeaux in un sorso potente, ricco ma sfaccettato.
Trinoro – Tenuta di Trinoro
Arnaud Lopez – Hautes-Côtes de Nuits Rouge Pinot Noir 2019
Una micro produzione su quattro etichette e tre diverse denominazioni per questo produttore biodinamico che macera a grappolo intero per tre settimane e affina in barriqueCon "barrique" si intende una piccola botte di legno adatta all’affinamento di vino dalla capacità compresa tra i 225 e i 228 litri.... Leggi usate. Il Pinot Noir è verace e profondo con gli umori della terra e dei suoi piccoli frutti.
Avanguardia Triple A – Nuovo Paradisetto Rosso 2020
Dalla nuova azienda agricola delle Triple A e dalla mente combinata di Luca Gargano e Fabio Luglio un vino, imbottigliato nella mitica bottiglia di Caroni, che ha il soffio del mare e un sorso fragrante di frutti rossi che invoglia a quello successivo.
Orazio Vagnozzi
Vega Sicilia – Unico 1970
Vino dall’intensità aromatica prodigiosa e dall’integrità stupefacente, Vega Sicilia Unico 1970 da una parte esprime forza e poderosa struttura, dall’altra eleganza sublime. Immenso.
Vega Sicilia Unico 1970.
Rousseau – Chambertin Grand Cru 2010
Modello di purezza ed eleganza lo Chambertin 2010 di Rousseau un vino che incapsula tutto quello che rende i vini di Borgogna così avvincenti, grazie a un profumo intenso di lampone e amarena e un sorso in cui dolcezza, setosità dei tannini, acidità succosa e sapidità stanno in vibrante equilibrio. Magnifico.
San Salvatore 19Rousseau – Chambertin Grand Cru 2010.
San Salvatore – Paestum Fiano “Pian di Stio” 2016
Dall’azienda agricola San Salvatore di Boscoreale, nel cuore del Cilento, un grande Fiano, il Pian di Stio 2016, dall’ammaliante impatto olfattivo di pesca, fico, susina, menta e dal sorso morbido, fresco e sapido e avvolgente e dal finale lunghissimo. Eccellente scoperta.
Paestum Fiano “Pian di Stio” 2016, San Salvatore 1988.
Leila Salimbeni
Krug 2008
Uno dei più maestosi, imponenti, autorevoli vintage degli ultimi anni. Apparentemente freddo, scalda il palato di un ardore quasi piccante ma freschissimo: un’accelerazione vorticosa, rapinosa nella successione di fiori bianchi, quasi narcotici, ed irresistibili eco mentolate e balsamiche. Il palato è una sciarada fittissima, e pertanto irrisolvibile, di acqua di mare e dolce di sorgente, vivificata da un’acidità pura e tagliente, adesiva, che ne magnifica tutta la struttura, ancora in nuce.
Krug 2008.
Marqués de Murrieta – Castillo Ygay Gran Reserva Especial 2010
Da un’azienda leggendaria, con sede in uno degli edifici industriali più antichi d’Europa, un vino innocente e vivo, abitato da una grazia serafica e una giovinezza fruttata ma imprevedibile, capace di zigzagare tra note nere ma luminose, e potenti suggestioni vegetali. Il palato, innervato di un succo fresco, è attraversato da una striatura tannica salata e ritmata.
Marques de Murrieta – Castello Ygay Gran Reserva Especial 2010.
Accornero – Bricco del Bosco Vigne Vecchie 2016
Berrei vini come questo dalla mattina alla sera. E non perché sia un vino facile, né perché sia, tantomeno, un vino piccolo. Piuttosto, si tratta di un vino dalla grandissima presenza scenica, ma mascherata da una disinvoltura e da un carisma irresistibile, che fa finire la bottiglia in un baleno. Non ho preso appunti di degustazione ma ho solo scritto, da qualche parte, “l’amore che strappa i capelli“. Un deliquio di carne e spirito.
Accornero – Grignolino Bricco del Bosco Vigne Vecchie 2014
Gae Saccoccio
NATALINO DEL PRETE – VINO QUOTIDIANO NEGROAMARO DA LITRO A 10.5%
Vino salmastro. Agli antipodi dalla Puglia delle melasse e dei vinoni stucchevoli. Il vino come il pane è nutrimento giornaliero. Negroamaro da litro a 10.5% di Natalino Del Prete, vignaiolo a San Donaci in Salento. Bevanda quotidiana, a ricordare che il vino come il pane è un alimento giornaliero, nutrimento della pancia, energia solare per lo spirito. Succoso, beverino senza risultare banale. Si rischia di berne un litro da soli ad accompagnare un pasto frugale.
Natalino Del Prete – Vino quotidiano.
Junpei Fukunaga – Vino -Shu 2014
Tempo fa nei pressi di KobeRazza di bovino la cui carne viene considerata una prelibatezza gastronomica giapponese. È un wagyu (bovino giapponese) di manto nero della razza di Tajima, allevato nella Prefettura di Hyogo, l'antica Provincia di Tajima, in Giappone. Questa razza fa parte della "razza nera giapponese" che comprende altre razze simili allevate a Tottori, Shimane e Okayama. Il manzo di Kobe è rinomato... Leggi (prefettura di Hyōgo) in una fucina dove forgiano lame nella maniera tradizionale giapponese, mi viene incontro Ryoici Aoki che anni fa ha lavorato all’Osteria dell’Arancio a Grottammare dal mitico oste Michele Alesiani. Una volta rientrato in Giappone come ha chiamato il suo ristorante? Osteria dell’Arancio! Vino naturale giapponese di Junpei Fukunaga, Botanical Life: Vin-shu 2014 da uve Muscat Bailey A. Junpei-san ha cominciato da zero, senza aiuti ne finanziamenti, poco a poco affittando appezzamenti in disuso di Muscat Bailey A, ridandogli vita. Frutto integro e croccante, acidità erbacea, succulenza. Leggero e dissetante. Bailey A fu introdotta nell’era Meiji proprio nella regione del Kansai per produrre vino e poi finire come uva da tavola. Gli anziani in giro per il villaggio dicono spesso che facevano fermentare uva a casa di nascosto.
Junpei Fukunaga – Vin Shu 2014.
Drogone Lambic – Cantillon
“Drogone Lambic”. Vino e birra. Daniela & Antonio De Gruttola di Cantina Giardino in collaborazione con Jean Von Roy di Cantillon. Perché una Lambic da vinacce di Drogone è per sempre. Le uve, prima di essere unite al lambic, hanno subito una macerazione pellicolare di 3 mesi in botti di castagno. Cantillon Drogone Lambic (precedentemente etichettato come Aglianico con un’etichetta generica di uva) è un lambic di tre anni macerato per 10 settimane con 300 chilogrammi di vinacce di uva Aglianico in lambic fermentato con fecce lorde di Cantina Giardino ad Ariano Irpino.
Drogone Lambic – Cantillon.
Vania Valentini
Annamaria Clementi 2009
Un Franciacorta in grado di raggiungere, con il tempo, un’intensità e una complessità senza pari. Il millesimo 2009, riassaggiato a qualche anno dall’uscita, impressiona per definizione, profondità ed espressività delle sensazioni olfattive, con le note iodate che si miscelano a quelle, ormai sempre più intense, di torrefazione, incenso. Infine, una bocca avvolgente, salda e freschissima, dalla carbonica raffinata e dalla persistenza tenue, penetrante. Una vera fortuna trovarlo in carta.
Ca’ del bosco – Annamaria Clementi 2009.
Erick Schereiber – Grande Reserve
Chi lo ha detto che i vini biodinamici non possono essere elegantissimi? Il Grande Reserve di Erick Schereiber, pionere della biodinamica champenois a Courteron, Aube, è uno di quegli champagne che stupisce, oltre che per forza ed energia, per eleganza, classe. Una bocca costruita con mano virtuosa, decisa, che si esprime in un sorso scalpitante, dinamico e intriso di sale, agrumi, dallo sviluppo omogeneo e cristallino, puro e roccioso come acqua di sorgente. Buonissimo.
Erick Schereibe – Gran Cuvée Brut.
Benoît Lahaye – (Magnum) BrutCon il termine "brut" si intende l'indicazione enologica che rivela la concentrazione zuccherina all’interno di un vino spumante. Nello specifico se contiene meno di 15 g/l di zucchero.... Leggi Nature
Uno dei più bei Pinot Nero (anche se vi è una componente del 10% di Chardonnay ad illuminare la scena) di terra di Champagne bevuti quest’anno. Un vino lirico, che profuma di peonia, viola, frutti rossi e polvere di grafite per un sorso vellutato, ampio e freschissimo. Sa di agrumi, piccoli frutti rossi, è succoso e appagante, di infinita persistenza. Merita la Magnum ma anche un calice ampio per lasciar emergere fino in fondo il suo talento odoroso più raffinato.
Benoît – Lahaye (Magnum) Brut Nature.
Angelo Sabbadin
Lis Neris – Tal Lùc .1.2 Vino Passito Friulano
Difficile fare di più col Verduzzo, Alvaro Pecorari riesce ad interpretarlo in maniera magistrale. Le sfumature aromatiche fondono note esotiche di fichi, datteri, frutta secca, miele di castagno, agrumi canditi, croccante, biscotto, orzo, cannella, cioccolato bianco e a finire un soffio di zafferano e mirra. Il sorso ha un’avvolgenza straordinaria, vellutata e caldissima la materia ricca che esprime, un viaggio sensoriale che si traduce in un viaggio dei sensi, finissimo, complesso, voluminoso.
Lis Neris – Tal Luc 2009.
Giuseppe Quintarelli – Recioto della Valpolicella Classico 1988
Vino che va oltre ogni dimensione, incredibile sotto ogni punto di vista, mai sentito niente del genere. Al naso un gioco di sfumature che partono con marasca, lampone, mora di rovo, mirtillo, prugna che poi virano verso il floreale di rosa e violetta, poi entrano dolci note di humus, corteccia bagnata, fungo…e poi evolvono ancora in un finale che gioca fra il pellame pregiato, legno dolce, ruggine, paprika, incenso, mirra e l’ultimo soffio mentolato. La bocca ha una dimensione, una compattezza e una compostezza indescrivibile, inavvicinabile da qualsiasi vino. Entra con avvolgenza, una parte morbida composta che delizia il palato, un tannino composto di una delicatezza estrema solletica e gioca con una scia fresco-sapida che lascia senza fiato, impensabile per un vino dolce.
Giuseppe Quintarelli – Recioto della Valpolicella Classico 1988.
Russiz Superiore – Col Disore 2017 DOC Collio
In ricordo del compianto Roberto Felluga che ci ha premeturamente lasciati. Col Disore al naso è impressionante per ricchezza e intensità, sfilano frutta matura, spezie dolci, fiori gialli, burro fuso, note tostate, di ponka, iodate. Sul palato è voluminoso, cremoso, ricco, opulento, di grande struttura. Il Collio racchiuso in bottiglia con tutta la sua forza e complessità.
Russiz Superiore – Col Disore 2017 DOC Collio.
Erika Mantovan
Domaine Leflaive – Puligny Montrachet Clavoillon 2002
La vigna vecchia e un’informazione del suolo segnalata da tempo con un’alchimia tra frutto e la sua parte tessitura che non crea armature ma te ne fanno vedere i segni, permanenti, di una capacità di contrastare il tempo con grande classe ed energia. Scintille minerali, talco, un sorso generoso.
Domaine Leflaive – Puligny Montrachet Clavoillon 2002.
Cogno – Barolo Ravera Vigna Elena Docg 2016
Un esemplare di eleganza, raffinatezza, una sorta di rivolta del nebbiolo che riesce a unire florealità, tannino, morbidezza e capacito di invecchiamento. Una porzione della denominazione che diventa un archetipo di questa MeGa di Novello magnificata in una grande annata.
Vietti – Barolo Brunate Docg 2018
Un’anteprima, tra qualche giorno disponibile nel mercato, che sfoggia un solletichio tannico che fa ammaliare il succo, rendendolo profondo e di densità che non si ferma anzi rimarca uno sfondo balsamico. Persistente e strutturato, il vigneto si palesa più della stilistica aziendale.
Vietti – Barolo Brunate 2018.
Gianluca Montinaro
Al di là dei sommi nomi di Borgogna e di Bordeaux, sono tre i vini che – quasi sentimentalmente – mi hanno colpito in questo 2021. Fra gli italiani senz’altro un magnifico Chardonnay Curtefranca Doc 2000 di Ca’ del Bosco: uno dei pochissimi grandi bianchi del nostro Paese, magistralmente pensato pour la garde, capace di rivaleggiare alla pari con molti fra i più celebri Mersault.
Paul Bara – Special Club Rosé. Bollinger – La Cote aux Enfants 2012 Coteaux Champenois.
Spostandomi Oltralpe, indicherei due etichette della Champagne, prodotte solo nelle annate favorevoli e solo in pochissime migliaia di bottiglie: Paul Bara Special Club rosé 2014 e La Côte aux Enfants 2012 Coteaux Champenois di Bollinger. Cremosa nella bolla, suadente negli aromi, piena, tesa e lunga nel sorso la prima; sconvolgente per mineralità, finezza e freschezza la seconda, frutto di una storica parcella en monopole di Pinot Noir di quattro ettari, situata ad Ay.
Riccardo Corazza
Terre Bianche Dolceacqua DOC 2020
Una versione di Rossese memorabile per equilibrio e concentrazione, frutto di un’annata da incorniciare. Ha un naso di geranio, ribes rosso e melograno, poi arriva la macchia mediterranea e le sensazioni di liquirizia amara. La bocca è succosa e piena, salmastra e tesa, con finale sulle note del chinotto.
Terre Bianche – Dolceacqua 2020.
Palladino – Barolo DOCG Ornato 2017
Uno degli emblemi del terroir di Serralunga, in una versione benedetta. Naso ermetico e riservato, mirtilli, poi sottobosco ed eucalipto, la bocca invece è muscolare, tannini salati, con bellissimo ritorno balsamico a chiudere. Persistenza clamorosa, con un finale ancora sulle note balsamico-fruttate.
Palladino – Barolo Ornato 2017.
Isole e Olena – Chianti Classico DOCG 2018
Un vino che assomiglia semplicemente a sé stesso. Naso molto sfaccettato, note di ribes e fragola nera, poi sottobosco e tocchi balsamici, di eucalipto, con finale sulle note della radice di liquirizia. Bocca di persistenza e tensione e chiusura con ritorno della liquirizia e anche del sottobosco.
Isole e Olena – Chiani Classico Docg 2018.
Adriana Blanc
Terenzi– Madrechiesa 2018
Una vera sorpresa in quella zona poco conosciuta, enologicamente parlando, che è la Maremma. Pulito, sottile, di estrema eleganza. Al naso scorza di arancia rossa, in bocca freschezza e sapidità che si infondono in una trama tannica di velluto. Ancora un filo giovane, ma certamente una promessa per gli anni a venire.
Terenzi – Morellino di Scansano Madrechiesa Riserva 2018.
Giorgio Mercandelli – “U” 2007 Vino biotico rosso
Un vino che racconta una storia incredibile, fatta di viti di oltre 150 anni e delle cure affettuose riservate loro da Giorgio Mercandelli. Uva, storia e filosofia si fondono in un solo fluido che percorre voluttuosamente il calice e infonde benessere nello spirito.
Giorgio Mercandelli – “U” 2007 Vino Biotico Rosso.
Venissa – Bianco 2016
Un’altra storia che merita di essere raccontata, quella di Venissa. Nella piccola isola di Mazzorbo, nel solo ettaro vitato, ogni anno la Dorona di Venezia sfida sale e acqua alta per dare vita a questo vino prodotto in sole 3500 bottiglie. Un’etichetta in foglia d’oro lo rende poi bellissimo, oltre che buonissimo.
Venissa – Vino Bianco 2016.
Thomas Coccolini Haertl
Montevertine – Le pergole Torte 2018
Dal 1977 è un punto di riferimento fra i toscani, merito di Sergio Manetti e ora del figlio Martino, ma anche di Giulio Gambelli, con la tipica etichetta del pittore Alberto Manfredi. Fra i primi supertuscan che hanno generato questo nome, Sangiovese 100%, l’annata 2018 si fa ricordare.
Montevertine, Le pergole Torte 2018.
Bosio – Franciacorta Rosé Pas Dosé Riserva Girolamo Bosio 2011
È il risultato di 3 giorni di macerazione dopo aver lasciato l’uva più a lungo sulle piante, una cuvée per 2/3 vinificata in bianco; poi 7 anni sui lieviti (sboccatura gennaio ‘19) e 100% Pinot nero. È lo spumante rosé che vorremmo bere sempre.
Bosio – Franciacorta Rosé Pas Dosé Riserva Girolamo Bosio 2011.
Anna Beatrice – Vulpis in fabula 2018
Omaggio ai colli reggiani, le mie terre, Anna Beatrice è una piccola cantina di qualità. Un metodo classico rosso da uve 100% Lambrusco Maestri (sboccatura marzo ‘20), prima fermentazione da soli lieviti autoctoni, non è solo una rarità: è soprattutto un ottimo spumante.
Anna Beatrice – Vulpis in fabula 2018.
Sara Comastri
Marta Valpiani – Romagna Albana DOCG “Madonna dei fiori” 2018
È un’espressione fuori dagli schemi per questo vitigno, volta a restituire l’impronta del territorio, piuttosto che a rincorrere la sua potenziale alcolicità e opulenza fruttata. Eleganza composta (fiori, agrumi e spezie), freschezza vibrante, intrigante scia sapida; questo ci donano le vigne vecchie, ubicate sull’antico letto di un fiume.
Marta Valpiani – Romagna Albana DOCG “Madonna dei fiori” 2018.
Cantina Scuropasso – Buttafuoco Storico DOC “Vigna Pianlong” 2017
È una dimostrazione delle grandi potenzialità qualitative dell’Oltrepò Pavese. Un uvaggio della tradizione (Croatina, Barbera, Ughetta di Canneto e Uva Rara), un rosso potente e tannico in felice connubio con eleganza e bevibilità. Consigliate almeno due bottiglie: una da godere nell’immediato, e una per testarne la longevità.
Cantina Scuropasso – Buttafuoco Storico DOC “Vigna Pianlong” 2017.
Marco de Bartoli – Terzavia Metodo Classico Brut Nature
Rappresenta la modalità espressiva più innovativa del Grillo della mitica contrada Samperi. Un sorso intriso di Sicilia e di mare, agrumi e macchia mediterranea, una salinità intensa e scalpitante, che stupisce e rapisce.
Marco de Bartoli – Terzavia Metodo Classico Brut Nature.
Laura Bonato
Fattoria San Lorenzo – “Il San Lorenzo Bianco” Igt 2008
Rara e personalissima espressione di verdicchio di Jesi, che solo nelle migliori annate viene lasciato riposare per oltre 12 anni sui propri lieviti. Beva materica, ricca, balsamica e persistente. Da condividere o con cui meditare. Un vino che… “nel concavo cielo sfavilla” e, scoprendoci bambini, ci spinge ad esprimere un desiderio.
Fattoria San Lorenzo – Il San Lorenzo 2008.
Bérêche et Fils – Champagne Rosé Extra Brut
Champagne fine, potente e cerebrale, che colpisce e affonda anche i palati più diffidenti ai rosé. Il timbro e la sensibilità del giovane Raphael, astro nascente nel panorama spumantistico francese, caratterizzano questa cuvée a prevalenza di pinot nero, che si incaglia tra i ricordi per il sorso teso, ricco negli aromi e persistente in bocca, grazie alla lenta fermentazione in barrique e al basso dosaggio.
Bérêche & Fils – Champagne Rosé Extra Brut “Campania Remensis” 2016.
Veuve Fourny & Fils – Champagne Rosé Extra Brut
“Une Famille, un Clos, un Premier Cru” recita l’etichetta di questo rosé de saignée, fortemente autentico e genuino, ottenuto da solo mosto fiore di pinot nero dopo una lenta macerazione delle bucce. Riflessi salmonati e perlagé finissimo, naso sottile e di grande mineralità, sorso pulito e fresco. Una foto senza filtri dei terreni gessosi di Vertus.
Veuve Fourny & Fils – Champagne Rosé Extra Brut.