Valutazione
Pregi
- Tra le migliori elaborazioni del pescato cesenate.
- Un'ottima e ben fornita carta dei vini.
Difetti
- Le stoviglie, in alcuni casi, sono scomode.
A Cesenatico brilla una stella meritata, una cucina di mare elegante e piacevole
La storia della Famiglia Bartolini l’abbiamo già raccontata qui. Stefano, il patriarca, e oggi Andrea, il figlio architetto che ha progettato e realizzato tutti i locali, hanno costruito una galassia ittico-romagnola con la Terrazza Bartolini a Milano Marittima, con l’Osteria del gran fritto a Cesenatico e Milano Marittima, con l’Osteria Bartolini a Bologna.
In tutti locali il refrain è qualità: scelta delle materie prime, tutte eccelse, ottima cantina con selezioni interessanti e servizio, curato, attento, preciso e puntuale. Una famiglia che ha da sempre investito nella sua impresa ammodernandola, facendola evolvere, non stando mai fermi. E mentre le osterie e la terrazza macinavano successi e fully booked costanti, a La Buca non abbiamo mai avuto difficoltà a trovare un tavolo. Anche se ultimamente, e ciò ci fa molto piacere, per via forse della doppia stellata investitura del Magnolia qui a Cesenatico, il vento è cambiato.
Tutto immancabilmente perfetto, tutto tecnicamente ineccepibile
Siamo molto felici, dicevamo, di questo accaduto, perché La Buca, sinceramente, merita molto più di quanto si creda. La cucina è schietta e sincera. Cucina che trae spunti, e si vedono nitidi in molti piatti, da altre cucine ben più blasonate, altrettanto vero. È vero anche che la continuità in cucina e la qualità della materia prima vadano premiate. In questo caso aggiungendo e arrotondando per eccesso una valutazione non piena, che però fornisce dignità. Dignità che merita un luogo così piacevole e davvero interessante.
Questa volta ci siamo affidati all’estro di Gregorio Grippo, capo chef dei Bartolini e con loro sin dall’apertura, ed abbiamo scelto il menù degustazione. Fritto, crudo, cucinato, pasta, riso, tutto immancabilmente perfetto, tutto tecnicamente ineccepibile. Già il benvenuto, il mare in un panino, è un ottimo biglietto da visita – questa volta con un eccellente sgombro e verdure all’agro. Si prosegue elegantemente con la sogliola dei divergenti lievemente fritta e ben contrastata dalla salsa-emulsione ai ricci di mare e lime, si atterra su ottimi spaghetti al sugo di granseola, l’ottimo risotto ai frutti di mare, l’intrigante rombo e puntarelle. Si termina con una coccola magica, la tarte tatin per due, magistralmente eseguita.
Come abbiamo detto più volte, il servizio, in un sabato affollato, ci è parso puntuale, preciso e molto gentile. La carta dei vini riserva sorprese intriganti, come la nostra Coulée de Serrant 1999, a prezzi da encomio. Per questo e per tanti altri motivi accorrete alla Buca, non ve ne pentirete affatto…
Ciao Alberto, un risotto in quella forma discoidale è ancora risotto?
(peraltro la cottura sembra perfetta)
Ciao Piero! Si era un risotto cotto alla perfezione, con presentazione moderna.
ciao Alberto, sono forse un tradizionalista (per così dire) ma provo un certo imbarazzo nel imbattermi in un risotto che pare sformato in un coppapasta e in generale in tutti i risotti a bordo alto. Mi permetto di dire la mia. Per qualche vale. Lo si può re-interpretare fino ad un certo punto, però rimangono -a mio avviso- alcuni capisaldi determinanti per definirlo risotto ancora: tostatura del riso e mantecatura a fine cottura per un risultato finale cremoso (che sia "all'onda" o meno). La sua essenza cremosa poco si addice alla messa in forma. In questo senso, forse anche l'Acquerello (che pure sembra da foto cotto a puntino)con la sua contenuta cessione amidacea poco s'addice alla idea e alla forma più consona di risotto. Almeno la mia. Sia chiaro, non discuto caratura del piatto quanto l'opportunità di dichiararlo risotto.