Passione Gourmet Shalai - Linguaglossa - Scheda 2019 - Passione Gourmet

Shalai

Ristorante
via Guglielmo Marconi 25, Linguaglossa (CT)
Chef Giovanni Santoro
Recensito da Leonardo Casaleno

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • L'imponente carta dei vini, focalizzata, principalmente, sul territorio etneo.
  • Il bellissimo boutique-hotel che ospita il ristorante.
  • Il ristorante è sempre aperto.

Difetti

  • I dolci, se pur buoni, restano concettualmente modesti.
Visitato il 08-2019

Un albergo-bomboniera alle pendici dell’Etna

Linguaglossa è uno polo turistico strategico: in un raggio di pochi chilometri si raggiungono l’ Etna, Taormina, il mare e Catania. Splendide destinazioni, tutte ad un tiro di schioppo. Nel cuore di questo paesino etneo c’è lo Shalai, un resort il cui nome, in dialetto siciliano, è traducibile come “avere un momento di grande piacere”. Un obiettivo che la famiglia Pennisi, imprenditori del posto, si prefigge di raggiungere mettendo a disposizione di ogni cliente del resort, alcune poche camere di charme in una dimora storica dell’ottocento arredata con gusto e design, un centro benessere e, ça va sans dire, un ristorante di classe, con due salette calde e raccolte ed un piccolissimo ma piacevole dehors.

In cucina officia lo chef Giovanni Santoro, ancora giovane ma dalla mano solida – si fregia della stella Michelin dal 2015 – che propone una cucina misurata, di territorio, in equilibrio perfetto tra proposte di carne e di pesce, di facile comprensione, ma ben messa a fuoco.

Una cucina che, ancora, non ci sembra nel pieno della maturità ma che lascia ben presagire per l’imminente futuro, anche considerato l’importante supporto di una sala che si destreggia con esperienza e savoir faire.

Una curata proposta gastronomica, in perfetto equilibrio tra terra e mare

I sapori che giungono in tavola sono sapientemente dosati tra il gentile ed il deciso, e le consistenze ben studiate. Tutti i piatti sono appaganti, curati nelle presentazioni, e con ingredienti locali ed in ogni caso regionali (come gli ormai onnipresenti gamberi rossi di Mazara e il tonno rosso siciliano) accuratamente selezionati dallo chef, già passato dalle cucine di Pino Cuttaia.

A differenza del maestro, però, ci sembra che manchi quell’approccio maniacale alla lavorazione dell’ingrediente finalizzato all’estrazione dell’essenza dello stesso. La materia prima è eccellente, chiariamolo, ma manca quell’azzardo nella lavorazione della stessa che, spesso, rende il piatto indimenticabile.
Restano comunque apprezzabilissimi e riuscite tutte le preparazioni salate tra cui spiccano la guancetta di manzo o il semplice ma efficacie carrè di agnellino da latte con una salsa di grande impatto.

Sui dolci, invece, si potrebbe osare molto di più, considerata la loro semplicità anche a livello di concepimento.

La carta dei vini è uno dei pezzi forti del ristorante. Presenta un’interessantissima e pressoché completa scelta di etichette territoriali sfoggiando il meglio, e non solo, della viticoltura etnea; in tale contesto trovano spazio anche verticali di etichette di difficile reperimento. Non mancano chiaramente etichette nazionali e champagne ed è mirabile l’offerta al calice, ampia e sorprendente.

Il servizio di sala, come detto, è di ottimo livello ed è guidato direttamente, con ottimi risultati, da Leonardo Pennisi, titolare, insieme al fratello Luciano, della struttura.

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