Bentōteca

VALUTAZIONE

Trattoria

CebollaCebollaCebolla
PREGI
Una imperdibile fusion tra cucina popolare giapponese.
Prodotti italiani e un pizzico di creatività.
DIFETTI
Purtroppo il progetto è temporaneo.

La forza delle idee

Essere costretti a chiudere repentinamente un progetto costruito nel tempo e fermarsi in attesa che le incognite si dissolvano implica la necessità di riflettere e pensare. Al futuro proprio e delle persone.

E la forza delle idee, talvolta, può rendere una situazione difficile una inaspettata e ottima opportunità.

Yoji Tokuyoshi ha deciso di non riaprire il suo ristorante stellato almeno fino a settembre. Eppure non si è fermato ma ha trasformato la sua creatura in qualcosa di nuovo, dal concetto interessante e dalla proposta brillante. La Bentōteca è tutto questo, frutto di entusiasmo e voglia di ricominciare.

Una brillante proposta temporanea (forse)

Viene presentato come un pop-up, ossia un posto temporaneo. Un wine bar con gastronomia giapponese sebbene sembrerebbe più appropriato l’appellativo di izakaya moderna, nella medesima location (ancora più curata e trendy di Tokuyoshi, grazie all’ampliamento della sala), contraddistinta sempre da quelle peculiarità – gusti trasversali, assaggi golosi, presentazioni curate e ricerca di chicche gastronomiche per tutto lo Stivale, con particolare predilezione per il Sud Italia – che hanno fatto apprezzare lo chef giapponese all’unanimità da critica e pubblico.

Oltre al servizio delivery/take away (fanno interessanti kit con gli udon fatti in casa e, appunto, i bentō giapponesi, serviti con il pregiato riso della prefettura di Niigata), Bentōteca offre un menu semplificato per il pranzo e uno più articolato e assortito per la cena, con possibilità di fare un interessante aperitivo in un salottino, appositamente pensato. Il comune denominatore è il prezzo, che possiamo definire contenuto, soprattutto per la qualità del piatto.

Irriverenti ma piacevoli come inizio i bao ripieni di acciughe e burro affumicato fatto in casa, ribattezzati come “Panda, burro e alici” e la perfetta tempura di verdure, prima di fare una full immersion nei sapori del Giappone con gli  iwashikatsu (ossia sarde fritte) con potato salad giapponese o il katsusando di lingua e maionese verde, per non parlare delle ultra-golose animelle karaage e asparagi bianchi fritti. Ci si addentra sempre di più, successivamente, nel fascino della cucina fusion con l’anatra cotta in dashi, trota marinata in salsa yukke, alghe e tuorlo d’uovo per terminare con i bento di anguilla kobayaki e quello di triglia e il meraviglioso piccione cotto intero con salsa alla sardella piccante calabrese e cipolle, semplicemente da applausi. Vengono serviti soltanto due dolci, una rivisitazione della torta Barozzi e una buonissima cheesecake alla robiola di Roccaverano, ai vertici per forma e sostanza.

Il servizio è spigliato e informale e pronto a consigliare anche sulla scelta dei vini, la cui selezione di etichette è molto interessante e spazia tra Italia e resto d’Europa.

La Galleria Fotografica:

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Leonardo Casaleno

Avvocato di professione e appassionato cinefilo, il suo cammino è stato segnato fin dalla giovane età da un sorprendente incontro con una passatina di ceci sulla via di San Vincenzo: un momento che ha acceso in lui un profondo culto per il cibo. Oggi sfugge con entusiasmo alla monotonia quotidiana per andare alla ricerca di tavole tradizionali o innovative che siano, purchè autentiche e capaci di sfamare la sua curiosità gastronomica. Nutre un altro grande amore per i viaggi che si manifesta in modo spontaneo: prenota un ristorante, quindi pianifica l’itinerario.

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